Nell’istruzione del consilium e della Sacra Congregazione dei Riti “Musicam Sacram” del 5 marzo 1967 , non è previsto alcun utilizzo degli inni nazionali durante la celebrazione eucaristica, sia domenicale che solenne. Una nota recita precisamente:
32. L’uso legittimamente vigente in alcuni luoghi, qua e là confermato con indulto, di sostituire con altri testi i canti d’ingresso, d’offertorio e di comunione che si trovano nel Graduale, può essere conservato, a giudizio della competente autorità territoriale, purché tali canti convengano con il particolare momento della Messa, con la festa e il tempo liturgico. La stessa autorità territoriale deve approvare il testo di questi canti.
È quindi affidata la decisione circa l’utilizzo di altri canti o vari “testi particolari”diversi dal Graduale al vescovo diocesano, il quale dovrà decretare se quest’ultimi siano effettivamente attinenti all’ambito liturgico in cui dovrebbero essere inseriti considerando non solo il luogo, la forma e l’essenza stessa del canto proposto, ma anche il periodo liturgico vigente. Nel caso specifico degli inni nazionali, alcune conferenze episcopali hanno previsto il loro utilizzo durante la celebrazione: Germania, Inghilterra e Monaco sono solo alcuni degli stati dove, per varie motivazioni, si è scelto di inserire l’inno nazionale negli innati delle celebrazioni. Purtroppo esistono dei casi in cui questa decisione viene presa da enti governativi superiori come nel recente caso cinese: L’Associazione patriottica infatti ha dato l’ordine a tutte le chiese cattoliche di cantare l’inno nazionale in chiesa prima di ogni celebrazione eucaristica e di sventolare la bandiera rossa (simbolo del partito comunista) sull’altare. Questa iniziativa ha l’intento di festeggiare il settantesimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese. Ora, chiunque converrà che tale scopo è ben diverso dal ritenersi inerente alla Santa Messa. In questo caso, così come in molti altri, si perde completamente la profonda simbolicità della musica sacra durante le celebrazioni; essa è parte costituente dalla Liturgia e come tale deve essere rispettata. Può accadere che, in ambiti e situazioni ben differenti da quella descritta in precedenza, sia concessa l’esecuzione dell’inno nazionale prima o dopo la celebrazione: sempre e comunque in maniera decentrata e distaccata dal Santo Sacrificio in modo che non lo interessi minimamente. Questi aspetti si ripresentano soprattutto in stati, come suddetto, dove è presente una monarchia o comunque un forte patriottismo da parte dei fedeli. Bisogna tuttavia distinguere due aspetti fondamentali: esistono delle formule, degli inni veri e propri, per chiedere a Dio la protezione di un monarca che però non costituiscono un canto popolare o un’inno nazionale; solo in alcuni casi queste invocazioni possono anche coincidere (come tema) rappresentando effettivamente anche un’inno nazionale (vedi “God save the queeen”).
Domine, salvum fac Regem nostrum
Et exáudi nos in die, qua invocavérimus te.
Dómine, exáudi oratiónem meam.
Et clamor meus ad te veniat.
Dominus vobiscum
Et cum spiritu tuo
Oremus
Pateant aures misericordiae tuae, Domine, precibus supplicantium: et ut petentibus desiderata concedas; fac eos, quae tibi sunt placita, postulare. Per Christum Dominum nostrum. Amen
Divinum auxilium maneat semper nobiscum. Amen