Elementi trinitari nella liturgia

L'articolo analizza ed evidenzia gli elementi trinitari, cioè quei momenti o quei riferimenti che rimandano alla Santissima Trinità, presenti all'interno della Liturgia Cattolica, in particolar modo nella Celebrazione della Messa.

Per elementi trinitari, in questo caso all’interno della liturgia, intendiamo tutti quei momenti in cui, in particolar modo, è fatto riferimento alla Santissima Trinità. Le prime testimonianze che noi abbiamo richiamano in special modo il Mistero Pasquale e la sua applicazione per la salvezza dell’uomo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19) perché la salvezza si compie in Cristo attraverso la Trinità, quindi mediante l’opera costituita dal Padre e l’azione dello Spirito Santo, attraverso la quale, poi, incomincia il ministero di predicazione degli Apostoli nel giorno di Pentecoste.

Nella liturgia, sono molti i richiami a due numeri particolari che fanno riferimento alla Santissima Trinità, ovvero il tre e il nove. Il tre indica e si riferisce esplicitamente alla Trinità, mentre il nove è la ripetizione tre volte del numero tre.

Nella Liturgia e nella Preghiera, lo stesso inizio, che avviene attraverso il Segno di Croce, è un riferimento chiarissimo al Mistero della Fede, della Passione e della Risurrezione del Figlio mediante il Padre e lo Spirito Paraclito, cioè il Consolatore, che ha compimento sull’albero della croce. E già da lì, con quella e che c’è come congiunzione tra le tre persone, si dà risalto alla loro uguaglianza, pur nella loro reale distinzione.

Tra i saluti introdotti dal nuovo Messale dopo la riforma del Vaticano II, è presente il saluto “Gratia Domini nostri Iesu Christi, et caritas Dei, et communicatio Sancti Spiritus sit cum omnibus vobis” cioè “La grazia di nostro Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio (Padre) e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (Cfr. 2Cor 13,13).

Nel Rito Antico del Messale Romano, il canto o la recita del Kyrie si svolgeva con una triplice ripetizione del Kyrie Eleison all’inizio e alla fine e nel mezzo la triplice ripetizione del Christe Eleison, a sottolineare il fatto che, sebbene il Padre, il Figlio e lo Spirito siano tre persone singole, separate, esse, al contempo, sono un unico Signore e un unico Dio.

Elementi trinitari nella liturgia

Maggiore presenza di riferimenti e di preghiere alla Trinità, la troviamo nella Pars Sacrificalis della Messa, particolarmente nel Messale del 1962. Una volta presentati i doni, offerta di espiazione dei peccati, il sacerdote benedice le oblate invocando il Sanctificator, il Santificatore, lo Spirito Santo, e conclude con il Suscipe Sancta Trinitas, cioè Accetta Santa Trinità, con il quale, mediante Cristo Signore, il sacerdote chiede a Dio, Trinità Santissima, di accettare le offerte per il sacrificio.

Un’altra particolarità è quella dell’utilizzo del prefazio della Santissima Trinità in tutte le domeniche dell’anno che non possiedono un prefazio proprio, principalmente quelle del Tempo Ordinario, che ribadisce in modo chiaro, semplice e profondamente devoto, il mistero del Dio Unico e Trino:

“Vere dignum et iustum est, aequum et salutare, nos tibi semper, et ubique gratias agere: Domine Sancte, Pater omnipotens, aeterne Deus: qui cum unigenito Filio tuo, et Spiritu Sancto, unus es Deus, unus es Dominus: non in unius singularitate personae, sed in unius Trinitate substantiae. Quod enim de tua gloria, revelante te, credimus: hoc de Filio tuo, hoc de Spiritu Sancto, sine differentia discretionis sentimus. Ut in confessione verae sempiternaeque Deitatis, et in personis proprietas, et in essentia unitas, et in maiestate adoretur aequilitas”.

Traduzione: Veramente è degno, giusto, conveniente e salutare, rendere grazie sempre e dovunque a te, Signore Santo, Padre onnipotente, eterno Dio: a te che con il tuo Figlio Unigenito e con lo Spirito Santo sei un solo Dio e un solo Signore; non nella singolarità di una persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Ciò che hai rivelato della tua gloria, noi lo crediamo e, senza differenza e distinzione, lo intendiamo anche del tuo Figlio e dello Spirito Santo. Così che, confessando il vero ed eterno Dio, adoriamo pure le Tre Persone distinte, l’unità della loro sostanza e la loro uguale maestà.

Numerosi, in questa complessa Liturgia, sono i Gloria Patri, recitati alla fine dei salmi, e i segni di croce, spesso ripetuti tre volte, come all’interno del Canone della Messa: “haec + dona, haec + munera, haec sancta + sacrificia illibata” oppure, dopo l’Hanc Igitur, “bene+dictam, ad+scriptam, ra+tam…”, parti in cui, prima del racconto dell’Istituzione, il sacerdote traccia tre segni di croce sulle oblate. 

Nella stessa Dossologia, “Per Ipsum et cum Ipso et in Ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria. Per omnia saecula saeculorum”, è elevato un inno di onore, di lode e di gloria a Dio, in unione con lo Spirito, per mezzo di Cristo, insieme a Cristo, che è anch’Egli persona divina, unica cosa col Padre e lo Spirito, per tutti i secoli dei secoli.

La Messa si conclude, poi, con il Placeat tibi Sancta Trinitas, orazione che il sacerdote recita in segreto dopo l’Ite e prima della benedizione, in cui questi chiede alla Trinità che sia accettato l’omaggio del Sacrificio Eucaristico chiedendo che esso sia propizio per sé e per coloro che vi hanno partecipato.

Poi, il sacerdote bacia l’altare: alza gli occhi, estende, eleva e congiunge le mani, inchina il capo alla croce e dice:

“Benedicat vos Omnipotens Deus: Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus”

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