John Henry Newman (Londra, 21 febbraio 1801 – Edgbaston, 11 agosto 1890) è una delle figure più interessanti del cattolicesimo ottocentesco, in particolare quello proveniente dalle fila anglicane. Si tratta di un cardinale, teologo e filosofo inglese canonizzato di recente, nel 2019, che visse nella sua vita un profondo travaglio interiore come un vero e proprio cammino di redenzione perché da eretico e aperto avversario della Chiesa Cattolica, convinto antipapista, divenne pian piano sempre più vicino alla Verità. Inizialmente si avvicinò alla High Church inglese (la quale riconosce a modo suo un valore fondante della liturgia e dell’Eucaristia), successivamente aderì al Movimento di Oxford (il cui scopo era tentare di contrastare il liberalismo religioso in ambito anglicano), poi passò dalla concettualizzazione della Via Media (sostanzialmente un compromesso fra le derive protestanti e il cattolicesimo) e infine giunse alla conversione piena e totale alla Santa Romana Chiesa, ricevendo la Cresima il giorno di Ognissanti del 1845.
Fra i suoi numerosi ed edificanti scritti, che ben rappresentano l’acume intellettuale di Newman e il suo profondo desiderio di camminare verso la Verità, ve n’è uno, divenuto noto come Biglietto Speech che seppur scritto nel 1879, in occasione della sua elevazione cardinalizia, rimane tutt’oggi particolarmente significativo e soprattutto contemporaneo per i temi affrontati. Esso riesce, con una buona dose di sintesi ed efficacia comunicativa, a colpire perfettamente il cuore del dilemma liberale che tutt’oggi attanaglia la società e, purtroppo, la Chiesa Cattolica. Il santo inglese nel XIX secolo invitava tutti noi a riflettere sulla significativa dimensione che scinde la Fede dai cosiddetti “buoni princìpi”: dall’utilizzo laico e controproducente dei buoni princìpi per disarmare la Fede e proporre delle ideologie profondamente errate. In tempi più recenti, è stato proposto al pubblico un film indipendente del 2002, titolato Time Changer, che in un monologo avvalora una posizione simile a quella affrontata da Newman: «Satana non è contro la buona morale [di vita], egli è contro Gesù Cristo. Un uomo può avere dei buoni principi morali tutta la vita ma sappiamo che andrà all’inferno quando morirà. È di Gesù che tutti hanno bisogno e il diavolo questo lo sa meglio di tutti noi, l’obiettivo di satana è quello di rimuovere il nome di Cristo dai Suoi comandamenti e così le persone vengono ingannate perché se pensano di vivere una “buona vita” riceveranno l’approvazione di Dio e la Salvezza. […] La questione ultima del Cristianesimo è l’autorità di Cristo e il diavolo attacca questa autorità cercando di convincerci a insegnare la morale a sé stante.»
Il liberalismo, che poi non a caso ha trovato nella massoneria il suo più strenuo promotore, soprattutto tra i vertici del mondo (e di rimando sul resto della società), propone esattamente questa scissione, ritenendo di poco conto il credo intimo di ciascun uomo e prediligendo invece la mutilazione dei principi cattolici dalla loro fonte, illudendo l’uomo di poter essere retto a prescindere da Dio, e di conseguenza accompagnandolo alla pericolosissima tentazione di illudersi di poter vivere benissimo senza di Lui. La società perfetta per il liberalismo non è la società del pluralismo religioso di tolleranza orizzontale, questo è solo un accomodamento intermedio e necessario per giungere alla società perfetta: laica e atea, razionale e guidata da “princìpi universali” astratti da qualsiasi divinità. Un mondo ego-centrico in cui non vi è più alcuno spazio per Dio, dove l’uomo è posto al centro non del Creato ma del Caos-Caso, incidente biologico della casualità con l’obiettivo non di vivere, ma di sopravvivere creando equilibri terreni atti a circoscrivere interamente l’esistenza in un susseguirsi di “respiri utili” alla collettività, dalla nascita alla morte, una parentesi fra il nulla e il nulla.
Non notate nessuna coincidenza con l’ideale diametralmente opposto ovvero quello comunista?
La riflessione su tali temi è assolutamente necessaria, tanto più in questi ultimi tempi dove la scienza è divenuta essa stessa latrice (presunta) di verità assoluta, assunta quale oracolo globale per qualsiasi problema umano e sovrumano e dove le entità poste a tutela della Fede paiono incrinarsi e non ottemperare più alla loro millenaria missione. Con maggior vigore è richiesto dunque un impegno più importante di ogni singolo cattolico e cercatore della Verità nell’uscire dai fumi tossici del liberalismo, oggi altresì visibile sotto le mentite spoglie del “buonismo”, e tentare di preservare la nostra identità di uomini e figli di Dio, ma soprattutto la Fede che desideriamo sinceramente trasmettere ai posteri.
