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Black Friday? È due giorni prima di Pasqua

Esso rappresenta quel tempo di grazia in cui più d’ogni altro si può lucrare (nel vero senso del termine) il maggior numero di indulgenze attraverso quei piccoli sacrifici agli altari, chiamati casse.

È ormai prassi consolidata. Assistere ogni anno a quella tensione collettiva che di giorno in giorno si intensifica al punto di essere quasi palpabile nei momenti di suo culmine. Milioni di persone si preparano a compiere la loro lunga peregrinatio verso una cattedrale, non necessariamente la più vicina, per ottenere attraverso un preciso rituale compiuto da soli o con i propri affetti, quel profondo senso di pace, quella pienezza spirituale abbracciabile solo offrendo ciò che più di caro si pensa di avere.

In queste cattedrali, tuttavia, non è presente Nostro Signore, bensì il suo antagonista materiale: Mammona, la ricchezza egoista e fine a sé stessa. I rituali compiuti non sono cattolici ma consumistici e l’offerta dei fedeli, ivi chiamati grottescamente “fidelizzati”, non è di preci per le anime, bensì denaro per prodotti. Sono le “Cattedrali del Consumo”, così definite dal sociologo George Ritzer, per evidenziare gli agghiaccianti parallelismi fra il culto dell’Unico Dio e ciò che oggi è descritto senza mezzi termini come Religione dei Consumi: la più diffusa del mondo occidentale.

Black Friday? È due giorni prima di Pasqua

In questa società, che è passata dal domandare lo sconto sulle proprie pene allo sconto sugli elettrodomestici, anche le festività annesse sono mutate e pochi sono coloro che possono dirsi avulsi dal festeggiarle. Se un tempo ci si metteva in pellegrinaggio per ottenere la remissione dei propri peccati attraverso le indulgenze promesse dalla Santa Romana Chiesa, come ad esempio il passaggio attraverso una Porta Santa, oggi ci si mette in auto per accedere a novelle porte sante, quelle dei centri commerciali, che in una data mobile di fine novembre, promettono anch’esse attraverso il loro passaggio una remissione… quella dei prezzi.

Questo giorno speciale, culmine delle festività della Religione dei Consumi, viene chiamato Black Friday, Venerdì Nero. Esso rappresenta quel tempo di grazia in cui più d’ogni altro si può lucrare (nel vero senso del termine) il maggior numero di indulgenze attraverso quei piccoli sacrifici agli altari laterali numerati 1, 2, 3, 4, comunemente chiamati casse, a cui stuoli di persone si accodano fisicamente o virtualmente al fine di veder fruttificati i propri sacrifici in denaro.

Black Friday? È due giorni prima di Pasqua

Ma come il Cristo ebbe modo di esprimere chiaramente: “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e Mammona” (Mt 6,24). I risultati sono evidenti, chiese vuote, centri commerciali gremiti. La traslazione del culto è l’evidenza lapalissiana della verità presente nelle parole di Gesù: non si possono servire due padroni, non c’è possibilità di scelta tra la venalità di una vita dedicata al consumo e la santità di una vita dedicata a Dio. E quel venerdì, detto “nero”, dovrebbe ricordare ad ogni cristiano che vi è un solo venerdì nero, ed è il Venerdì Santo, fulcro dell’unica offerta per cui vale la pena palpitare, che non è l’offerta dell’iPhone, ma l’offerta del Pane della Vita. La Chiesa Cattolica, maestra e custode della Tradizione, era (ed è, nella sua forma più autentica) solita pararsi a lutto il Venerdì Santo, vestendo gli abiti liturgici neri. Il mondo intero si raccoglie nella contrizione per il compimento del Sacrificio Perenne, i cui frutti non hanno in questo caso una scadenza o una vita programmata, ma sono perpetui ed immensi. Vale la pena dunque, in queste giornate di assedio mediatico, di adorazione di ciechi modelli di consumo e di tentazioni seducenti agli acquisti superflui, riflettere su quale sia l’unico venerdì in nero che dovrebbe spingerci a gremire le cattedrali… quelle giuste però, e forse, prendere in mano il Vangelo potrà portare a qualcuno una gioia ben più grande di quella del volantino dell’Unieuro.

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