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Contemplata aliis tradere – IV

La scienza teologica non esula dalla ragione umana, ma in essa ha il fondamento e lo strumento precipuo. La teologia tomista, o per meglio dire, la teologia di sempre ha chiaro questo concetto: Dio si fa conoscere all’uomo in primo luogo per mezzo della sua ragione.

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La scienza teologica non esula dalla ragione umana, ma in essa ha il fondamento e lo strumento precipuo. La teologia tomista, o per meglio dire, la teologia di sempre ha chiaro questo concetto: Dio si fa conoscere all’uomo in primo luogo per mezzo della sua ragione.

Alla scuola di San Tommaso d’Aquino
La metafisica come fondamento della teologia

La scienza teologica non esula dalla ragione umana, ma in essa ha il fondamento e lo strumento precipuo. La teologia tomista, o per meglio dire, la teologia di sempre ha chiaro questo concetto: Dio si fa conoscere all’uomo in primo luogo per mezzo della sua ragione. Senza una base metafisica, di conseguenza, la teologia manca delle fondamenta, necessarie alla solidità dell’edificio. Infatti, se da un lato per conoscere Dio è necessaria la fede in ciò che Egli ha rivelato e che la Chiesa conserva e tramanda, dall’altro non si può prescindere dalla conoscenza razionale di Dio, come via propedeutica alla fede.

Afferma p. Tomas Tyn OP che il fideismo, moda teologica molto diffusa oggi soprattutto tra i modernisti, nasconde una certa superficialità e va contro la volontà divina, che ha donato all’uomo l’intelletto necessario per conoscerlo, amarlo e servirlo [1]. Per arrivare allo studio della teologia, ovvero della conoscenza soprannaturale di Dio tramite la Rivelazione divina così come è trasmessa nella Sacra Scrittura e dalla Tradizione della Chiesa, è necessario fondare razionalmente la conoscenza di Dio e in ciò è d’ausilio la metafisica.

D’altronde San Tommaso insegna che «un piccolo errore iniziale può, alla fine, diventare grande» [2]. Mancando la metafisica, viene a mancare di solidità tutto l’edificio della teologia ed è ciò che è accaduto al modernismo. Tolto un tassello, cade l’intera struttura. Una teologia, che abbandona il realismo tomista per incagliarsi nell’idealismo hegeliano, non può che sgretolarsi e cadere in aporia.

La teologia di sempre, infatti, ha come base solida il realismo, per il quale la verità è «adaequatio intelluctus ad rem» [3]: la conoscenza della verità, che è sempre unica, avviene nel momento in cui l’intelletto esce da sé e conosce la realtà, che è fuori da esso e non dipende da esso. L’idealismo, invece, parte dal concetto opposto e cade evidentemente nel relativismo, tanto diffuso oggi anche in ambiente teologico.

Contemplata aliis tradere – IV

Posta la base solida della ragione, come via propedeutica alla conoscenza soprannaturale di Dio, ci si chiede da dove bisogna partire in questo percorso di conoscenza teologica. La risposta di San Tommaso è chiara: «l’ente e l’essenza sono ciò che dapprima viene concepito dall’intelletto» [4].

Partiamo da ciò che i sensi percepiscono attorno a noi, partiamo da ciò di cui facciamo esperienza e da essi cerchiamo di astrarre la struttura di ciò che esiste. Proprio in ciò si fonda la conoscenza metafisica della realtà. Tutto ciò che noi conosciamo sensibilmente è costituito da enti.

Afferma San Tommaso che «non si può chiamare ente se non ciò che attiene a qualcosa di reale» [5], ovvero qualcosa che esiste: ente è ciò che è. In questo senso si può definire ente ogni cosa che esiste nel mondo. Un albero è un ente; un animale è un ente; un uomo è un ente; una pietra è un ente. Ciò che possiede l’esistenza è ente e costituisce il primum cognitum del nostro intelletto.

A questo punto, tuttavia, è necessario fare una specificazione: cosa differenzia gli enti tra di loro? San Tommaso risponde che è l’essenza, la quale «deve significare qualcosa di comune a tutte le nature per le quali i diversi enti si collocano nei diversi generi e specie, così come l’umanità è l’essenza dell’uomo, e così via» [6]. L’essenza distingue gli enti secondo il genere e la specie e ci permette di conoscere distinguendo per mezzo dei principi di identità e di non contraddizione.

Tuttavia, all’interno di una medesima specie e di un medesimo genere, ciò che ci permette di distinguere ancora con più precisione gli enti tra di loro, sono gli accidenti. Questi ultimi sono delle caratteristiche dell’ente che lo differenziano, ma non inmplicano la sostanza. Nel nostro percorso, a questo punto, ci soffermeremo sugli enti dal punto di vista dell’essenza, mettendo da parte la riflessione sugli accidenti.

Ogni ente è composto di un’essenza, dotata dell’actus essendi, ovvero dell’esistenza. Senza l’actus essendi ci troviamo di fronte ad un non-ente, ovvero dinanzi a ni-ente. Ora, gli enti, che noi conosciamo tramite i sensi, sono tutti esistenti, ovvero ex-sistentes: non hanno in sé l’esistenza, ma la ricevono da (ex) qualcun altro. È necessario, di conseguenza, che vi sia un Ens ipsum subsistens, ovvero un Ente, che sussiste in sé e non riceva l’essere da altri. Eccoci arrivati a Dio!

La prima forma di conoscenza di Dio è, quindi, l’analogia entis, che ci permette di conoscerne l’esistenza e l’essenza a partire dagli enti esistenti, che l’intelletto conosce tramite i sensi. È a partire da questa base fondamentale, che, poi, si può passare alla conoscenza soprannaturale di Dio, che prende in considerazione ciò che Egli stesso ha rivelato di sé ai patriarchi, ai profeti e definitivamente in Cristo. D’altronde, Dio stesso, rivelandosi a Mosè nel roveto ardente, ha descritto la sua essenza specificatamente come essere: «Mosè disse a Dio: “Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?”. Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono!” (ἐγώ εἰμι ὁ ὤν – Ego sum qui sum)» (Es 3, 13-14).


LETTURE CONSIGLIATE

  • Tommaso d’Aquino, De ente et essentia.
  • R. Garrigou-Lagrange, La sintesi tomistica, Fede e cultura, Verona 2017.
  • D. Lorenz (ed.), I fondamenti dell’ontologia tomista, ESD, Bologna 1992 (contiene il testo latino-italiano con commento dell’opuscolo De ente ed essentia di San Tommaso).
  • T. Tyn, Metafisica della sostanza. Partecipazione e analogia entis, Fede e cultura, Verona 2009.

Note

  1. Cfr. T. Tyn, Metafisica della sostanza. Partecipazione e analogia entis, Fede e cultura, Verona 2009, 30-31.
  2. Tommaso d’Aquino, De ente et essentia, prologo.
  3. Id., Quaestiones disputatae de veritate, q. 1, a. 1.
  4. Id., De ente et essentia, prologo.
  5. Ivi, 1.
  6. Ivi.

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