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I giovani interrogano gli adulti

Non è vero che le nuove generazioni disprezzano ciò che è stato, le tradizioni, la storia che ha radici antiche e ha generato frutti che ancora gustiamo.

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Non è vero che le nuove generazioni disprezzano ciò che è stato, le tradizioni, la storia che ha radici antiche e ha generato frutti che ancora gustiamo.

Estratto dell’omelia tenuta dal Cardinale Angelo Bagnasco
durante la celebrazione della Santa Messa presso il Santuario della Madonna della Guardia
il 28/8/2010

Non è vero che le nuove generazioni disprezzano ciò che è stato, le tradizioni, la storia che ha radici antiche e ha generato frutti che ancora gustiamo. Essi non vogliono una storia che sia museo, puro antiquariato senz’anima, un fantasma morto. Vogliono una storia  viva, che  nasce ed è guidata da ispirazioni alte, da ideali veri. E quindi sempre viva e attuale anche se ricca di secoli. Non è forse, questo Santuario, un esempio di questo desiderio e di questa ricerca che attraversa l’anima dei giovani che non di rado si sentono orfani pur avendo molto? Essi sono disorientati quando non vedono punti di orientamento; ma questi punti li desiderano e li cercano. Tocca a noi adulti  essere dei riferimenti umili e autorevoli: il mondo degli adulti, invece, è  a volte sofisticato, pieno di preconcetti e pregiudizi,  pretende di costruire il futuro senza il passato, di poter guardare la storia con  occhi sufficienti, di ritenere superato e vecchio ciò che è stato vissuto con frutto. E così – come succede in Europa – taglia il ramo su cui è seduto! E’ un peccato di presunzione e di miopia: come se camminare con intelligenza nel solco tracciato dall’esperienza di altri fosse umiliare se stessi anziché un riferimento e un aiuto per orientarci nella complessità contemporanea.

I giovani non cercano questo, chiedono altro con modi spesso indiretti, che richiedono da parte nostra di essere raccolti con attenzione e compresi. Non possiamo assistere rassegnati allo sbando della confusione valoriale che porta all’individualismo, che rinchiude ognuno in se stesso, uccide i rapporti, impoverisce il vivere sociale.

I giovani interrogano gli adulti
© Il Resto del Carlino

3.     Per questo i Vescovi italiani hanno scelto come obiettivo del decennio la sfida educativa, consapevoli – insieme ai loro sacerdoti – che non c’è evangelizzazione senza educazione integrale della persona e senza educatori autentici e convinti. Il Vangelo annuncia la redenzione ed eleva tutto l’uomo, promuove civiltà e cultura. Quel piccolo Bambino che vediamo in braccio alla Madonna che ci guarda affettuosa, è stato educato dalla Santa Vergine ed educa tutti noi. Tutti abbiamo sempre bisogno di essere educati e di educarci: nessuno è arrivato!

Quanta umiltà  ci vuole per educare e lasciarci educare! Invece ci scontriamo spesso con l’orgoglio e la presunzione: questa zizzania, che non si estingue mai dal nostro campo interiore, rende suscettibili per ogni più piccola cosa, per ogni soffio che non sia laudativo, che non riconosca i nostri meriti veri o presunti. Ci fa permalosi per ogni osservazione e contrasto alle nostre idee, ai nostri punti di vista, ostinati nei nostri programmi. Quanta umiltà ci vuole per essere intelligenti e quindi liberi! I giovani hanno bisogno di vedere negli adulti delle persone libere: non perché fanno ciò che vogliono a capriccio, secondo gusti, voglie, interessi individuali. Liberi perché non sono ingiusti, perché fanno ciò che è vero e buono, perché seguono le regole, perché osservano le leggi, fedeli alla parola data e agli impegni assunti,  decisi a fare il proprio dovere sempre,  fieri di poter tenere la testa alta davanti a tutti perché a posto con Dio e con la propria retta coscienza; fieri di “stare all’onore del mondo”, di poter fare cioè  – come dicevano i nostri vecchi – “bella figura” non perché ricchi o potenti, ma perché onesti e giusti.

          E’ questo complesso di atteggiamenti spirituali, di comportamenti e di valori, che rende gli adulti credibili agli occhi delle giovani generazioni; che li rende dei testimoni e dei maestri. E’ questo compito che occuperà il decennio della Chiesa italiana che  vogliamo questa sera deporre nella mani materne di Maria, chiedendo a Lei che doni a Genova la fiducia e lo slancio necessari per essere ciascuno parte viva  di un compito di cui tutti siamo protagonisti e destinatari.

Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo emerito di Genova

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