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Devozione e culto alla Vergine Addolorata

La memoria della Vergine Addolorata nella liturgia cattolica richiama appunto i fedeli a meditare il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla Passione del Figlio e vicina a Lui innalzato sulla croce.

La missione cui fu prescelta Maria, l’ha posta in intimo contatto con tutte e tre le persone della Santissima Trinità. La sua maternità infatti fu una partecipazione alla fecondità dell’Eterno Padre. La seconda persona della Trinità poi, scesa in lei per prendervi carne umana, l’ha innalzata alla dignità di Madre di Dio e collaboratrice della sua opera di redenzione per l’umanità. Lo Spirito Santo, che ha operato questa meravigliosa maternità divenendone lo sposo vero, ha voluto fare di Maria la collaboratrice della Sua opera di santificazione delle anime. Queste correlazioni con le tre persone della Trinità hanno talmente elevato la figura di Maria che i Padri della Chiesa dissero che di Lei non si sarebbe mai parlato abbastanza. 

Nella enciclica Redemptoris Mater, Giovanni Paolo II dice: “il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità la vergine Maria sciolse con la fede. Alla luce di questo paragone con Eva i Padri chiamano Maria madre dei viventi e affermano spesso la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria. E’ Gesù stesso che, dopo aver associato la Madre alla Sua passione e morte, l’ha fatta dispensatrice degli effetti della Sua redenzione, cioè della vita divina della Grazia, che gli uomini potevano di nuovo ricevere per ritornare così ad essere figli di Dio. 

La funzione di corredentrice è la più importante nella vita di Maria. Se divenne la madre verginale del Figlio di Dio fatto uomo, fu unicamente per poter poi essere al suo fianco come corredentrice. Come nella creazione Dio si è servito di una donna per la propagazione del genere umano, così ancora si serve di una donna nell’opera della ri-creazione della nuova umanità. Maria non è stata sul Golgota solo per assistere il Figlio morente, ma vi è stata nella sua funzione di madre dell’umanità redenta, cioè di seconda Eva. Sul calvario, fra indicibili dolori, Maria ha ricevuto dal Figlio redentore il suo primo figlio redento, Giovanni. Da quel momento è divenuta madre di tutti. 

La memoria della Vergine Addolorata nella liturgia cattolica richiama appunto i fedeli a meditare il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla Passione del Figlio e vicina a Lui innalzato sulla croce. Questa ricorrenza di origine devozionale fu introdotta nel calendario romano dal Papa Pio VII nel 1814. Il nome “Addolorata”, in latino Mater Dolorosa, ebbe larga diffusione nell’Italia meridionale. 

A partire dall’ XI secolo prese particolare consistenza la devozione alla Madonna Addolorata, devozione che trae origine dal Vangelo, dove è descritta la presenza di Maria sul Calvario. Il Liber de Passione Christi et dolore et planctu Matris eius, attribuito a San Bernardo, costituisce l’inizio di una letteratura che porta alla composizione in varie lingue del “Pianto della Vergine”. Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo Stabat Mater, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose, in lingua volgare, anche le famose “Laudi”, da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette dolori di Maria Santissima”. Inesauribile è stata l’arte cristiana nel rappresentare i dolori della Vergine. L’opera corredentrice di Maria era iniziata con l’annunciazione, ma aveva raggiunto il culmine durante la passione, crocifissione e morte di Gesù. Perciò almeno dal V secolo in poi Maria Addolorata è stata posta affianco di Gesù morente. All’inizio del secolo XIV si comincia a parlare di una Compassio Mariae vicino alla Christi Passio: e questa compassione di Maria non era altro che l’eco della passione del Figlio nel cuore della Madre.

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L’idea di una passione della Vergine parallela a quella di Cristo fu cara ai mistici dell’alto Medioevo che mai separarono nei loro pensieri e nei loro affetti la Madre dal Figlio. Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche sulla “compassione di Maria” ai piedi della croce, collocate nel tempo di Passione. Nel 1233 a Firenze sorse l’ordine dei frati Servi di Maria, fondato da sette commercianti che si ritirarono in vita eremitica e contemplativa sul monte Senario, ispirati certamente dalla Vergine. L’ordine si qualificava per la devozione alla Madre di Dio e si distinse per l’intensa venerazione e diffusione del culto dell’Addolorata. Nel 1668, la Sacra Congregazione di Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei Sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione nel decreto che i frati Serviti portavano l’abito nero in memoria dei dolori che Maria sostenne nella passione del Figlio. Nel 1692, Papa Innocenzo XII, autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre. Altre tappe ebbe ancora la diffusione di queste celebrazioni devozionali. Nel 1714, infatti, fu approvata una celebrazione dei Sette Dolori di Maria il venerdì precedente la Domenica delle Palme. Nel 1814 fu Pio VII ad estendere la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa. Infine fu Papa Pio X a fissare definitivamente al 15 settembre la memoria, non più dei “Sette Dolori”, ma della “Beata Vergine Maria Addolorata”. Scrive San Pio X nella lettera enciclica ad Diem illum laetissimum con la quale istituisce la suddetta memoria: “la sua ardente carità verso Dio la rende partecipa e compagna della Passione di Cristo; e con Lui, quasi dimentica del proprio dolore, implora perdono per gli uccisori, quantunque questi gridino ostinatamente: il sangue di Lui cada su di noi e sui nostri figli”.  

I Sette Dolori di Maria corrispondono ad episodi narrati nel Vangelo. Il primo è la profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio e il vegliardo rivolgendosi a Maria le disse: “e anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Il secondo dolore è quando Maria, Giuseppe e Gesù furono costretti a fuggire in Egitto: “Giuseppe destatosi, prese con sé il Bambino e sua Madre nella notte e fuggì in Egitto”. Il terzo dolore fu la perdita di Gesù dodicenne al ritorno dal Tempio di Gerusalemme: “tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”. Il quarto dolore fu l’incontro di Maria Addolorata con Gesù che porta la croce sulla via del calvario. Il quinto Maria ai piedi della croce che partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente in piena adesione alla volontà di Dio. Il sesto dolore fu quando, deposto il Cristo morto dalla croce fu posto tra le braccia della Madre. Infine il settimo ed ultimo dolore fu quando Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù in attesa della resurrezione. La tradizione popolare ha identificato la meditazione dei Sette Dolori, nella pia pratica della Via Matris, che ripercorre le tappe storiche delle sofferenze di Maria e sempre più numerosi sorgono questi itinerari penitenziali, specie in prossimità di Santuari Mariani. 

Le precessioni penitenziali tipiche del periodo della Passione di Cristo comprendono anche la figura dell’Addolorata che segue il Figlio morto. Queste processioni devozionali a volte assumono l’aspetto di vere e proprie rappresentazioni altamente suggestive. In virtù del culto così diffuso all’Addolorata, molte sono le città e i paesi con chiese o cappelle dedicate alla Vergine dei Sette Dolori, come pure varie confraternite assistenziali e penitenziali e congregazioni religiose femminili e maschili si pongono sotto la protezione e il nome dell’Addolorata. 

Riassumiamo tutta la dottrina e la devozione sull’Addolorata con le parole di una tra i mistici che cara ebbero l’idea della Compassio Mariae : santa Brigida. La Vergine apparendo a Santa Brigida, le disse: “i dolori di Gesù erano i miei dolori, perché il Suo cuore era il mio cuore”. 

Maria soffrì nell’anima quanto Gesù soffrì nel corpo, possiamo quindi dirci figli dei suoi dolori e salvati anche dalle sue sofferenze.

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