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Desiderio desideravi

Nella solennità odierna dei santi apostoli Pietro e Paolo papa Francesco ha pubblicato una nuova lettera sul tema liturgico. Ovviamente contro la messa tradizionale.

«Desiderio desideravi hoc Pascha manducare vobiscum, antequam patiar»: è con queste parole, tratte dal vangelo di Luca, che si apre la nuova lettera apostolica del santo padre pubblicata il 29 giugno 2022, nella solennità dei santi Pietro e Paolo, patroni dell’Urbe. Lo scritto odierno è sul tema liturgico, come annuncia: «sulla formazione liturgica del popolo di Dio»; sicuramente è vero che il popolo cristiano deve conoscere la liturgia, ancor più vero è che devono farlo i pastori. Per cui, vi chiederete, quali sono i punti dolenti per il romano pontefice?

Aspetta, mi diranno i lettori, sicuramente è affrontato il tema di quei preti che non mettono i paramenti prescritti! Eh no, risulta del tutto lecito rifiutare abito corale, dalmatica pontificale e velo omerale quando essi sono obbligatori.

Ci sarà allora un richiamo a quei sacerdoti che concelebrano senza paramenti! No, mi spiace deludervi.

Non mancherà allora il tema della comunione: a quante persone viene negata (già da prima della pandemia, ora ancora di più) perché la si vuole ricevere in bocca e in ginocchio? Purtroppo nessuna menzione del fenomeno.

Allora, il vero problema è un altro: al paragrafo 61 leggiamo infatti: «Siamo chiamati continuamente riscoprire la ricchezza dei principi generali esposti nei primi numeri della Sacrosanctum Concilium comprendendo l’intimo legame tra la prima delle Costituzioni conciliari e tutte le altre. Per questo motivo non possiamo tornare a quella forma rituale che i Padri conciliari, cum Petro e sub Petro, hanno sentito la necessità di riformare, approvando, sotto la guida dello Spirito e secondo la loro coscienza di pastori, i principi da cui è nata la riforma. I santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II approvando i libri liturgici riformati ex decreto Sacrosancti Œcumenici Concilii Vaticani II hanno garantito la fedeltà della riforma al Concilio. Per questo motivo ho scritto Traditionis Custodes, perché la Chiesa possa elevare, nella varietà delle lingue, una sola e identica preghiera capace di esprimere la sua unità». Ecco qui! Effettivamente mancava un attacco alla messa tradizionale, mi pare che Francesco non ne abbia mai parlato e, anzi, l’apprezzi molto.

Desiderio desideravi

Scherzi a parte (ridiamo per non piangere), pare che quella della messa in rito antico sia una questione che non faccia dormire in Vaticano, pare che sia il problema principale della Chiesa: altro che pedofilia, eresia, corruzione! Quelle sono piccole cose di confratelli che sbagliano, l’importante è non celebrare la messa di Pio V.

Mi ricordo, quando uscì Traditionis Custodes, di alcune discussioni: i più cerchiobottisti difeso la decisione pontificia dicendo che questo provvedimento non solo non limitava ma addirittura proteggeva la messa tradizionale perché la purgava dai suoi utilizzi ideologici (che sicuramente esistono in alcuni gruppi, ma non inficiano la legittima richiesta di questo rito venerabile e antico). Ebbene, a distanza di quasi un anno possiamo affermare con una certa sicurezza che l’intento era proprio quello di sradicare la liturgia antica.

Si continua a ripetere, come un mantra (tanto per essere un po’ ecumenici perché tanto dobbiamo guardare a quel che ci unisce e non alle minime sottigliezze che ci dividono come la Trinità), che la riforma liturgica scaturita dal Vaticano II è irreversibile: ma, scusate, mi sapete spiegare perché? Abbiamo delle motivazioni a riguardo? Per quale motivo un concilio che non fissa dogmi ma indicazioni pastorali dovrebbe essere intoccabile, incriticabile e inattaccabile sulla questione liturgica? Boh, voi lo sapete? Santità, mi dice Lei la risposta, visto che vuole «ristabilire l’unità»?

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