La Settimana Santa si apre come una grande porta, spalancata sul Mistero centrale della nostra fede. È il tempo in cui tutto si concentra: i giorni in cui l’eternità ha toccato la storia, e la storia ha trovato compimento nella Croce. Non sono giorni da “vivere meglio” o da “fare più spirituali” degli altri: sono giorni da abitare con timore e tremore, con silenzio adorante, perché qui Dio ha parlato definitivamente all’uomo, non con discorsi, ma con il dono di Sé.
La Passione di Cristo non è semplicemente il racconto della sofferenza di un giusto. È il vertice dell’amore trinitario, che si piega sull’uomo perduto. È il Figlio che, per puro amore, assume la nostra carne fino alla morte e alla morte di croce. Non c’è nulla di casuale, nulla di “tragico” nel senso umano del termine. Ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio di Gesù in questi giorni è volontario, lucido, obbediente. È l’Amore che si lascia crocifiggere per redimere ciò che era perduto.
Nella Liturgia che ci accompagna, ci viene chiesto di non essere spettatori, ma discepoli. Di non guardare da lontano, come Pietro nel cortile del sommo sacerdote, ma di seguire, anche tremando, anche inciampando, il nostro Maestro nel Getsemani, nel Sinedrio, sulla via del Calvario. La Settimana Santa ci mette davanti un Dio che non salva dall’alto, ma dal basso. Un Dio che non conquista con la forza, ma con il silenzio e il sangue.
Questa è la settimana della verità. Qui il Vangelo si compie. Qui comprendiamo che non c’è resurrezione senza Passione, non c’è gloria senza ferite, non c’è amore vero senza il dono totale di sé.
Vi invitiamo, allora, a rallentare il passo. A trovare spazio per il silenzio e per la Parola. A lasciarvi provocare dal Crocifisso, che non chiede altro che di essere accolto. Non c’è nulla di più necessario oggi: un’umanità ferita ha bisogno di vedere che la salvezza non viene da ideologie o poteri, ma da un Uomo che ha dato tutto, senza riserve, per ciascuno di noi.
Che questa Settimana Santa sia per tutti un tempo di conversione profonda, di verità e di amore. Non perdiamo l’occasione di camminare con Cristo. Al termine di questo cammino, non troveremo semplicemente una tomba vuota, ma la Vita che non muore, la Luce che non si spegne, la gioia che non delude.
“Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”
(Gv 19,37)
Guardiamolo anche noi. E lasciamoci amare.
Alex Vescino Direttore