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Davide era un giovanissimo pastore, apparentemente debole e solo, ma la sua e forza e la sua compagnia erano nel Signore. Per svolgere un parallelo con la letteratura e la filmografia contemporanee, la figura di Davide può essere accostata per analogia a quella di Frodo, ne Il signore degli anelli.
“Davide disse a Saul: “Nessuno si perda d’animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere contro questo Filisteo”” [1]
Davide era un giovanissimo pastore, apparentemente debole e solo, ma la sua e forza e la sua compagnia erano nel Signore. Per svolgere un parallelo con la letteratura e la filmografia contemporanee, la figura di Davide può essere accostata per analogia a quella di Frodo, ne Il signore degli anelli.
In questo caso è il film, diretto da Peter Jackson, che ci interessa trattare, in virtù del suo impatto visivo, capace di animare la più vasta complessità del romanzo di Tolkien.
Gandalf entra in casa di Frodo e lo spinge a fuggire con l’anello. Frodo è un piccolo e giovane mezzuomo, rivestito quasi di nulla, ma che porta in sé il destino del mondo. Egli con poche risorse deve fronteggiare l’incarnazione del male con tutte le sue legioni.
Qui egli è come Davide, che si carica della responsabilità di combattere il filisteo Golia, per la vittoria d’Israele. Nessuno crede in lui, la sua forza appare a tutti insufficiente per contrastare un uomo della potenza di Golia. Saul, allora, provvede ad armarlo per renderlo più forte, ma Davide si accorge che il peso dell’armatura, per lui, è solo uno svangaggio. Preferisce spogliarsi di tutto e muoversi con agilità solo col proprio bastone, la bisaccia, qualche pietra e la sua fionda.
Quando Frodo affronta i nazgul sulla collina di collevento, è il primo momento in cui s’incontra faccia a faccia con un’emanazione, la più potente, del suo rivale Sauron. Egli non indossa che i suoi abiti ed una spada, ma nulla più. La sua forza è nella volontà di sconfiggere il potere dell’anello, di agire per il bene contro il male. In questo caso il nazgul lo ferirà, ma Frodo non ne uscirà sconfitto. Grazie agli aiuti provvidenziali, che contraddistinguono tutta la storia narrata ne Il signore degli anelli, egli è pronto per un nuovo inizio.
Nella terra degli elfi, dinanzi alla discussione del Consiglio su chi porterà l’anello, che si dimostra essere una chiara esplicitazione del male che si manifesta proprio creando divisioni, Frodo si alza per assumersi nuovamente e consapevolmente il peso dell’anello. In questa scena l’hobbit è Davide che dice “Il tuo servo andrà a combattere contro questo Filisteo”.
Gandalf ed il resto della compagnia lo seguono. Ognuno di essi ha un ruolo fondamentale per Frodo e per le sorti della storia, ma Sam e Gandalf hanno un ruolo preminente. Essi sono come Gionata, che aiuta Davide nelle difficoltà, lo consiglia nel dubbio, lo conforta nell’avversità. Gandalf in particolar modo lo fa fuggire sia dalla contea, ormai minacciata dai cavalieri neri, che dalle fiamme del Balrog, come Gionata favorì la partenza di Davide [2]. Egli intercede per lui, presso il Gran Consiglio, come Gionata aveva interceduto per Davide dinanzi a Saul [3]. Inoltre, lo difende incessantemente e con tutto il suo potere dalle forze del male. Dal potere di Sauron, che è analogo a quello dei Filistei, e dagli incantesimi di Saruman che si rivela come il re Saul, apparentemente conciliante, ma in realtà determinato a distruggere Davide e lo stesso Gionata.
Quando Gionata morrà, Davide canterà un salmo straziante [4]. Così, quando Gandalf è creduto morto, Frodo si abbandona alla disperazione e Sam canta per lui una canzone, che non è certo ai livelli dei salmi davidici, ma esprime medesimamente il senso commemorativo e di profonda unione affettiva.
Infine, Frodo si trova dinanzi al suo grande nemico, Sauron, che è Golia e Saul condensati insieme. Lui è la divinità filistea ed il potere del male in un’unica forza. Come può farcela un essere tanto piccolo come Davide o Frodo a sconfiggere la potenza malefica?
Davide ha l’aiuto di Dio. Frodo è soccorso dalla provvidenza tolkeniana. Entrambi sono sedotti dal potere, ma sono al contempo persone di fede, ricche di misericordia, consapevoli della propria finitudine e che supplicano sinceramente il perdono quando sanno di errare. Quindi Frodo, ancora una volta come Davide, alle pendici del monte Fato si spoglia una seconda volta delle suppellettili inutili. Con pochi abiti ormai consumati si accinge a distruggere l’anello. Quando l’anello finalmente è distrutto, grazie a Frodo che lo ha condotto fino alle fiamme dalle quali fu forgiato, Sauron capitola come Golia e le sue schiere si disperdono come si dispersero gli eserciti del gigante.
Il piccolo, l’umile ha vinto. Ha vinto in virtù della propria umiltà, della profonda buona volontà e dell’aiuto divino, sia di un dio ignoto, ma dai tratti cristiani, come nel caso de Il signore degli anelli, sia del Dio che ha conferito l’unzione sacerdotale a Davide e Gesù, è che è destinata a scendere, a ungere il popolo fedele, del quale il sacerdote è servitore [5].
Note
- 1 Sam 17, 32.
- Cf. 1 Sam 20, 1-42.
- Cf. 1 Sam 19, 1-7.
- Cf. 2 Sam 1, 17-27.
- Cf. Francesco, Omelia (Giovedì Santo, 28 marzo 2013).