Multum quidem peccavimus, sed parce confitentibus.
Non c’è cosa più brutta, per un uomo, del peccato che ha commesso, che commetterà o che commette. Il peccato attuale calpesta, con grande violenza, il sangue sparso da Cristo sulla croce. Chi pecca che fa? Si ribella a Dio, si alza per tirargli uno schiaffo. Chi pecca dice, con il proprio atto: “Signore, so bene che tu mi ami gratuitamente e perfettamente, so bene che mi hai creato per amore e che ti sei fatto uccidere per riscattarmi dalla colpa che io avevo commesso contro di te… ma guarda, non mi interessa. Voglio fare i miei comodi, e non mi interessa che ti dispiaccia o meno.”
Mysterium iniquitatis! Quanto è grande il nostro delitto, quanto grave la nostra colpa.
Se mortale, il peccato letteralmente ci uccide. Esso equivale a calpestare il sangue che cola giù dalla croce di Cristo. La nostra anima diventa nemica e avversa a Dio, le potenze dell’anima sono corrotte, sicché di peccato in peccato, l’uomo se ne va banchettando all’Inferno. Il peccato mortale ci mette fuori dalla comunione dei santi, e nel momento del misfatto, in quell’esatto momento in cui tu pecchi mortalmente contro Dio, il tuo nome viene scritto nel libro dell’Inferno, dove tutti i dannati che furono prima di te sono rinchiusi e lo saranno in Aeternum, senza via di uscita.
Tuttavia, se il peccato mortale è davvero grave come si presenta di fatto, un altro pericolosissimo peccato attuale ci attende quotidianamente. Stiamo parlando del peccato veniale.
Proteiformi sono le modalità con le quali il peccato si presenta. E nel caso del peccato veniale, complice una bassa attenzione e una guardia non sufficientemente attenta, le occasioni sono davvero innumerabili.
Tanti cristiani trascurano il peccato veniale. Infatti, si pensa quotidianamente alla leggera su questo peccato: “si, vabbè…è una cosa da niente, un peccatuccio…che vuoi che sia?”
Grave errore! Il peccato veniale è una trasgressione della legge di Dio o della Chiesa, e merita, come ci ricorda San Giovanni Bosco, pene temporali gravissime da scontarsi in questa vita o nel purgatorio. Certo, è un peccato per analogia, e non priva l’anima della grazia santificante. Ma quali danni prepara?
Secondo l’Aquinate, il peccato di Lucifero fu, inizialmente, proprio un peccato veniale. Lucifero fu posto di fronte alla scelta dell’Incarnazione. Ma come maturò il rifiuto definitivo che lo pose in inimicizia con Dio? Lucifero dapprima si raffreddò nella carità. Raffreddando il fervore della carità, non era più saldo e fermo nel suo assenso, e cominciò così ad apparecchiare, di fatto, il peccato mortale. Che venne. E tutti sappiamo come andò a finire. Il peccato veniale è pericolosissimo, perché è il preludio, l’anticamera del mortale che quasi sicuramente lo segue.
Figuriamoci di immaginare il cristiano come una città fortificata, e che si possa entrare nella città passando da un’unica porta, rinforzata e continuamente sorvegliata. Ora, il nemico assediante rilascia un gas fortemente ossidante che, da un lato, agisce corrodendo i giunti metallici del portone, e dall’altra impedisce alle guardie di starvi vicino. Il portone è ancora in piedi, ma si può forse affermare essere solido come lo era prima? No, tanto è vero che il nemico, sfruttando l’azione di questo gas, potrà facilmente avvicinarsi al portone, e con un ariete lo potrà facilmente abbattere. Il peccato veniale è quel “gas” apparentemente innocuo che spiana la via al peccato mortale, quell’ “ariete” che sfonda la porta della volontà, indebolita e ormai marcia, incapace di fortezza e solidità.
Un peccato veniale può diventare mortale? Certo:
- Quando si pecca per formale disprezzo della legge o del legislatore.
- Quando chi lo commette lo tiene erroneamente per mortale, oppure è disposto in cuor suo a commetterlo ancorché fosse mortale.
- Quando chi pecca si propone un fine mortalmente cattivo.
- Quando dal peccato veniale si prevede o si deve prevedere una qualche grave conseguenza o lo scandalo.
- Quando il peccato veniale può cagionare prossimo pericolo di peccato mortalmente.
E tu, cristiano, lo prendi alla leggera? Male, malissimo.
Concludiamo la nostra riflessione sul peccato veniale, soffermandoci su ciò che il grande Padre Tanquerey dice a riguardo del peccato veniale deliberato.
Questo male morale diminuisce il nostro fervore, e ci fa scivolare a poco a poco fino al peccato mortale. Le nostre tendenze ai piaceri proibiti aumentano e d’altro canto le grazie di Dio diminuiscono, tanto che viene il momento in cui possiamo temere tutte le capitolazioni. Questo peccato è tanto più da temere in quanto le grazie di Dio diminuiscono generalmente in proporzione delle nostre infedeltà. Con l’attaccamento al peccato veniale noi resistiamo alla grazia, mettiamo quindi degli ostacoli alla sua azione nella nostra anima e per questo ne riceviamo molte meno. Se quindi con grazie più abbondanti non abbiamo magari resistito alle cattive inclinazioni della natura (perché abbiamo commesso il peccato veniale stesso che ci ha indotto in questa situazione), resisteremo alle stesse con meno grazie a disposizione. Quando un’anima manca di raccoglimento e generosità, percepisce poco quei movimenti interiori della grazia che la sollecitano al bene. Infine, la grazia non può santificarci se non domandandoci dei sacrifici, e le abitudini dei godimenti acquisite con l’attaccamento alle colpe veniali rendono questi sacrifici molto più difficili.Animadverte, caro cristiano. Resta in guardia. Perché il peccato veniale si camuffa come qualcosa di leggero, ma di fatto contiene la tua condanna a morte. E che morte orribile, quella dell’anima! Ben più grave di quella del corpo. Per questo, poni attenzione a non commettere il peccato veniale, e implora l’aiuto di Dio per vincerlo fino alla fine.