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Beata Vergine Maria de La Salette

di Don Riccardo Pecchia

Beata Vergine Maria de La Salette, la mattina del 19 settembre 1846, su una montagna vicina al villaggio di La Salette-Fallavaux, due ragazzi, una pastorella di quindici anni di nome Mélanie Calvat e un giovane pastore di undici anni di nome Maximin Giraud, stanno pascolando le mucche. Quando suona l’Angelus delle dodici, i due pastorelli fanno abbeverare gli animali alla cosiddetta «fontana delle bestie»; poi si avvicinano alla «fontana degli uomini» e lì consumano il loro pasto, a base di pane e formaggio; una volta finito, altri tre pastori arrivano alla fontana e si intrattengono con i ragazzi che, dopo la loro partenza, sentono il bisogno di riposarsi. Dopo una o due ore, Mélanie si sveglia e, non scorgendo più le bestie, chiama Maximin e corre su per il colle a cercarle; Maximin la segue. Trovatele, si tranquillizza e inizia a scendere dal colle. Fatti alcuni passi, Mélanie scorge all’improvviso un globo di luce nel luogo dove avevano lasciato i tascapane. Chiama in fretta Maximin, e insieme cercano di capire cosa stia accadendo: la paura si impossessa dei due ragazzi; Mélanie lascia cadere il suo bastone, mentre Maximin cerca di riprenderlo, per potersi difendere da quella luce. Ma a questo punto i ragazzi scorgono all’interno del globo di luce la figura di una donna, che essi chiameranno sempre la «bella Signora», seduta con i gomiti poggiati sulle ginocchia e il viso nascosto tra le mani; la sentono singhiozzare. La donna si alza lentamente e dice: «Avvicinatevi, figli miei, non abbiate timore, sono qui per annunciarvi un grande messaggio». È vestita come le donne del villaggio e i piedi sono ornati da ghirlande di rose. A questo punto, la donna affida un segreto a Maximin e poi a Mélanie. Poi inizia a muoversi, attraversa il ruscello e, senza voltarsi, ripete: «Andiamo, figli miei, fatelo conoscere a tutto il mio popolo».

La «bella Signora» risale il sentiero che porta al Collet e si eleva da terra; i pastorelli la raggiungono e si accorgono che guarda prima il cielo e poi la terra. A quel punto, la donna inizia a fondersi nella luce, e quest’ultima, a sua volta, scompare. Ritornato a valle con Mélanie, Maximin racconterà l’avvenimento sia al suo padrone, Pierre Selme, che al padrone di Mélanie, Baptiste Pra. La mattina seguente Pierre Selme e Baptiste Pra inviano i pastorelli dal parroco del villaggio de La Salette, Jacques Perrin, che, toccato dal racconto dei ragazzi, parla subito dell’apparizione nell’omelia domenicale. Da questo momento inizia il lungo cammino d’indagine sull’accaduto per verificarne la veridicità. Il vescovo di Grenoble, Philibert de Bruillard, è ufficialmente informato del fatto il 5 ottobre 1846, attraverso la lettera dell’arciprete di Corps, Pierre Mélin, dove desidera comunicare al vescovo la cosa più straordinaria che lui abbia inteso da quando esercita il suo ministero. Leggendo questa lettera, il vescovo di Grenoble ha l’impressione che il curato Mélin sia troppo preso dalla fretta di trarre conclusioni. Quindi scrive a margine della lettera “à examiner de nouveau” (“da riesaminare”), chiedendo all’arciprete di Corps maggiori informazioni. Senza però nemmeno attendere la risposta di Mélin, mons. de Bruillard il 9 ottobre invia una lettera circolare a tutti i preti della sua diocesi, dove li invita ad astenersi dal dichiarare miracoli nuovi senza l’autorizzazione del vescovo e della Santa Sede. Il 12 ottobre Mélin risponde al vescovo cercando di prevenirlo in qualsiasi dubbio. Ma il vescovo non si accontenta delle sue informazioni e quindi fa continuare le ricerche fino a che non istituisce una commissione apposita che presiede lui stesso. La prima riunione della commissione ebbe luogo l’8 novembre 1847. Dopo quattro anni di ricerche, il 19 settembre 1851 il vescovo firma il decreto di approvazione dell’apparizione della Vergine a La Salette, decreto che verrà pubblicato il 10 novembre 1851.

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