Ecco dunque come il Santo Cardinale Newman si esprimeva su tali temi:
«La ringrazio, Monsignore, per la partecipazione dell’alto onore che il Santo Padre si è degnato di conferire sulla mia umile persona [parole pronunciate da Newman in italiano] e se Le chiedo il permesso di continuare il mio discorso non nella Sua lingua così musicale, ma nella mia cara lingua materna, è perché in questa posso esprimere meglio ciò che sento all’annuncio che Lei mi ha comunicato.
Vorrei anzitutto esprimere lo stupore e la profonda gratitudine che ho provato e che ancora provo per la magnanimità e l’amore del Santo Padre per avermi prescelto ad un onore così immenso. È stata davvero una grande sorpresa. Non mi era mai passato per la mente di esserne degno e mi è sembrato così in contrasto con le vicende della mia vita. Ho dovuto passare attraverso molte prove, ma avvicinandomi ormai alla fine di tutto, mi sentivo in pace. Tuttavia non è forse possibile che io sia vissuto tanti anni proprio per vedere questo giorno? Difficile anche pensare come avrei potuto affrontare una tale emozione se il Santo Padre non avesse compiuto un ulteriore gesto di magnanimità nei miei confronti, mostrando così un altro aspetto della sua natura piena di finezza e di bontà. Egli intuì il mio turbamento e volle spiegarmi le ragioni per cui mi aveva innalzato a tanto onore. Insieme a parole di incoraggiamento, mi disse che la sua decisione era un riconoscimento del mio zelo e del servizio che avevo reso per tanti anni alla Chiesa Cattolica; inoltre, egli era certo che i cattolici inglesi e perfino l’Inghilterra protestante si sarebbero rallegrati del fatto che io ricevessi un segno del suo favore. Dopo queste benevole parole di Sua Santità, sarei proprio stato insensibile e ingrato se avessi avuto ancora delle esitazioni.
Questo egli ebbe la premura di dirmi, e che cosa potevo desiderare di più? Nella mia lunga vita ho commesso molti sbagli. Non ho nulla di quella sublime perfezione che si trova negli scritti dei santi, cioè l’assoluta mancanza di errori. Ma ciò che credo di poter dire riguardo tutto ciò che ho scritto è questo: la mia retta intenzione, l’assenza di scopi personali, il senso dell’obbedienza, la disponibilità ad essere corretto, il timore di sbagliare, il desiderio di servire la santa Chiesa, e, solo per misericordia divina, un certo successo. E mi compiaccio di poter aggiungere che fin dall’inizio mi sono opposto ad una grande sciagura. Per trenta, quaranta, cinquant’anni ho cercato di contrastare con tutte le mie forze lo spirito del liberalismo nella religione. Mai la santa Chiesa ha avuto maggiore necessità di qualcuno che vi si opponesse più di oggi, quando, ahimé! si tratta ormai di un errore che si estende come trappola mortale su tutta la terra; e nella presente occasione, così grande per me, quando è naturale che io estenda lo sguardo a tutto il mondo, alla santa Chiesa e al suo futuro, non sarà spero ritenuto inopportuno che io rinnovi quella condanna che già così spesso ho pronunciato. Il liberalismo in campo religioso è la dottrina secondo cui non c’è alcuna verità positiva nella religione, ma un credo vale quanto un altro, e questa è una convinzione che ogni giorno acquista più credito e forza. È contro qualunque riconoscimento di una religione come vera. Insegna che tutte devono essere tollerate, perché per tutte si tratta di una questione di opinioni. La religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso; ed è un diritto di ciascun individuo farle dire tutto ciò che più colpisce la sua fantasia. La devozione non si fonda necessariamente sulla fede. Si possono frequentare le Chiese protestanti e le Chiese cattoliche, sedere alla mensa di entrambe e non appartenere a nessuna. Si può fraternizzare e avere pensieri e sentimenti spirituali in comune, senza nemmeno porsi il problema di una comune dottrina o sentirne l’esigenza. Poiché dunque la religione è una caratteristica così personale e una proprietà così privata, si deve assolutamente ignorarla nei rapporti tra le persone. Se anche uno cambiasse religione ogni mattina, a te che cosa dovrebbe importare? Indagare sulla religione di un altro non è meno indiscreto che indagare sulle sue risorse economiche o sulla sua vita familiare. La religione non è affatto un collante della società.
