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De Sacramentis in genere

La grazia meritataci da Cristo nella sua opera redentrice viene resa attuale e accessibile tramite i sacramenti, affidati alla Chiesa.

Terminata la sezione della Pars tertia dedicata alla Cristologia, San Tommaso passa a trattare dei sacramenti della Chiesa: «Dopo l’indagine sulle cose che appartengono al mistero del Verbo incarnato, bisogna indagare intorno ai sacramenti della Chiesa, che derivano la loro efficacia dal Verbo incarnato» (STh III, q.60). I sacramenti, infatti, sgorgano dal Costato di Cristo aperto sulla croce e vengono celebrati con il fine di infondere, in chi li riceve, la grazia meritata dal Signore nella sua Passione, Morte e Resurrezione. 

La Quaestio 60 è dedicata alla definizione di sacramento. Innanzitutto, si afferma che i sacramenti appartengono al genere dei segni, cioè sono segni sacri: «Si dice propriamente sacramento ciò che è segno di una cosa sacra, riguardante gli uomini, di modo che, cioè, si dica propriamente sacramento […] ciò che è segno di una realtà sacra, in quanto essa santifica gli uomini» (a.2). In quanto segni sensibili, i sacramenti sono costituiti da una materia e da una forma. Per quanto riguarda la materia, San Tommaso afferma che «la significazione del sacramento si attua per mezzo di alcune cose sensibili» (a.4), cioè di azioni ed elementi naturali, che mostrano per somiglianza l’azione specifica della grazia. Queste cose sensibili, cioè la materia del sacramento, sono state determinate direttamente da Dio e non possono mutarsi. Scrive, infatti, il dottore angelico: «Poiché la santificazione dell’uomo è nel potere di Dio, non appartiene all’uomo assumere, secondo il suo giudizio, le cose dalle quali essere santificato, ma ciò deve essere determinato da un’istituzione divina» (a.5). Alle cose sensibili, poi, devono essere unite delle parole, che costituiscono la forma del sacramento, e ciò per tre motivi. Innanzitutto, è necessario unire la parola al sacramento, perché i sacramenti devono essere conformi alla natura del Verbo di Dio, che è causa e fonte della grazia. Come il Verbo incarnato è costituito dall’unione del Verbo di Dio, la Parola, con la Carne, elemento sensibile, allo stesso modo i sacramenti devono avere questa struttura bipartita. In secondo luogo, si può ragionare dalla parte dell’uomo, che riceve i sacramenti. In questo senso, come l’uomo è composto di una parte formale, l’anima, e una materiale, il corpo, così i sacramenti devono essere costituiti da materia e forma. Infine, si può ragionare dal punto di vista della significazione sacramentale, per cui «si rese necessario che il significato delle cose sensibili fosse determinato per mezzo di alcune parole» (a.6). Va detto, inoltre, che queste parole, la forma del sacramento, non possono essere stabilite dall’uomo, poiché, come si è già detto in riferimento alla materia, l’azione dei sacramenti dipende dalla potenza di Dio ed è fuori dalla portata dell’essere umano. Sono, perciò, necessarie determinate parole alla validità e all’efficacia del sacramento. In tutto ciò che è composto di materia e forma, è indispensabile la forma per determinare la materia. Allo stesso modo nei sacramenti: poiché in essi «sono richieste delle determinate cose sensibili, che in essi si comportano come la materia, a maggior ragione è richiesta in essi una determinata forma di parole» (a.7).

