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Alcune particolarità della Messa papale

Descriviamo alcune caratteristiche della messa celebrata dal successore di san Pietro e stuprata dai novatori della riforma liturgica in tutte le sue forme.

La liturgia tradizionale prevede che un vescovo (qualsiasi, a partire dall’ausiliario di una diocesi qualunque sino al romano pontefice) celebri tre tipologie di messa: privata, prelatizia e pontificale (al trono o al faldistorio).

Nella messa privata il vescovo, quindi anche il papa, celebra nella propria cappella una messa letta senza caratteri di solennità: indossa gli stessi paramenti di un sacerdote con l’aggiunta della croce pettorale e dello zucchetto. Il manipolo viene indossato dopo il Confiteor, si usano brocca, canone e bugia; il celebrante è sempre assistito da due cappellani, ruolo usualmente da due cerimonieri pontifici nella messa papale quotidiana.

Quando questa celebrazione diventa pubblica si parla di messa prelatizia: oltre a quanto detto sopra sono presenti ulteriori chierici di servizio, si compie la vestizione all’altare, si usano le torce durante il canone e spesso si tiene la predica. Questa tipologia di celebrazione era tipicamente praticata nei viaggi o in occasioni particolari in cui diveniva scomodo organizzare il pontificale.

La forma più sublime di celebrazione è senz’altro la messa papale. Bisogna, per essere precisi, parlare di messa celebrata dal papa, per evitare confusione con quanto diremo sotto. Nel XIX e XX secolo si impose la prassi di una rara celebrazione pontificale da parte del papa: il giorno dell’incoronazione, a Natale, a Pasqua, il giorno dei santi Pietro e Paolo, in occasione delle canonizzazioni, delle ordinazioni episcopali e di alcuni anniversari significativi del pontefice. La messa papale, infatti, è un rito che prevede un’immensa preparazione, con caratteristiche peculiari; proviamo ad elencarne alcune.

I ministri per la messa sono diversi: il papa officia assistito dal cardinale proto-vescovo come prete assistente in piviale, dal cardinale protodiacono come diacono ministrante, dal suddiacono apostolico (un uditore di Rota), da due cardinali diaconi assistenti, da diacono e ipo-diacono greco, dagli arcivescovi assistenti al soglio come pivialisti porta-insegne.

Alla messa è presente il collegio cardinalizio, che assiste indossando sopra la talare rossa, il rocchetto, l’amitto e la croce pettorale un paramento distintivo dell’ordine di appartenenza: la dalmatica i cardinali diaconi, la pianeta i cardinali preti e il piviale i cardinali vescovi. Sono altresì presenti arcivescovi e vescovi, prelati della Curia romana, penitenzieri, ministri generali degli ordini religiosi.

Tratti particolarmente scenografici (ma da ben contestualizzare) sono il triregno e la sedia gestoria. La tiara viene indossata nelle processioni di ingresso ed uscita (e nella benedizione Urbi et Orbi), mai durante la messa: il papa, essendo un vescovo, fa uso delle mitrie secondo le regole della liturgia. La sedia gestatoria, portata dai sediari con divise in damasco rosso, permette al papa di compiere il tragitto iniziale e finale, mai durante la messa: negli spostamenti dall’altare al trono il pontefice cammina sempre a piedi.

Mi pare particolarmente interessante la presenza dei ministri di rito greco, parati secondo le rubriche bizantine. Alla messa papale l’epistola, dopo il canto in latino da parte del suddiacono apostolico, è cantata in greco dall’ipo-diacono; la stessa cerimonia si ripete col canto del vangelo. Queste due figure servono a rappresentare l’unità della Chiesa nella molteplicità dei riti e l’importanza dell’Oriente nella storia ecclesiale (del resto san Pietro fu prima vescovo di Antiochia e poi vescovo di Roma).

Alla celebrazione sono altresì presenti i membri laici della corte pontificia e i nobili romani con i loro abiti storici.

Molte altre cose si potrebbero dire su questa celebrazione: per poterne gustare tutti i dettagli rinvio a questa lettura.

In altre occasioni il papa assisteva alla celebrazione; la messa era celebrata da un cardinale e il pontefice seguiva dal trono indossando il manto e circondato dai cardinali assistenti in cappa magna e svolgendo i ruoli previsti dalle regole dell’assistenza pontificale.

Un patrimonio bellissimo ma che per alcuni esprimeva eccessivo sfarzo, eccessiva solennità e quindi andava distrutto. Del resto, quando un pazzo ubriaco si mette nella cabina di una ruspa si cura di stare attento a quel che distrugge? La distruzione della messa papale, la concelebrazione massiva praticamente sempre e comunque, l’eliminazione della distinzione tra messa cantata e letta sono parte di un intero progetto, scientificamente calcolato, di stravolgimento della liturgia cattolica.

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