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Conversione di san Paolo

Conversione di san Paolo, è un evento descritto negli Atti degli Apostoli che segna l’adesione al cristianesimo di Saulo o Paolo di Tarso, uno dei più agguerriti avversari della religione cristiana appena sorta. Egli perseguitava i seguaci di Cristo in modo assiduo ed il viaggio che aveva intrapreso per Damasco aveva appunto lo scopo di smascherare e imprigionare gli adepti della nuova fede. Tradizionalmente l’adesione di Paolo al movimento cristiano viene indicata con il termine “conversione”. L’evento è descritto esplicitamente negli Atti degli Apostoli e accennato implicitamente in alcune lettere paoline. In Atti 9,1-9 c’è la descrizione narrativa dell’accaduto, che è raccontato nuovamente dallo stesso Paolo con lievi variazioni sia al termine del tentativo di linciaggio a Gerusalemme (At 22,6-11), sia durante la comparizione a Cesarea davanti al governatore Porcio Festo e al re Marco Giulio Agrippa II (At 26,12-18). La tradizione artistica successiva ha immaginato la caduta a terra come una caduta da cavallo ma il particolare è assente da tutti e tre i racconti, sebbene rimanga possibile e verosimile poiché l’evento si verificò durante il viaggio. Proprio mentre si stava recando a Damasco fu avvolto da una luce ed udì una voce che gli disse «Saulo, Saulo, perché i perseguiti!».

La voce era quella di Gesù che si domandava il perché di tanto accanimento. Saulo si accasciò a terra quando si rialzò ed aprì gli occhi si rese conto di essere diventato cieco. La voce gli aveva anche intimato di proseguire verso la città. Così Saulo fece: si recò a Damasco dove rimase per tre giorni. Allora il Signore andò in sogno ad Anania, un cristiano che viveva in città, e gli disse di andare da Saulo e di guarirlo dalla sua cecità. Anania conoscendo l’ostilità di quell’uomo per i cristiani chiese a Gesù perché avrebbe dovuto salvarlo ed egli gli rispose: «Va, perché io ho scelto quest’uomo. Egli sarà utile per farmi conoscere agli stranieri, ai re e ai figli di Israele. Io stesso gli mostrerò quanto dovrà soffrire per me». Anania così obbedì al suo Dio e si recò da Saulo, impose le mani sui suoi occhi ed egli recuperò la vista. Riprese le forze e fu battezzato alla religione di Gesù con il nome di Paolo (At 9,10-19; 22,12-16). Gli accenni generici alla conversione contenuti in alcune lettere paoline non descrivono esplicitamente l’evento come in Atti, ma si riferiscono genericamente a una maturazione ed evoluzione interiore di Paolo: Galati 1,11-17; Filippesi 3,3-17; 1 Timoteo 1,12-17; Romani 7,7-25. Anche in questi passi non è usato il termine “conversione” (il testo non usa mai il termine metànoia, cioè conversione), ma i generici chiamata, scelta, conquista.

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Don Riccardo Pecchia

Collaboratore presso la redazione di Ecclesia Dei.
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