«O Sacramento di Pietà, o segno di unità, o vincolo di Carità! Chi vuol vivere sa dove vivere, dove attingere la Vita. Non rifugga dall’unione con le altre membra, non sia un membro reciso e distorto, ma sia bello, sia perfetto, sia sacro. Aderisca al Corpo, sia di Dio e per Dio, ora lavori sulla terra, per riposare poi in Cielo con Lui».
Sant’Agostino d’Ippona
Molti di noi avranno sicuramente ascoltato più di qualche volta il racconto della vita dei 49 martiri di Abitene, località dell’attuale Tunisia, che nel 304 preferirono, contravvenendo ai divieti dell’imperatore Diocleziano, andare incontro alla morte piuttosto che rinunciare a celebrare il giorno del Signore. «Senza la domenica non possiamo vivere», risposero al magistrato che li interrogava. Erano consapevoli che la loro identità cristiana e la loro stessa vita si fondava sul ritrovarsi in assemblea per celebrare e vivere l’Eucaristia nel giorno del Signore, il giorno memoriale della Risurrezione di Cristo.
«Senza Eucaristia non potrei vivere, non potrei amare e non potrei servire i poveri», diceva santa Teresa di Calcutta, e San Pio da Pietrelcina usava questa immagine: «È più facile che il mondo viva senza il sole piuttosto che viva senza la messa».
A questo punto una domanda, almeno al sottoscritto, sorge spontanea: ma oggi, ai nostri giorni, sentiamo anche noi questa necessità? Percepiamo anche noi che senza la Messa non possiamo andare avanti? Avvertiamo anche noi “la fame” di Gesù Eucaristia, da ricevere nella Santa Comunione o da adorare nel Santissimo Sacramento dell’altare, Presenza Viva e Sostanziale del Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo?
La risposta la lascio al dottor Airoma Domenico, magistrato, presa da un articolo apparso su Alleanza Cattolica il 25 marzo 2020, in tempo di emergenza sanitaria:
«Non fumo. La sigaretta non mi ha mai attirato, forse perché mio padre è morto per il troppo fumo. Ma da quando lo Stato ha dettato restrizioni alla libertà di culto, con l’accettazione ultrarestrittiva della Chiesa, comincio a riconsiderare la cosa. Accade, infatti, che, domenica mattina, nel mentre mi reco nella chiesa vicino casa mia, venga fermato per il controllo da due agenti di polizia. Avevo il foglio del permesso debitamente compilato e alla voce “lo spostamento è determinato da” avevo scritto: “Accesso a luogo di culto”. Lo consegno all’agente, il quale strabuzza gli occhi e mi fa: “Sono basito. Che significa?”. Rispondo: “Che sto andando in Chiesa”. E lui, di rimando: “Ma le Messe sono proibite”. E qui il primo colpo al cuore. E la sensazione di essere osservato quasi fossi un pericoloso criminale; peggio, uno che non si rende conto della gravità del momento. Riprendo: “Non si possono celebrare le Messe con la partecipazione dei fedeli, ma le Chiese possono rimanere aperte per chi vuole accedervi”. Il nostro, poco convinto, mi fa: “Verificheremo”. Ecco, penso fra me e me, cosa significa avere considerato le celebrazioni religiose al pari di qualsiasi altra manifestazione ludica, sportiva o fieristica. Pazienza, mi dico. Ma è proprio la pazienza a essere messa a dura prova, quando, al cospetto della carta di identità, lo zelante poliziotto, mi fa, non nascondendo la sorpresa: “Ah, lei è un magistrato!”. Eh lo so, nessuno è perfetto, mi viene quasi da dire. Ma preferisco evitare lo humour: potrebbe essere frainteso. E allora opto per la modalità seria. “Mi rendo conto che le può sembrar strano che un magistrato senta la necessità di recarsi in Chiesa. Ma, veda, è proprio in questi momenti che, soprattutto chi ricopre incarichi istituzionali, cerca il conforto di Dio, che è l’unico che può davvero tirarci fuori da questa sventura”. E qui la conversazione si fa davvero interessante, perché il nostro obietta: “E non è la stessa cosa pregare a casa? Che bisogno c’è di andare in Chiesa?”. Osservazione tutt’altro che peregrina, in effetti, perché la disposizione parla di ragioni che determinano lo spostamento. Gli rispondo: “Veda, sono fatto di carne e per sentirmi confortato ho bisogno di mettermi, quando posso, al cospetto di Dio. Ed è per questo che sento la necessità di andare a pregare dinanzi al tabernacolo, dinanzi a Gesù. Tutto qui”. “Vabbè, dottò, vada pure”, mi fa, oramai deposto il piglio inquisitorio iniziale, il bravo poliziotto. Faccio per andare via, ma lo sguardo si posa su una bella T che giganteggia sul tabaccaio poco distante e mi viene spontaneo interpellare ancora il mio “controllore”. “Mi tolga una curiosità. Ma se io le avessi detto che stavo andando al distributore di sigarette, cosa mi avrebbe detto?”. “Che era tutto a posto, dottò. E che dubbio c’è”. E invece, il dubbio, anzi la certezza, è che per questo nostro mondo malato nel corpo e nello spirito, Nostro Signore Gesù Cristo valga meno di una sigaretta. Ed è davvero messo male se uno come me è chiamato a testimoniare che ne abbiamo invece un bisogno tremendo»1.
