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1 – Dottrina cattolica sul demonio

Il diavolo tenta sempre per rovinare e far peccare l’uomo (“tentatio sedutionis seu subversionis”) influendo non direttamente sulla intelligenza e volontà, sulle quali può agire direttamente solo Dio.

Don Curzio Nitoglia

I capisaldi della dottrina cattolica sul demonio possono essere riassunti così:

  1. Dio creò gli angeli che sono buoni per natura, ma alcuni di essi peccarono e divennero per loro libera scelta angeli malvagi o diavoli;
  2. non è il diavolo che ha creato la materia e i corpi, ma Dio;
  3. i diavoli sono stati precipitati nell’inferno creato subito dopo il loro peccato e di lì tentano gli uomini al peccato;
  4. sono naturalmente puri spiriti senza corpo e forniti di un’intelligenza intuitiva molto superiore a quella raziocinativa umana;
  5. gli angeli furono elevati in grazia subito dopo la loro creazione, ma, prima di essere ammessi alla visione beatifica e alla gloria, furono sottomessi ad una prova di umiltà e obbedienza;
  6. un certo numero di essi cadde in peccato di orgoglio e disobbedienza e si dannò per l’eternità poiché in forza della loro natura spirituale la loro volontà libera è immutabilmente fissata nella scelta fatta e quindi senza pentimento e ripensamento;
  7. i diavoli odiano e invidiano gli uomini che hanno la grazia e son chiamati a rimpiazzarli in paradiso.

Il diavolo tenta sempre per rovinare e far peccare l’uomo (“tentatio sedutionis seu subversionis”) influendo non direttamente sulla intelligenza e volontà, sulle quali può agire direttamente solo Dio, ma sui sensi e quindi indirettamente sulle facoltà nobili dell’anima umana.

Non tutti i peccati vengono dalla tentazione del diavolo (S. Th., I, q. 114, a. 3), ma possono venire dalla nostra volontà e dai cattivi esempi del mondo. Il diavolo, una volta respinto, può tornare a tentare l’uomo? (S. Th., I, q. 114, a. 5). Abbiamo visto che il diavolo è il tentatore dell’uomo, anche se non tutte le tentazioni che assalgono l’uomo vengono direttamente dal diavolo, alcune traggono origine dalla triplice concupiscenza (Giac., I, 14) ed altre dal mondo.

Padre Adolfo Tanquerey scrive:

“quanto all’azione del demonio bisogna schivare i due eccessi: vi sono quelli che gli attribuiscono tutti i mali che ci accadono, dimenticando che ci sono in noi stati morbosi e inclinazioni cattive che provengono dalla triplice concupiscenza: cause naturali bastevoli a spiegare molte tentazioni. Ci sono altri, invece, che, dimenticando quanto la S. Scrittura e la Tradizione ci dicono dell’azione del demonio, non vogliono in nessun caso ammetterne l’intervento. A tener la retta via, la regola da seguire è questa: non accettare come fenomeni diabolici se non quelli che o per il carattere straordinario o per un complesso di circostanze denotano l’azione dello spirito maligno”

(Compendio di Teologia ascetica e mistica, cit., Fenomeni diabolici, p. 937, n. 1531).

La condotta dell’uomo davanti alla tentazione deve essere quella della resistenza positiva. Non basta mantenere un atteggiamento puramente passivo, equivarrebbe ad acconsentire.

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