Fino a che viviamo in questo mondo, non possiamo andare esenti da tribolazioni e tentazioni. Perciò, nel libro di Giobbe sta scritto: la vita dell’uomo sulla terra è una continua tentazione (Gb 7,1). Ognuno, quindi, dovrebbe stare in guardia contro le tentazioni e vigilare pregando, perché non lo sorprenda il demonio, che non sonnecchia mai, ma giri intorno, cercando chi divorare (1Pt 5,8). Nessuno è così perfetto e così santo, che non abbia talvolta delle tentazioni; non possiamo esserne del tutto esenti. Eppure, le tentazioni, sebbene moleste e gravi, sono spesso molto utili all’uomo, perché in esse s’umilia, si purifica, si fa un’esperienza. Tutti i Santi passarono attraverso molte tribolazioni e tentazioni, traendone grande profitto.[1]
La nostra fede cattolica ci impegna a fronteggiare le avversità in maniera unica. In sostanza, è richiesto da Dio di porre la nostra fiducia in Lui in ogni circostanza. Questo imperativo è ampiamente ribadito nelle Sacre Scritture e nelle testimonianze dei santi. Ininterrottamente siamo esortati a riporre la nostra fiducia nella provvidenziale misericordia di Dio, persino quando sperimentiamo prove e tribolazioni. Come annotato con saggezza dal venerabile Fulton Sheen, nell’ambito religioso, il segreto del coraggio si rivela nell’atto di respingere il timore nei confronti del male, poiché Egli è con noi. Questo costituisce l’essenza di ciò che Dio ci invita a compiere, non soltanto nei momenti difficili, ma in ogni situazione: non dobbiamo temere nulla, poiché Egli è un Padre benevolo che desidera il massimo bene per noi.
In questi momenti, emerge come virtù fondamentale la fortezza, una delle quattro virtù cardinali, le quali, assieme a prudenza, giustizia e temperanza, costituiscono le fondamenta da cui scaturiscono tutte le altre virtù. La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa. « Mia forza e mio canto è il Signore » (Sal 118,14). « Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo » (Gv 16,33). [2] Quando si tratta di affrontare le avversità, Dio ci invita a considerare le parole del Salmista: lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. [3]
Dio desidera che procediamo passo dopo passo, guidati dalla luce della Sua presenza, riponendo in Lui la nostra fiducia per affrontare tutte le incertezze e le avversità che ci vogliono avvolgere nelle tenebre. Le avversità che incontriamo nel corso della nostra esistenza rappresentano croci che possiamo deliberatamente scegliere di abbracciare, portare con pazienza, e da cui possiamo trarre santificazione. In alternativa, c’è la possibilità di evitarle, ma tale scelta non rispecchia la vera fede, specialmente se crediamo sinceramente nella speranza della risurrezione. Cristo, nel suo percorso terreno, affrontò la propria croce con totale accettazione, offrendo la propria sofferenza e morte per la redenzione dell’umanità. Analogamente, anche noi possiamo abbracciare le nostre croci, permettendo che la sofferenza contribuisca a santificarci e a condurci più vicini a Dio. Forse la modalità più appropriata per affrontare le avversità anziché evitarle è affidarsi totalmente a Dio all’inizio di ogni prova. Egli, conoscendoci più intimamente di quanto conosciamo noi stessi, non consente alcuna sofferenza che non possa essere utilizzata per il bene eterno della nostra anima e per la Sua gloria, indipendentemente da ciò che ci troviamo ad affrontare. Le avversità costituiscono un periodo propizio per intensificare la vita di preghiera e le devozioni. Oltre a dedicare quotidianamente momenti alla preghiera silenziosa, l’inclusione del Rosario rappresenta un modo contemplativo per meditare sulla vita di Cristo e di Maria. Tale pratica offre l’opportunità di riflettere su come entrambi, con grazia, pace e fiducia in Dio Padre, hanno affrontato le avversità. Nel corso delle prove, non va trascurata l’importanza del silenzio, soprattutto in un’epoca in cui numerose distrazioni competono per la nostra attenzione, dalle sollecitazioni dei social media alle notizie e altro ancora. Trovare il tempo per l’adorazione eucaristica durante periodi difficili rappresenta un’occasione unica per trascorrere momenti di solitudine con Cristo nell’Eucaristia, con Gesù solitario agonizzante nell’orto degli ulivi, ascoltando la Sua voce che porta pace in mezzo a qualsiasi tempesta si stia attraversando. Mentre Gesù percorreva la Via Dolorosa, nota anche come Via Crucis, in vista della sua imminente crocifissione e morte per la nostra redenzione, Simone di Cirene intervenne per aiutarlo a portare il peso della croce. Questo episodio sembra richiamare l’attenzione sul fatto che, quando affrontiamo le nostre croci personali, è essenziale individuare il nostro Simone: trovare un amico, una comunità o un sistema di sostegno che ci assista nel superare le avversità e ci sostenga nel mantenere lo sguardo fisso sulla meta finale. Non dimenticando che Gesù è l’amico per eccellenza. Analogamente, è altrettanto importante e lenitivo trovare una Veronica che asciughi le nostre lacrime, curi le nostre ferite aperte e sanguinanti. In Gesù e Maria, dunque, troviamo sempre la nostra consolazione. Non pensate punto a quello che vi capiterà domani, perché lo stesso Padre, che ha cura di voi oggi, avrà cura di voi anche domani e sempre. Cosa può temere un figlio nelle braccia di un padre così grande?.[4]
Le parole di San Francesco di Sales ci richiamano all’essenza di un Padre amorevole in Dio, il quale, con la sua benevolenza, ci proteggerà dalle avversità o ci concederà la grazia necessaria per perseverare. Questa verità può infondere in noi una profonda serenità di fronte a ogni incertezza o prova, indipendentemente da quanto possano apparire scoraggianti. Confidiamo totalmente in Dio, consapevoli che mai ci troviamo soli. Ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. [5]
- Tommaso da Kempis, De Imitatione Chisti, Libro I, cap. XIII
- CCC, Parte Terza, Sezione Prima, Le Virtù umane 1808.
- Salmo 118, 105
- San Francesco di Sales
- Filippesi 4, 12-13