Nella Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, il Santo Papa afferma che: «Il culto reso all’Eucaristia fuori della Messa è di un valore inestimabile nella vita della Chiesa. Tale culto è strettamente congiunto con la celebrazione del Sacrificio eucaristico. La presenza di Cristo sotto le sacre specie che si conservano dopo la Messa – presenza che perdura fintanto che sussistono le specie del pane e del vino – deriva dalla celebrazione del Sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale. Spetta ai Pastori incoraggiare, anche con la testimonianza personale, il culto eucaristico, particolarmente le esposizioni del Santissimo Sacramento, nonché la sosta adorante davanti a Cristo presente sotto le specie eucaristiche. È bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto (cfr Gv 13,25), essere toccati dall’amore infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per l’arte della preghiera, come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno! Di questa pratica ripetutamente lodata e raccomandata dal Magistero, numerosi Santi ci danno l’esempio. In modo particolare, si distinse in ciò sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che scriveva: “Fra tutte le devozioni, questa di adorare Gesù sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi”. L’Eucaristia è un tesoro inestimabile: non solo il celebrarla, ma anche il sostare davanti ad essa fuori della Messa consente di attingere alla sorgente stessa della Grazia» (EE 25)2.
L’insegnamento del Santo Papa polacco si rinnova e trova ulteriore conferma in quello altrettanto magistrale del successore Benedetto XVI, nell’Esortazione Apostolica Postsinodale Sacramentum Caritatis: «Nel Sacramento dell’altare, il Signore viene incontro all’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,27), facendosi suo compagno di viaggio. In questo Sacramento, infatti, il Signore si fa Cibo per l’uomo affamato di Verità e di Libertà. Poiché solo la Verità può renderci liberi davvero (cfr Gv 8,36), Cristo si fa per noi Cibo di Verità. Con acuta conoscenza della realtà umana, sant’Agostino ha messo in evidenza come l’uomo si muova spontaneamente, e non per costrizione, quando si trova in relazione con ciò che lo attrae e suscita in lui desiderio. Domandandosi, allora, che cosa possa ultimamente muovere l’uomo nell’intimo, il santo Vescovo esclama: “Che cosa desidera l’anima più ardentemente della Verità? “. Ogni uomo, infatti, porta in sé l’insopprimibile desiderio della Verità, ultima e definitiva. Per questo, il Signore Gesù, “Via, Verità e Vita” (Gv 14,6), si rivolge al cuore anelante dell’uomo, che si sente pellegrino e assetato, al cuore che sospira verso la fonte della vita, al cuore mendicante della Verità. Nel sacramento dell’Eucaristia Gesù ci mostra in particolare la Verità dell’Amore, che è la stessa essenza di Dio. È questa Verità evangelica che interessa ogni uomo e tutto l’uomo. Per questo la Chiesa, che trova nell’Eucaristia il suo centro vitale, si impegna costantemente ad annunciare a tutti, opportune importune (cfr 2 Tm 4,2), che Dio è Amore. Proprio perché Cristo si è fatto per noi cibo di Verità, la Chiesa si rivolge all’uomo, invitandolo ad accogliere liberamente il dono di Dio» (SC 2)3.