La Quaestio 61 è dedicata alla necessità dei sacramenti. Essi sono necessari alla salvezza per tre motivi. Innanzitutto, per la condizione stessa della natura umana, che ha bisogno delle cose sensibili per giungere a quelle spirituali: «Perciò, la sapienza divina offre convenientemente all’uomo gli aiuti della salvezza sotto alcuni segni corporei e sensibili, che sono detti sacramenti» (STh III, q.61, a.1). In secondo luogo, i sacramenti sono necessari, perché l’uomo con il peccato si è assoggettato a tutto ciò che è sensibile e si è allontanato da ciò che è spirituale. Siccome la medicina deve necessariamente essere applicata lì dov’è la malattia, «fu conveniente che Dio, mediante alcuni segni corporei, somministrasse agli uomini una medicina spirituale» (ivi).  Infine, i sacramenti sono necessari per l’inclinazione dell’uomo alle cose corporali. La misericordia divina viene incontro all’uomo e «perché non fosse duro per l’uomo essere strappato del tutto alle azioni corporali, gli sono proposte nei sacramenti delle attività corporali, che lo tenessero salutarmente impegnato» (ivi). Va detto poi che nello stato di innocenza, cioè prima del peccato originale, non erano necessari i sacramenti «non solo in quanto i sacramenti sono ordinati a rimediare il peccato, ma anche in quanto sono ordinati alla perfezione dell’anima» (a.2). Allo stesso modo, però, va detto che dopo il peccato si sono resi necessari i sacramenti. Essi erano necessari anche prima della venuta di Cristo: poiché «nessuno può essere santificato se non per mezzo di Cristo», questi sacramenti dell’Antico Testamento erano «segni sensibili, con cui l’uomo attestasse la sua fede nella futura venuta del Salvatore» (a.3). Così, dunque, si può concludere che «come gli antichi Padri si sono salvati tramite la fede in Cristo venturo, così anche noi ci salviamo mediante la fede in Cristo, che è già nato e ha già sofferto» (a.4).

I Sette Sacramenti – Rogier van der Weyden (1448)

Le quaestiones 62 e 63 si soffermano sugli effetti dei sacramenti, che sono principalmente due. Il primo effetto, comune a tutti i sacramenti, è la Grazia. Questo è l’effetto principale, quello per cui essi sono stati istituiti. I sacramenti sono fonti della Grazia in due modi: in un primo modo come segni, cioè sono segni sensibili della Grazia; in un secondo luogo come causa strumentale, cioè la Grazia risiede in essi come l’effetto nella causa strumentale (cfr. STh III, q.62, a.3). Nei sacramenti, di conseguenza, vi è una virtù, una potenza, strumentale, che causa la Grazia (a.4). Essa è stata data ai segni sacramentali dalla Passione di Cristo: «i Sacramenti della Chiesa ricevono una virtù particolarmente dalla Passione di Cristo, la cui virtù si unisce in qualche modo a noi mediante il ricevimento dei sacramenti» (a.5).

L’effetto secondario dei sacramenti è, invece, il carattere. Esso è un determinato potere spirituale, che viene dato per mezzo del sacramento. Afferma San Tommaso: «I sacramenti della legge nuova imprimono un carattere, in quanto, per mezzo di essi, siamo deputati al culto di Dio secondo il rito della religione cristiana» (STh III, q.63, a.2). Il carattere è un particolare sigillo, impresso nell’anima, che abilita ad una determinata funzione. Ciò deriva dalla natura stessa delle cose: «chiunque è deputato a qualcosa di certo, di solito per tal fine contrassegnato; per esempio, i soldati, quanto anticamente erano arruolati al servizio militare, venivano di solito marchiati con determinati caratteri» (a.1). Lo stesso vale nell’ambito spirituale: «poiché gli uomini sono deputati a qualcosa di spirituale riguardante il culto di Dio, di conseguenza i fedeli sono contrassegnati per mezzo di essi da un carattere spirituale» (ivi). Esso è un segno indelebile e viene impresso nell’anima non da tutti i sacramenti, bensì solo da tre sacramenti, che proprio inquanto causano nell’anima un carattere indelebile, non sono reiterabili. Si è detto che il carattere abilita al culto divino: il Battesimo imprime il carattere che abilita a ricevere gli altri sacramenti, la Cresima perfeziona tale carattere, mentre l’Ordine imprime il carattere che abilita ad amministrare i sacramenti (a.6).

