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Fides autem catholica hæc est

Esponiamo uno dei dogmi principali della fede cattolica, a fondamento di essa e oggetto di indagine teologica: la Santissima Trinità. La teologia non è una disciplina da relegare a pochi topi di biblioteca, ma è una scienza che ci consente di capire tutto in funzione di Dio.

Fides autem catholica hæc est: ut unum Deum in Trinitate, et Trinitatem in unitate veneremur.

Uno degli argomenti maggiormente interessanti della nostra santa fede cattolica è quello della Santissima Trinità, soggetto e oggetto di fortissimo interesse per la teologia. Indagare e cercare di comprendere gli aspetti più importanti delle tre persone divine, che possiedono un’unica natura, sembra essere caduto, ai nostri tempi, in disuso. Quasi che l’indagine e lo studio di Dio sia una sorta di grande fungaia speculativa, troppo astratta e per niente pratica, perciò inutile per la vita del cristiano, che invece deve vivere in continuo moto, dando il primato all’azione e non all’essere, alla volontà e non all’intelletto. Quando invece, è proprio attraverso lo studio di Dio che possiamo comprendere i reali tesori della sapienza e della scienza, come ci ricorda S. Paolo.

La teologia non è una disciplina da relegare a pochi topi di biblioteca, chiusi nei loro ragionamenti non intelliggibili, ma è una scienza che ci consente di capire tutto in funzione di Dio, e che sopratutto anticipa quella che sarà la contemplazione di Dio nel Paradiso. Prima conviene definire cosa sia la teologia, per poi immergerci nello studio della Santissima Trinità.

La teologia è una scienza che procede alla luce della rivelazione: ossia, è una disciplina che studia Dio per via dimostrativa, partendo da dei principi primi. Questi principi sono posti da Dio, e sono contenuti nella rivelazione, e costituiscono l’oggetto di studio della teologia positiva. Il lavoro di elaborazione di questi principi è invece svolto dalla teologia sistematica.

L’oggetto materiale della teologia è primariamente Dio, secondariamente il creato in rapporto a Dio.

L’oggetto formale della teologia è la Deità. Per questa ragione, la teologia, seguendo il tomismo tradizionale, e non quello trascendentale che ha radice modernista, studia Dio considerato nella Sua vita intima, come autore della Grazia, e non solo come autore della natura, accessibile alle forze razionali.

Per questo, la teologia studia Dio sub ratione deitatis, secondo S. Tommaso, mentre non si ferma a studiare Dio sub ratione entis et primi entis, al quale invece si ferma la metafisica, che è scienza dell’essere e indagine della causa prima, cuspide della filosofia.

La teologia non è la fede; la prima è una scienza, la seconda è una virtù. Il teologo è viator, e indaga la Deità non clare visa, come la visione beatifica, ma obscure per fidem cognita.

La teologia è quindi una scienza subalterna a quella di Dio e dei beati, ma è superiore alle altre scienze (fisica, matematica, filosofia) per dignità e per oggetto di indagine.

Nel panorama della teologia dommatica, che espone in modo ordinato e sistematico, e conforme al magistero ecclesiastico, le realtà rivelateci nella parola di Dio, abbiamo i dogmi. Si dice dogma (dogma catholicum) una verità religiosa rivelata soprannaturalmente da Dio e come tale propostaci a credere dalla Chiesa. 

Il dogma della Santissima Trinità è stato esposto in modo formale per la prima volta nel Simbolo di S. Atanasio. Considerando il dogma della Trinità in sé, possiamo enunciare il contenuto.

Nell’unica essenza divina vi sono tre Persone e queste tre Persone sono il Dio unico.

Fides autem catholica hæc est

Abbiamo unità in Dio: questa unità è di essenza, di attributi, e di attività esterna.

In merito all’unità di essenza, abbiamo che le tre persone costituiscono un solo Dio, non perché ciascuna sia di uguale sostanza divina (altrimenti sarebbero tre sostanze, seppur identiche), ma perché tutte e tre le persone hanno una sola e medesima sostanza. Quindi non hanno un’essenza uguale, ma un’essenza unica: “Nec sicut tres Personas, ita tres substantias praedicamus, sed unam substantiam” (Toled. XI).

Quantunque ogni Persona sia veramente Dio, tutte e le Persone sono un Dio solo.

In quanto ad unità di attributi, abbiamo che essendo un’unica essenza, anche le perfezioni dell’essenza sono uniche, e possedute da tutte e tre le Persone. Per questo, nel simbolo atanasiano, si recita: “et tamen non tres omnipotentes, sed unus omnipotens”. 

Nell’unità di attività esterna, abbiamo che, in seguito all’unità di sostanza, vi è un solo principio di attività, e quindi ivi è una sola azione. L’essere divino ci appare come unico Dio e Signore: ecco il motivo per cui la creazione venne operata da tutte e tre le Persone.