La nostra Fede cristiano-cattolica ci insegna, e noi siamo tenuti a crederlo, che nell’ostia consacrata è Vivo, Realmente e Sostanzialmente Presente Gesù Cristo, nel Santissimo Sacramento dell’altare, sotto le specie del Pane e del Vino. Perciò, nei Tabernacoli, dove si conserva il Pane consacrato, Gesù è Presente come su un trono d’Amore e di Misericordia, e vi dimora giorno e notte, nascosto ai nostri occhi, per arricchirci di Grazie e per dimostrarci il Suo Amore.
«L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo», affermava con fierezza San Carlo Acutis. Nel corso della sua breve esistenza terrena (3 maggio 1991 – 12 ottobre 2006), molto presto ha scoperto una Persona singolare: Gesù Cristo, e di Lui, crescendo si innamora perdutamente. Carlo trova in Lui l’Amico, il Maestro, il Salvatore, la Ragione stessa della sua esistenza. Senza Gesù nel suo vivere quotidiano, si fatica a comprendere l’essenza della sua vita, in tutto simile a quella dei suoi amici, ma che custodisce in sé questo invincibile segreto. Carlo sa che per seguire Gesù è quanto mai necessaria una grande umiltà unita ad un gran sacrificio. I suoi modelli, infatti, sono i pastorelli di Fatima, i Santi Giacinta e Francisco Marto, San Domenico Savio, San Luigi Gonzaga, senza dimenticare San Tarcisio, martire dell’Eucaristia.
La vita di Carlo è interamente Eucaristica. Già al momento di ricevere la sua prima comunione, alimenta una grande devozione al Santissimo Sacramento dell’altare, in cui sa e crede fermamente che Gesù è Sostanzialmente Presente e Vivo accanto alle sue creature, come Dio è l’Amico più grande che esista. Dal Mistero Eucaristico, infatti, impara a comprendere l’infinito Amore di Gesù per ogni uomo.
«È meraviglioso — diceva Carlo —, perché tutti gli uomini sono chiamati a diventare, come Giovanni, discepoli prediletti: basta diventare anime Eucaristiche, permettendo a Dio di operare in noi quelle meraviglie che solo Lui può fare! Ci vuole però la libera adesione della nostra volontà. Dio non ama forzare nessuno. Vuole il nostro libero amore».
Nel Credo del popolo di Dio, di San Paolo VI, Papa, ad un certo punto il Sommo Pontefice dice: «Noi crediamo che la Messa, celebrata dal Sacerdote che rappresenta la Persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell’Ordine, e da lui offerta nel Nome di Cristo e dei membri del suo Corpo mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il Pane e il Vino consacrati dal Signore nell’ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue, che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il Pane e il Vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel Cielo; e crediamo che la misteriosa Presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una Presenza Vera, Reale e Sostanziale. […] L’unica ed indivisibile esistenza del Signore Glorioso nel Cielo non è moltiplicata, ma è resa Presente dal Sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il Sacrificio, tale esistenza rimane Presente nel Santo Sacramento, che è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell’Ostia Santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo Incarnato, che essi non possono vedere e che, senza lasciare il Cielo, si è reso Presente dinanzi a noi»4.
Purtroppo, oggi è in atto – sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere – un tentativo “diabolico” di svuotare l’Eucaristia del suo unico ed inestimabile valore soprannaturale. Si sono via via demitizzati tutti i segni che ne evidenziano la Maestà Divina del Mistero Eucaristico, “fonte e vertice” di tutta la vita della Chiesa. Al contrario, si sono trasformate le basiliche in sale da pranzo e di intrattenimento per i poveri, facendo passare l’erroneo messaggio che il povero sia più importante sacramento della presenza di Gesù. a cui tutto subordinare. A conferma di ciò che scrivo, mi giunge notizia, in questi giorni, che in una diocesi del nord Italia, il vescovo ha emanato un documento in cui esorta i parroci delle parrocchie di quella diocesi, a porre in essere le direttive ivi contenute, che impongono di spostare il tabernacolo dal centro della chiesa ad una cappella laterale, quasi che la Presenza del Re dei re, disturbasse qualcun altro.
