di Alex Vescino.
Nel 1910 San Pio X obbligò tutto il clero dedito alla cura d’anime o all’insegnamento a pronunciare un giuramento in cui è contenuta la condanna di tutti gli essenziali errori modernistici sulla Rivelazione e la Tradizione. Proprio per questo compendio della erronea dottrina modernista il predetto giuramento non ha valore solo disciplinare, ma anche dogmatico.
Noi di Ecclesia Dei lo abbiamo fatto, ora tocca a te!
«Io, N.N., accetto e credo fermamente tutte e ciascuna le verità che la Chiesa, col suo magistero infallibile, ha definito, affermato e dichiarato, principalmente quei capi di dottrina che si oppongono direttamente agli errori del nostro tempo.
E per primo credo che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza e perciò anche dimostrato col lume naturale della ragione per mezzo delle opere da Lui compiute (cfr. Rm. 1, 20), cioè per mezzo delle opere visibili della creazione, come la causa per mezzo dell’effetto.
Secondo: ammetto e riconosco le prove esteriori della rivelazione, cioè gli interventi divini, e soprattutto i miracoli e le profezie, come segni certissimi dell’origine divina della Religione cristiana; e questi stessi argomenti io li ritengo perfettamente proporzionati all’intelligenza di tutti i tempi e di tutti gli uomini, anche del tempo presente.
Terzo: credo anche con fede ferma che la Chiesa, custode e maestra della parola rivelata, è stata istituita immediatamente e direttamente da Cristo stesso, vero e storico, durante la sua vita tra noi, e che è fondata su Pietro capo della gerarchia apostolica, e sui suoi successori attraverso i secoli.
Quarto: accolgo sinceramente la dottrina della Fede trasmessa fino a noi dagli Apostoli per mezzo dei Padri ortodossi, sempre nello stesso senso e nella stessa sentenza, e rigetto assolutamente la supposizione eretica dell’evoluzione dei dogmi da un significato all’altro, differente da quello che la Chiesa ha tenuto dall’inizio; e similmente condanno ogni errore che pretende di sostituire al deposito divino, affidato da Cristo alla Sposa perché fedelmente lo custodisse, un ritrovato filosofico o una creazione della coscienza umana, formatasi lentamente con sforzo umano e perfezionantesi nell’avvenire con progresso indefinito.
Quinto: ritengo in tutta certezza e professo sinceramente che la Fede non è un sentimento religioso cieco che erompe dalle latebre della subcoscienza per impulso del cuore ed inclinazione della volontà moralmente informata, ma un vero assenso dell’intelletto alla verità acquisita estrinsecamente con la predicazione; assenso per il quale noi crediamo vero, a causa dell’autorità di Dio la cui veracità è assoluta, tutto ciò che è stato detto, attestato e rivelato dal Dio personale, creatore e Signore nostro.
Mi sottometto anche, con tutto il dovuto rispetto ed aderisco di tutto il cuore a tutte le condanne, dichiarazioni e prescrizioni contenute nell’Enciclica Pascendi e nel Decreto Lamentabili, specialmente per ciò che concerne la cosiddetta storia dei dogmi.
Mantengo pertanto fermissimamente e manterrò fino al mio ultimo respiro, la fede dei Padri nel carisma certo di verità che è, è stato e sarà sempre nell’episcopato trasmesso con la successione Apostolica [1]: non in modo che sia mantenuto quello che può sembrare migliore e più adatto al grado di cultura proprio di ciascuna epoca, ma in modo che la verità assoluta ed immutabile, predicata in origine dagli Apostoli, né mai sia creduta, né mai sia intesa in un altro senso [2].
Mi impegno ad osservare tutte queste cose fedelmente, integralmente e sinceramente, a custodirle inviolabilmente e a non allontanarmene sia nell’insegnamento sia in una qualunque maniera con le mie parole ed i miei scritti. Così prometto, così giuro, così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli di Dio.»
NOTE
[1] Ireneo, Adversus haereses, 4, 26, 2.
[2] Tertulliano, De praescriptione haereticorum, c. 28.
Ecclesia Dei
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