La Quaestio 64 affronta il tema delle cause dei sacramenti. Solo Dio è causa diretta dei sacramenti. Infatti, specifica San Tommaso che un effetto può essere causato in due modi: come agente principale o come strumento dell’agente principale. Solo Dio può operare nei sacramenti come agente principale, mentre i ministri sacri agiscono come causa strumentale (STh III, q.64, a.1). Da ciò deriva un’ulteriore conseguenza: «Poiché la virtù del sacramento deriva soltanto da Dio, ne segue che soltanto Dio è l’istitutore del sacramento» (a.2). I Sacramenti, infatti, sono stati istituiti da Cristo e si possono definire sacramenti solo i segni della Grazia istituiti da Cristo, mentre quelli istituiti dalla Chiesa sono definiti sacramentali e non hanno in sé la medesima virtù dei sacramenti. Cristo, in particolare, ebbe nella sua vita terrena un duplice potere sui sacramenti (a.3): un potere di autorità, in quanto Dio, e un potere di eccellenza, in quanto uomo. Questo secondo potere Egli volle trasmetterlo ai ministri sacri, «dando loro sì tanta pienezza di grazia, che il loro merito potesse operare in vista degli effetti dei sacramenti» (a.4). Il potere sacro, conferito da Cristo, ai ministri, poi, non dipende dalla loro persona e dalla loro coscienza, poiché essi operano strumentalmente e non come agenti principali. Da ciò si deduce che «i ministri della Chiesa possono conferire i sacramenti della Chiesa, anche se sono cattivi» (a.5). E in ciò si nota l’eco della controversia pelagiana, risolta da Sant’Agostino. Se la validità dei sacramenti non è inficiata dalla peccabilità del ministro, allo stesso tempo un ministro sacro, che amministra un sacramento mentre è in peccato, commette un grave peccato, che «appartiene all’irriverenza verso Dio e alla contaminazione delle cose sante» (a.6). Ancora bisogna dire che non è necessaria la fede del ministro per la validità del sacramento (a.9), mentre è necessaria l’intenzione di compiere ciò che compie la Chiesa (a.8). Infatti, San Tommaso specifica che «quando una cosa si rapporta a molte altre, bisogna che si rapporti ad una, se la si vuole produrre, mediante qualcosa» (ivi). Ciò vale anche per le azioni sacramentali. Prendendo ad esempio quanto avviene nel Battesimo, si può dire che l’abluzione con l’acqua è utilizzata anche per la pulizia, per la salute e per molte cose. È necessario, di conseguenza, che «sia determinata verso una sola cosa, cioè all’effetto sacramentale, mediante l’intenzione di chi versa l’acqua» (ivi). Per questo motivo la Chiesa insegna che, in caso di pericolo di morte, anche un non cristiano può battezzare validamente, purché nel farlo abbia l’intenzione di fare ciò la Chiesa fa battezzando.

Da ultimo, la Quaestio 65 è dedicata al numero dei Sacramenti. Il settenario sacramentale fu fissato nell’attuale struttura in modo definitivo in epoca medievale dal Concilio Lateranense IV (1215). San Tommaso riprende la discussione teologica per difendere il numero dei sacramenti della Chiesa. In una lunga esposizione, degna della sua levatura teologica, il Dottore Angelico spiega che come per la vita corporale c’è bisogno di perfezionamento in diversi ambiti, allo stesso modo per la vita spirituale (cfr. STh III, q.65, a.1). Ora, nella vita corporale il perfezionamento si ha innanzitutto riguardo alla propria persona. In questo primo ambito l’uomo si perfeziona in un primo modo, acquistando una certa perfezione della vita, e in un secondo modo, eliminando ciò che ostacola la vita. Nel primo modo si hanno la generazione, che dona la vita corporale e corrisponde al Battesimo nella vita spirituale; la crescita, che perfeziona la vita ricevuta e nella vista spirituale corrisponde alla Cresima; la nutrizione, che alimenta la vita corporale e corrisponde all’Eucarestia. Nel secondo modo, gli ostacoli alla vita si rimuovono sia con la guarigione ottenuta dalla medicina, che nella vita spirituale corrisponde alla Penitenza, sia con il ristabilimento della salute precedente con l’esercizio e una dieta conveniente, che corrisponde all’Estrema Unzione, la quale rimuove ciò che rimane dei peccati e prepara l’uomo alla vita eterna. Il perfezionamento nella vita corporale, poi, oltre che riguardo alla propria persona si può avere anche rispetto alla comunità. Ciò si può avere in due modi: in un primo modo, ricevendo il potere di governare ed esercitare atti pubblici e ciò corrisponde nella vita spirituale all’Ordine Sacro; in un secondo modo, propagando la vita e ciò corrisponde al Matrimonio. Da ciò San Tommaso evidenzia che il numero dei sacramenti è necessariamente di sette (ivi). Tra di essi, il più importante è quello dell’Eucarestia, perché «in esso è contenuto sostanzialmente lo stesso Cristo», ma anche perché «tutti gli altri sacramenti sembrano essere ordinati a questo sacramento come a fine» e «tutti i sacramenti trovano il loro coronamento nell’Eucarestia» (a.3). Tutti, però, sono necessari alla salvezza, senza esclusione (a.4).

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