La trinità delle persone va intesa in senso positivo ed esclusivo. Bisogna pensare, pertanto, alle tre Persone non come a semplici nomi, modi di intendere od esprimersi, o tappe di rivelazione. Sono tre possessori, tre detentori realmente distinti dell’essenza divina, che abbiamo visto essere unica. Questa essenza divina sussiste in tre Persone realmente distinte. 

Ma in cosa sono, quindi, distinte?

La teologia dogmatica ci dice che lo sono nel modo diverso di possedere l’essenza.

Più precisamente, nelle relazioni che risultano tra le Persone. 

Secondo S. Tommaso, per relazione si intende l’ordine o il rapporto di una cosa all’altra.

Così, troviamo che nella Santissima Trinità ci sono quattro relazioni reali. Quella del Padre al Figlio, detta generazione attiva (paternità); quella del Figlio al Padre, detta generazione passiva (filiazione); quella del Padre e del Figlio allo Spirito Santo, detta spirazione attiva; quella dello Spirito Santo al Padre e al Figlio, detta spirazione passiva. Queste relazioni non sono soltanto logiche, ma sono reali. Le tre Persone sono distinte in base alle opposte relazioni tra loro. Le tre relazioni, la paternità, la filiazione, e la spirazione passiva, sono le tre persone divine. La paternità costituisce la Persona del Padre; la filiazione costituisce la Persona del Figlio; la spirazione passiva quella dello Spirito Santo.

Potremmo chiederci allora perché Gesù, nel Vangelo di S. Giovanni, affermi esplicitamente:  “Io ed il Padre siamo una cosa sola” (Gv. 10, 30).  Se queste relazioni sono distinte, come è possibile che Gesù affermi questo asserto? Cristo afferma di essere una sola cosa con il Padre innanzitutto perché l’essenza è la stessa unica essenza Divina, e Cristo possiede nella pienezza entrambe le nature: quella umana, assunta dall’ipostasi per mezzo di Maria, che diventa Madre di Dio e Corredentrice; quella divina, che possiede ab aeterno. Le tre persone divine, poi, si compenetrano reciprocamente, sia perché Dio è immenso (de fide), sia perché abbiamo unita numerica dell’essenza (de fide): questa compenetrazione reciproca è chiamata pericoresi trinitaria.

Il dogma trinitario è un Mistero: esso costituisce il soggetto formale dei due principali misteri della fede cattolica (1. Unità e Trinità di Dio; 2. Incarnazione, Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo): pertanto, la Trinità di Dio può essere conosciuta soltanto per rivelazione divina.

La teologia fornisce solo della ragioni di convenienza, sebbene molto profonde e approfondibili, ma queste ragioni non sono dimostrative: “possibilitas et a fortiori existentia mysteriorum supernaturalium non probatur, nec improbatur, sed suadetur et defenditur contra negantes” [La possibilità e, a maggior ragione, l’esistenza di misteri soprannaturali non viene provata né smentita, ma resa convincente e difesa contro coloro che li negano]

Siamo pertanto chiamati a credere fermamente le verità rivelate da Dio, e che la Santa Chiesa ci propone a credere, come ricordiamo nell’actus fidei, il cui contenuto è riassunto nella costituzione dogmatica Dei Filius, del Concilio Vaticano I:

“Essendo l’uomo, in tutto il suo essere, dipendente da Dio, suo Creatore e Signore, ed essendo la ragione creata completamente soggetta alla Verità increata, noi siamo tenuti a prestare con la fede il nostro pieno ossequio di mente e di volontà a Dio rivelante. La Chiesa cattolica professa che questa fede, che è l’inizio della salvezza dell’uomo, è una virtù soprannaturale, con la quale, sotto l’ispirazione e la grazia di Dio, crediamo che le cose da Lui rivelate sono vere, non per la loro intrinseca verità individuata col lume naturale della ragione, ma per l’autorità dello stesso Dio rivelante, il quale né può ingannarsi, né può ingannare. La fede è, per testimonianza dell’Apostolo, sostanza delle cose sperate, argomento delle non apparenti (Eb 11,1). ”

Concludiamo pertanto, con le bellissime parole del Praefatio de Sanctissima Trinitate, chiedendo a Dio la grazia di approfondire con maggiore intensità le ricchezze e i tesori dei misteri trinitari:

“Vere dignum et iustum est, aéquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: Qui cum unigénito Fílio tuo, et Spíritu Sancto, unus es Deus, unus es Dóminus: non in uníus singularitáte persónae, sed in uníus Trinitáte sabstántiae. Quod énim de tua glória, revelánte te, crédimus, hoc de Fílio tuo, hoc de Spíritu Sancto, sine differéntia discretiónis sentímus. Ut in confessióne verae sempiternaéque Deitátis, et in persónis propríetas, et in esséntia únitas, et in maiestàte adorétur aequálitas.” 

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