Emerge sempre più una visione orizzontale della Fede che lascia nella penombra la priorità dell’Amore di Dio nella Sua Viva e Reale Presenza in mezzo a noi. Una Chiesa tutta incentrata sulle attività sociali, che minimizza o svaluta i luoghi e i tempi di silenzio, di preghiera, di adorazione, non migliora certamente la vita cristiana e non favorisce una fioritura di vocazioni religiose e sacerdotali. Mai come ora, infatti, i seminari si svuotano e chiudono.
La sottovalutazione della vita contemplativa e l’impoverimento del culto Eucaristico, ridotto ormai a ricordo dell’Ultima Cena e non a ripresentazione e ritualizzazione del Sacrificio di Cristo, come peraltro afferma la teologia sacramentaria, intacca la Fede Cattolica fin alle sue radici. Se queste radici si ammalano o inaridiscono, la Fede svigorisce, la Chiesa Cattolica si riduce ad una delle tante correnti religiose, o, peggio ancora, ad un centro di assistenza umanitaria e niente di più. La Chiesa, così, non è più la Mistica Sposa di Cristo, Unico Salvatore, Luce e Sale del mondo.
Per Grazia di Dio, però, abbiamo davanti a noi molte “stelle comete”, incancellabili ed inoscurabili, che brillano della Luce potente della Verità e ci indicano costantemente la Via diritta per il Cielo, nostra patria e nostra meta ultima e definitiva. Sono i Santi, adoratori e cantori della pietà Eucaristia.
Uno fra tutti è l’incomparabile teologo, filosofo e pensatore San Tommaso d’Aquino, conosciuto anche come il “Dottore Angelico”, celebre per il proprio stile sobrio e misurato di argomentare. Incaricato da Papa Urbano IV di comporre la liturgia del “Corpus Domini”, Solennità voluta dallo stesso pontefice, in seguito al Miracolo Eucaristico di Bolsena (1263), ne uscì un poema da cui traspare tutto il suo entusiasmo e straripante fervore per il Divino e inestimabile Dono della Santissima Eucaristia. A distanza di secoli non si possono rileggere e meditare quei testi liturgici intrisi di Sacra Scrittura, di teologia, di mistica e di ineffabile “pietas”, senza provare una intensa commozione. Eccone un esempio mirabile:
«Adoro Te devote, latens Deitas,
Quae sub his figuris vere latitas:
Tibi se cor meum totum subiicit,
Quia te contemplans totum deficit.
Visus, tactus, gustus in te fallitur,
Sed auditu solo tuto creditur.
Credo quidquid dixit Dei Filius:
Nil hoc verbo Veritatis verius. […]
O memoriale mortis Domini!
Panis vivus, vitam praestans homini!
Praesta meae menti de te vivere
Et te illi semper dulce sapere. […]
Iesu, quem velatum nunc aspicio,
Oro fiat illud quod tam sitio;
Ut te revelata cernens facie,
Visu sim beatus tuae gloriae. Amen».
Che tradotto così si legge:
«Adoro Te devotamente, oh Dio nascosto,
Sotto queste apparenze Ti celi veramente:
A te tutto il mio cuore si abbandona,
Perché, contemplandoTi, tutto vien meno.
La vista, il tatto, il gusto, in Te si ingannano,
Ma solo con l’udito si crede con sicurezza:
Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio,
Nulla è più vero di questa Parola di Verità […]
Oh memoriale della morte del Signore,
Pane Vivo, che dai vita all’uomo,
Concedi al mio spirito di vivere di Te,
E di gustarTi in questo modo sempre dolcemente […]Oh Gesù, che velato ora ammiro,
Prego che avvenga ciò che tanto bramo,
Che, contemplandoTi col volto rivelato,
A tal visione io sia beato della Tua gloria. Amen».
Note
- https://alleanzacattolica.org/meno-di-una-sigaretta/
- https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_20030417_eccl-de-euch.html
- https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/apost_exhortations/documents/hf_ben-xvi_exh_20070222_sacramentum-caritatis.html
- https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/motu_proprio/documents/hf_p-vi_motu-proprio_19680630_credo.html