Finora il potere civile è stato cristiano. Anche in Nazioni separate dalla Chiesa, come nella mia, quand’ero giovane valeva ancora il detto: “Il cristianesimo è la legge del Paese”. Ora questa struttura civile della società, che è stata creazione del cristianesimo, sta rigettando il cristianesimo. Il detto, e tanti altri che ne conseguivano, è scomparso o sta scomparendo, e per la fine del secolo, se Dio non interviene, sarà del tutto dimenticato. Finora si pensava che bastasse la religione con le sue sanzioni soprannaturali ad assicurare alla nostra popolazione la legge e l’ordine; ora filosofi e politici tendono a risolvere questo problema senza l’aiuto del cristianesimo. Al posto dell’autorità e dell’insegnamento della Chiesa, essi sostengono innanzitutto un’educazione totalmente secolarizzata, intesa a far capire ad ogni individuo che essere ordinato, laborioso e sobrio torna a suo personale vantaggio. Poi si forniscono i grandi principi che devono sostituire la religione e che le masse così educate dovrebbero seguire, le verità etiche fondamentali nel loro senso più ampio, la giustizia, la benevolenza, l’onestà, ecc; l’esperienza acquisita; e quelle leggi naturali che esistono e agiscono spontaneamente nella società e nelle cose sociali, sia fisiche che psicologiche, ad esempio, nel governo, nel commercio, nella finanza, nel campo sanitario e nei rapporti tra le Nazioni. Quanto alla religione, essa è un lusso privato, che uno può permettersi, se vuole, ma che ovviamente deve pagare, e che non può né imporre agli altri né infastidirli praticandola lui stesso.
Le caratteristiche generali di questa grande apostasia sono identiche dovunque; ma nei particolari variano a seconda dei Paesi. Parlerò del mio Paese perché lo conosco meglio. Temo che essa avrà qui un grande seguito, anche se non si può immaginare come finirà. A prima vista si potrebbe pensare che gli Inglesi siano troppo religiosi per un modo di pensare che nel resto del continente europeo appare fondato sull’ateismo; ma la nostra disgrazia è che, nonostante, come altrove, conduca all’ateismo, qui esso non nasce necessariamente dall’ateismo. Occorre ricordare che le sette religiose, comparse in Inghilterra tre secoli fa e oggi così forti, si sono ferocemente opposte all’unione della Chiesa e dello Stato e vorrebbero la scristianizzazione della monarchia e di tutto il suo apparato, sostenendo che tale catastrofe renderebbe il cristianesimo più puro e più forte. Il principio del liberalismo, poi, ci è imposto dalle circostanze stesse. Consideriamo le conseguenze di tutte queste sette. Con tutta probabilità esse rappresentano la religione della metà della popolazione; e non dimentichiamo che il nostro governo è una democrazia. È come se, in una dozzina di persone prese a caso per la strada e che certamente hanno la loro quota di potere, si trovassero fino a sette religioni diverse. Ora come possono trovare unanimità di azione in campo locale o nazionale quando ciascuna si batte per il riconoscimento della propria denominazione religiosa? Ogni decisione sarebbe bloccata, a meno che l’argomento religione non venga del tutto ignorato. Non c’è altro da fare. E in terzo luogo, non dimentichiamo che nel pensiero liberale c’è molto di buono e di vero; basta citare, ad esempio, i principi di giustizia, onestà, sobrietà, autocontrollo, benevolenza che, come ho già notato, sono tra i suoi principi più proclamati e costituiscono leggi naturali della società. È solo quando ci accorgiamo che questo bell’elenco di principi è inteso a mettere da parte e cancellare completamente la religione, che ci troviamo costretti a condannare il liberalismo. Invero, non c’è mai stato un piano del Nemico così abilmente architettato e con più grandi possibilità di riuscita. E, di fatto, esso sta ampiamente raggiungendo i suoi scopi, attirando nei propri ranghi moltissimi uomini capaci, seri ed onesti, anziani stimati, dotati di lunga esperienza, e giovani di belle speranze.
Ecco come stanno le cose in Inghilterra, ed è un bene che tutti ce ne rendiamo conto; ma non si pensi assolutamente che io ne sia spaventato. Certo ne sono dispiaciuto, perché penso possa nuocere a molte anime, ma non temo affatto che abbia la capacità di impedire la vittoria della Parola di Dio, della santa Chiesa, del nostro Re Onnipotente, il Leone della tribù di Giuda, il Fedele e il Verace, e del suo Vicario in terra. Troppe volte ormai il cristianesimo si è trovato in quello che sembrava essere un pericolo mortale; perché ora dobbiamo spaventarci di fronte a questa nuova prova. Questo è assolutamente certo; ciò che invece è incerto, e in queste grandi sfide solitamente lo è, e rappresenta solitamente una grande sorpresa per tutti, è il modo in cui di volta in volta la Provvidenza protegge e salva i suoi eletti. A volte il nemico si trasforma in amico, a volte viene spogliato della sua virulenza e aggressività, a volte cade a pezzi da solo, a volte infierisce quanto basta, a nostro vantaggio, poi scompare. Normalmente la Chiesa non deve far altro che continuare a fare ciò che deve fare, nella fiducia e nella pace, stare tranquilla e attendere la salvezza di Dio. “Gi umili erediteranno la terra e godranno di una gran pace” (Ps 37,11). Mansueti hereditabunt terram, et delectabuntur in multitudine pacis.»