I Dieci Comandamenti- Introduzione

Ha senso ai giorni nostri parlare di dieci comandamenti? In quanti, nel 2025, li conoscono? E in quanti, tra quelli che sostengono di conoscerli, li osservano realmente?

I Dieci Comandamenti- Introduzione

Ha senso ai giorni nostri parlare di dieci comandamenti? In quanti, nel 2025, li conoscono? E in quanti, tra quelli che sostengono di conoscerli, li osservano realmente?

scritto da

Ha senso ai giorni nostri parlare di dieci comandamenti? In quanti, in questo 2025 scristianizzato, li conoscono? E in quanti, tra quelli che sostengono di conoscerli, li osservano realmente? 

Ma poi, perché rispettarli? Si tratterebbe dell’immutabile Legge di Dio, ma chi ci crede più in Dio? E se anche trovassimo qualcuno che ci crede, avremmo mai l’ardire di chiedergli in quale Dio crede, o in che cosa? Io no… in tutta onestà avrei paura delle risposte. 

Grazie ai dati Istat 2023 sappiamo che in Italia, culla della cristianità, solo il 17,9% della popolazione si reca in chiesa almeno una volta alla settimana (la domenica, mi auguro), mentre il 31,5% non ci va mai; sommando praticanti assidui e mai praticanti, arriviamo a circa il 50% degli italiani, il che significa che la restante metà del popolo o frequenta un luogo di culto in modo discontinuo oppure una tantum, magari in occasione di eventi come matrimoni, battesimi o grandi festività. A sostegno di numeri e statistiche è poi la nostra stessa esperienza, dalla quale possiamo rilevare come realmente la pratica religiosa, e non solo, sia in rapido e forte declino. Figuriamoci, perciò, quanto sia obsoleto parlare di comandamenti divini alla società attuale. Per più di qualcuno quest’ultimi non sono altro che inutili dogmi, regole volte a limitare la libertà d’azione e di pensiero degli individui, e imposte da un Dio – evidentemente crudele, se esiste – che si diletterebbe nel mortificare ed opprimere l’esistenza umana, impedendogli di raggiungere la tanto agognata felicità, così, perché gli va. Ed effettivamente, piuttosto che sottostare a medievali precetti, è molto più semplice vivere al grido sessantottino del «vietato vietare»ritenersi i soli arbitri della propria vita, gli unici ad avere il diritto di poter decidere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, e credersi felici solo perché si fa ciò che si vuole. 

Ma a ben guardare, è davvero così? Vediamo…

Dati Istat 2017 alla mano, notiamo come la depressione sia il disturbo mentale più diffuso in Italia: più di 2,8 milioni di italiani ne sono stati o ne sono colpiti. Essa compare il più delle volte in associazione all’ansia cronica grave, di cui 3,7 milioni di persone sono state vittima. Nella classe di età tra i 20 e i 34 anni, il suicidio rappresenta il 12% dei decessi. Nel 2016, circa 800mila persone hanno ricevuto trattamenti nei servizi dei Dipartimenti di salute mentale. Tra gli uomini adulti il principale disturbo è la schizofrenia e altre psicosi funzionali; nelle donne le sindromi nevrotiche e la depressione; tra gli anziani, ancora la depressione. E attenzione, perché questi sono tutti numeri che si riferiscono al periodo pre-Covid19. Sappiamo tutti, infatti, che la pandemia ha dato novello impulso all’isolamento sociale, all’uso eccessivo di tecnologie e alle varie dipendenze, le quali, a loro volta, hanno alimentato e stanno alimentando l’aumento generalizzato di ansia, depressione e disturbi del comportamento. Come è possibile tutto questo? Seguendo il ragionamento che facevamo poc’anzi, oggi più che mai dovremmo avere a che fare con persone felici, pacifiche, realizzate, soddisfatte… e invece! Assistiamo a un grosso cortocircuito. Oggettivamente, l’assioma “felicità=fare ciò che si vuole” fa acqua da tutte le parti e, dunque, o si cambia l’enunciato in “depressione=fare ciò che si vuole” e si rinuncia, così, per sempre a qualsiasi chimerica lietezza, oppure cerchiamo di persuaderci una volta per tutte che a) Dio è un Padre buono, che desidera solo il bene e il meglio per i propri figli e che b) l’unico vero sentiero da percorrere se vogliamo raggiungere la pace e la felicità (terrena e ultraterrena) sono i comandamenti di Dio. 

La sacra Scrittura è ricca di riferimenti in questo senso. Pensiamo a queste parole del libro del Deuteronomio (30,15 ss): 

«Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a Lui, poiché è Lui la tua vita e la tua longevità».

Si consideri, inoltre la seconda parte del Salmo 18: 

«La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima… gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore… per chi li osserva è grande il profitto».

E si guardi, infine, alla risposta che Gesù diede al giovane ricco, allorquando questi gli chiese cosa avrebbe dovuto fare per avere la vita eterna (ovvero la felicità):

«Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». 

(Mt 19,17)

Siccome in pochi sono realmente consci del tesoro che si cela tra le righe dei precetti divini, ecco che chi scrive, a fronte anche dell’esperienza personale avuta circa l’ignoranza e la disinformazione dilagante sulla materia stessa dei dieci comandamenti, ha pensato di proporre una rubrica mensile proprio su quest’argomento: con l’aiuto di Dio e della Madonna, ogni mese, a partire dal prossimo, si andrà ad analizzare un comandamento diverso, partendo ovviamente dal primo e proseguendo in ordine, al fine di conoscere meglio i passi da fare sulla non poco accidentata strada della nostra esistenza per raggiungere finalmente la salvezza e il gaudio eterno.

Luana Manuli

Luana Manuli

Caposervizio della sezione Spiritualità Religiosa. Ha conseguito il Diploma di liceo linguistico presso l’Istituto Daniele Crespi di Busto Arsizio. Attualmente studia Scienze della Comunicazione presso l’Università degli studi dell’Insubria.
Vedi tutti i suoi articoli

Leggi anche...

A distanza di pochi giorni dalla Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti, è giusto riflettere su quei simboli e quei [...]
Essere tentati è esperienza abbastanza comune per l'uomo peccatore, ma che sia frequente statisticamente non significa che sia una cosa [...]
Santa Teresa di Gesù (Teresa Sánchez de Cepeda Dávila y Ahumada), nacque ad Avila (Spagna) il 28 marzo 1515, da [...]
La purezza è la virtù più abbagliante della Madonna. Lo splendore della Sua verginità sempre intatta fa di Lei la [...]
error: Questo contenuto è protetto!