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E se morissi adesso? Consigli per uscire vivi da una battaglia spirituale

La battaglia passa, il piacere anche, ma l’anima è immortale. E se morissi adesso? La mia anima vive e risplende della luce di Cristo o è un sepolcro imbiancato, bello e pulito all’esterno e sudicio all’interno?

Una delle cose che servirebbe a ciascuno sarebbe proprio un manuale – magari tascabile – circa come affrontare e come comportarsi all’arrivo di una battaglia spirituale. Forse molti di coloro che leggono non hanno neppure idea di cosa possa essere una battaglia spirituale (che nulla a che vedere con Gesù e il diavolo che gareggiano a braccio di ferro), come riconoscerla e in che modo affrontarla per poter arrivare alla vittoria finale.

Non sono un maestro dello spirito per cui proverò a spiegarlo nel modo più semplice di cui dispongo e secondo la mia personale spiritualità. Le lotte dello spirito, cioè che avvengono all’interno della nostra anima, si possono identificare in determinati stati del nostro essere, ad esempio quando percepiamo una forte attrattiva nei confronti di qualcosa, una situazione e non siamo in grado di fare un rapido discernimento riconoscendo subito se quanto si presenta è qualcosa che viene da Dio o se è opera del tentatore che, appunto, sta cercando di farci cadere nei suoi tranelli per condurci sulla via del peccato. Ecco questa è la battaglia spirituale, l’unica battaglia che si presenta sotto varie forme: quella della nostra volontà che può condurci verso la dannazione. È il demonio, infatti, colui che dobbiamo combattere e di certo non possiamo farlo con le nostre sole forze. Bisogna, come ci insegna San Paolo, condurre una vita di preghiera anzi, oserei dire, fare della nostra vita una preghiera: «rafforzatevi nel Signore e nel vigore della Sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. […] In ogni occasione pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito.» (Ef 6 – 10, 18).

E se morissi adesso? Consigli per uscire vivi da una battaglia spirituale

Le lotte spirituali si combattono con poche, ma essenziali, armi: la Beata Vergine Maria, la quale è la nostra avvocata presso Dio e difensore per eccellenza contro le tentazioni da parte del nemico, ricorrendo a Lei in ogni momento, direi di vivere unendo il nostro respiro al Suo; il sacramento della confessione, che può essere considerato anche come il primo e potentissimo esorcismo poiché, di fatto, con l’assoluzione dei peccati da parte del sacerdote, l’anima viene strappata dalle mani del demonio e rimessa sotto la grazia santificante di Dio. Mi concentro spesso su questo sacramento perché ci sono molte persone, anche tra i credenti e praticanti, che vivono in uno stato di peccato mortale continuo o, tuttavia, ad intermittenza, non ponendo come posto principale nella propria vita la cura dell’anima. Quando si cammina per le strade, nei negozi, negli uffici, nelle università, nei mezzi pubblici siamo circondati da persone che all’apparenza sono vive, ma nella realtà dei fatti sono morti che camminano! Sì, perché essere in peccato mortale equivale alla morte dell’anima. Quando accade un incidente stradale mortale vi siete mai chiesti se l’anima di colui che è deceduto era in stato di grazia? Oppure ha trascurato la cura dell’anima vivendo magari tra vizi e passioni ignorando Dio? Quanta gente, ci insegnano i Santi, va all’inferno per aver condotto una vita disordinata e lontana da Gesù e dai sacramenti in particolare la confessione, non arrivando così preparati per andare in Paradiso o almeno in Purgatorio. Chiediamoci anche noi, ogni sera: “sono vivo, o sono un morto che si illude di vivere solo perché cammino e mangio?”.

E se morissi adesso? Consigli per uscire vivi da una battaglia spirituale

Confessandoci bene e frequentemente teniamo lontano da noi il demonio e le tentazioni, con il passare del tempo, avranno un impatto meno forte sulla nostra anima. Meglio morire che offendere Gesù con il peccato mortale! La terza arma, infine, per affrontare una battaglia spirituale, è la Santa Messa. Partecipare al Sommo Sacrificio equivale a immergere la nostra anima (o quella di qualcuno che non è presente in quel momento, vivo o defunto che sia) nel calice del vino e dell’acqua che con la preghiera di consacrazione divengono rispettivamente il sangue e l’acqua scaturiti dal Cuore di Gesù sul Calvario, e unendo noi stessi a questo Sacrificio, ne riceviamo infinite grazie e moltissimi meriti. Se solo potessimo guardare anche con lo sguardo fisico ciò che vediamo solo con gli occhi della fede quanto accade durante la Santa Messa…non potremmo più condurre una vita comune. Ma Dio ci vuole liberi, perciò dobbiamo liberamente e volontariamente scegliere Gesù.

Questo, dunque, il modo migliore e alla portata di tutti, per affrontare un combattimento spirituale: pregare incessantemente, facendo soprattutto ricorso all’invocazione dello Spirito Santo per un buon discernimento, affidarsi con perseveranza e totale dono sé a Maria Santissima, confessarsi spesso e bene, partecipare alla Santa Messa, fonte e culmine di ogni grazia.

Rimaniamo sempre in uno stato di grazia, mai di peccato grave. La battaglia passa, il piacere anche, ma l’anima è immortale. E se morissi adesso? La mia anima vive e risplende della luce di Cristo o è un sepolcro imbiancato, bello e pulito all’esterno e sudicio all’interno?

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