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5 Argomentazioni per smontare il Concilio Vaticano II

Analisi rapida di 5 gravi errori, per difenderci dagli attacchi modernisti
  1. Il Concilio rompe la continuità di un lavoro iniziato con Leone XIII

I Papi, da Leone XIII da Pio XII, hanno portato avanti un progetto ambizioso e quasi riuscito, di CHIUSURA della Chiesa nei confronti di un mondo che stava diventando sempre più laicista, ateo e anticlericale. Leone XIII si scagliò contro la massoneria, Pio X riformò la Liturgia e promulgò il Catechismo, Benedetto XV promulgò il primo ufficiale Codice di Diritto Canonico, Pio XI cercò di risanare il rapporto Stato-Chiesa, Pio XII cercò di condensare il lavoro dei predecessori, impostato le basi di un concilio dottrinale di condanna al modernismo, e di chiusura della Chiesa al laicismo del mondo moderno, che si doveva svolgere non subito, ma doveva attendere che la Chiesa si potesse sufficientemente potenziare. 

Il Concilio fu invece attuato subito dopo la elezione di Giovanni XXIII, e fu un concilio pastorale, nel quale la Chiesa decise di aprirsi al mondo, gettando tutto il lavoro svolto dai predecessori. Questo evidenzia la lapalissiana manomissione nonché manipolazione operata su questo evento.

2) Il Concilio presenta documenti “innocui” ma con errori molto ben nascosti

Il Concilio Vaticano II, in Gaudium et Spes n. 24 afferma: “… homine, qui in terris sola creatura est quam Deus propter seipsam voluerit”… che tradotto diviene “l’uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa”.

Gaudium et spes n. 12: “…omnia quae in terra sunt ad homine, tamquam ad centrum suum et culmen, ordinanda sunt”. che tradotto diviene “…tutto quello che esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice”. 

Occorre notare come il centro dell’attenzione sia rivolto all’uomo, che si eleva a centro nel sistema di riferimento conciliare. È la nascita della Chiesa antropocentrica, la morte di quella Cristocentrica. 

Da notare come la traduzione nel passo n.24 di G&S sia stata volontariamente manomessa. Nella versione italiana della Costituzione Apostolica, seipsam viene tradotto come “se stesso”, mentre il significato latino è “se stessa” (seipsam è accusativo femminile, formata da se-ipsam). 

Ancora più grave il discorso tenuto da Paolo VI alla fine del Concilio. In tale Discorso di chiusura il 7/12/1965, si riferisce questa frase: “…l’uomo osa dirsi principio e ragione di ogni realtà… La religione del Dio che si è fatto uomo, s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio… anche noi, più di tutti siamo cultori dell’uomo… una religione come la cattolica, la quale nella sua forma più cosciente ed efficace, qual è quella conciliare, tutta si è dichiarata in favore ed in servizio dell’uomo…”.

Il fine escatologico della Chiesa post-conciliare è il servizio ecumenico e pastorale-empirico dell’uomo.

3) Il Concilio ha forzato una riforma liturgica imbarazzante e non voluta

Per attaccare la Chiesa alla radice, era necessario modificare il cuore della Chiesa: la Santa Messa. Indirettamente, l’attacco è rivolto ai sacramenti. Se si modifica il culto esterno della Eucaristia, si modifica l’Eucaristia, perchè il linguaggio semiotico della Liturgia è circoscritto al fine della Liturgia.

La modifica della Liturgia viene resa, dai “padri conciliari”, come necessaria.

Sia per motivi di comprensione, che di partecipazione.

Così, vanificando più di mezzo secolo di riforme, da Pio X a Pio XII, Paolo VI modifica la liturgia. I risultati sono disastrosi. Non ci fermiamo ad analizzare il Novus Ordo, perchè servirebbe un trattato molto lungo a riguardo. Nel breve esame critico del Novus Ordo Missæ (che vi invogliamo a leggere) redatto dai cardinali Ottaviani e Bacci, viene detto chiaramente questo.  “Al Sinodo Episcopale, convocato a Roma, fu chiesto un giudizio sulla celebrazione sperimentale di una cosiddetta messa normativa, ideata dal “Consilium ad exequendam Constitutionem” de Sacra Liturgia [Comitato per l’applicazione della Costituzione conciliare sulla liturgia]. Tale messa suscitò le più gravi perplessità tra i presenti al Sinodo, con una forte opposizione (43 non placet), moltissime e sostanziali riserve (62 juxta modum) e 4 astensioni su 187 votanti” 

Qualcuno aveva capito che la manovra era forzata. Da una pianta malata, usciranno frutti malati. E i frutti del Novus Ordo sono tremendi: le Chiese sono vuote, i sacerdoti non seguono il Messale, si inventano preghiere o gesti, e la maggior parte del popolo cristiano non sa neanche cosa sia la Transustanziazione. E non è colpa dei tempi, no: è colpa del Concilio, che ha volontariamente distrutto la liturgia, che invece con il Rito tridentino brilla di santità, chiudendo le porte alla messa di Pio V e aprendo la liturgia al rito luterano (da cui preleva pressoché tutto).

4) Il Concilio ha impoverito la autorità della Chiesa

Paolo VI, il papa delle idee geniali, ha pensato bene non solo di sfregiare la Sacra Liturgia, ma anche di colpire la ricchezza della Chiesa.I sacerdoti così si trovano la possibilità di non mettersi talare, tricorno e saturno, bensì di seguire il modello luterano, con un clergyman (che è roba dei luterani, non dei cattolici) , e recentemente una maglietta e un paio di calzoni. Primo tra tutti però il Papa, che depone Chiroteche e Tiara, e decide di vestirsi con lenzuola e coperte disegnate. Il segnale è chiaro: l’autorità della Chiesa termina qua. La chiesa deve aprirsi alla modernità, deve dialogare con il mondo e trarne linfa per respirare, deve smettere di avere il primato, deve smettere di essere potente. Un frutto di questa visione è Bergoglio, che si definisce anticlericale e che condanna i sacerdoti in talare e saturno, definendoli “carrieristi”. Menomale che in 1960 anni di Chiesa, i Papi e il vaticano non capivano niente, e si dedicavano all’oscurantismo e al culto della carriera! Evviva i dotti e saggi Padri Conciliari, liberali e luterani.

5) Il concilio ha soppresso il latino, con i relativi effetti

Tutte le religioni hanno una lingua sacra. Noi no. Nella logica conciliare, è più normale che si reciti un rosario a Fatima in 40 lingue diverse simultaneamente, piuttosto che recitarlo nella lingua latina, definita obsoleta e estinta. Sicuramente si comprende di più, ecco. Non è vero?

Oltre a questo, il Concilio ha predisposto il mutamento ontologico delle preghiere. L’ Ave Maria, che traduce “ventris” con “seno”, volutamente manomesso (il significato è “ventre, stomaco, utero; seno invece è tradotto da pectus). Gli atti di Fede, Speranza e Carità sono radicalmente mutati, e rimuovono il giuramento finale “In hac fide/spe/caritate vivere et mori statuo”.

Oppure: se si voleva rifare la Liturgia, perchè non si è semplicemente TRADOTTO il Messale di Pio V? 

Alcuni cattolicelli progressisti non risponderanno, inchiodati al muro. Altri magari risponderanno che “era troppo lunga comunque”.

Ma come? Di fronte a un culto a Dio, ci preoccupiamo del nostro tempo? 

In realtà, il fine è sopprimere il culto verticale, per mettere al centro il mondo e l’uomo, contro invece una visione incentrata su Dio e Dio soltanto.

Ecclesia Dei

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