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Il braccio armato di Dio

Un piccolo inciso di una figura gigante della vita della Chiesa

San Michele Arcangelo, principe delle celesti milizie, è uno dei santi più invocati dai fedeli della Santa Chiesa Cattolica. La vicenda che lo vede protagonista, raccontata nei libri devoti, lo mostra sempre impegnato a combattere contro il leone ruggente, Satana, il quale altro non vuole, a niente anela, se non la rovina di quante più anime riesca a strappare alla grazia di Dio.

Fu proprio lui, il glorioso Michele, che alla ribellione di Lucifero rispose con un secco: «Quis ut Deus?»

La difesa della Verità, della Volontà dell’Onnipotente, si erge contro il velenoso amor proprio del demonio. La spada colpisce Lucifero, cacciandolo nell’Inferno assieme ai suoi diavoli, compagni di eterna sventura al suo pari. 

La figura di San Michele ha sempre avuto una grande importanza nella Liturgia della Chiesa. L’orazione al santo Angelo, voluta dal grande Pontefice di beata memoria, Leone XIII, risuonava nelle navate delle nostre Chiese al termine del Santo Sacrificio della Santa Messa.

Proprio lì, in quel momento preciso, il pontefice volle che i fedeli di tutta la terra ripetessero con pietà e devozione quelle parole salutari:

«Sancte Michael Archangele,

defende nos in proelio;

contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.

Imperet illi Deus,

supplices deprecamur:

tuque, Princeps militiae caelestis,

Satanam aliosque spiritus malignos,

qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo,

divina virtute, in infernum detrude.»

La posizione non è affatto casuale: l’orazione si recita in quella fase in cui il fedele si appresta a lasciare la casa del Signore, per tornare alle quotidiane lotte contro la triplice concupiscenza – contro sé, contro il mondo, contro i demoni.

San Michele è uno degli angeli che detengono il maggior grado della milizia celeste. Lo scontro con Satana avvenne proprio a colpi di grandi discorsi intellettuali. L’intelligenza sopraffina degli angeli, che conoscono per intuizione diretta (a differenza degli uomini), rende San Michele un autentico baluardo contro gli inganni del demonio.

Il passaggio sulla terra di questo servo del Signore si dice che sia riportato lungo una linea geografica che attraversa il Vecchio Continente in direzione obliqua.

Si narra, infatti, che una linea retta immaginaria unisca sette santuari dedicati a San Michele, e rappresenti il solco che lasciò la spada del Santo quando inflisse il famoso colpo al Diavolo per rimandarlo all’inferno. La Linea Sacra è in perfetto allineamento con il tramonto del sole nel giorno del Solstizio di Estate. I sette santuari della Linea di San Michele sono: Skellig Michael (Irlanda), St Michael’s Mount (Gran Bretagna), Mont Saint Michel (Francia), la Sacra di San Michele (Piemonte, Italia), Santuario di San Michele a Monte San’Angelo (Puglia, Italia) Monastero di San Michele (Grecia), Monastero di Monte Carmelo (Israele).

Nel 493 papa Gelasio I istituì la festa di San Michele Arcangelo e di tutti gli angeli il 29 settembre, giorno della consacrazione della Chiesa di San Michele in Via Salaria a Roma.

Durante la messa, inoltre, San Michele è ricordato espressamente più volte. È menzionato nel Confiteor come primo fra i santi dopo la Vergine Maria, che è Regina degli Angeli e dei Santi. Lo si ritrova, quindi, nella preghiera di benedizione dell’incenso, in cui l’arcangelo viene invocato come «colui che sta alla destra dell’altare dell’incenso».

Importanti preghiere a Michele erano già contenute nei sacramentari di Papa Leone Magno (Natale Basilicae Angeli via Salaria, VI secolo), Gelasio I (Sancti Michaelis Archangeli, VII secolo) e Gregorio Magno (Dedicatio Basilionis Sancti Angeli Michaelis, VIII secolo).

Nel XII-XIII abbiamo le prime menzioni di san Michele all’interno della liturgia: nel Confiteor e nel rito di incensazione degli altari al momento dell’Offertorio.

È proprio san Michele che peserà le anime nel giorno del giudizio. Viene così raffigurato in diverse opere della cristianità, oltre alla classica posa in cui schiaccia il demonio e lo tiene incatenato come una fiera.

Tra i fatti più interessanti che riguardano la figura di questo grande Santo, degna di menzione è quella della vicenda del vescovo Auberto di Avranches, venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica. 

Egli si recava spesso a pregare sul monte Tomba e, un giorno, addormentatosi durante la preghiera, ebbe per tre volte l’apparizione dell’arcangelo Michele. In una di queste visioni, assistette a un combattimento tra l’arcangelo e il drago, iniziato sul monte-Dol e concluso sul monte Tomba. Al termine dello scontro ricevette dall’arcangelo l’ordine di costruire un tempio nel luogo in cui aveva sconfitto il maligno, simile a quello del Monte Gargano in Italia, dove l’Arcangelo era già onorato fin dal V secolo. Nel 708, Auberto ebbe una visione in cui l’arcangelo Michele gli ordinava di costruire una chiesa sull’isola rocciosa alla foce del Couesnon,  una falesia arida e solitaria che si innalzava in una baia formata dalla riunione delle coste della Normandia e della Bretagna. Una notte Auberto ricevette per tre volte nel sonno l’ordine da san Michele di erigere sul monte Tomba una chiesa in suo onore. Di fronte allo stato selvaggio di quel luogo, appena attaccato alla terraferma, coperto di cespugli e rovi, e abitato soltanto de bestie feroci e da alcuni eremiti, egli pensò che fosse impossibile e che si trattasse di uno scherzo del diavolo. Per la terza volta allora l’arcangelo gli intimò di smetterla con queste esitazioni, e gli premette con forza il dito sulla fronte, lasciandogli un’impronta. Auberto, svegliatosi con una cavità sulla fronte, comprese la verità dell’ordine.

Consacrò sul monte Tomba l’abbazia dedicata a San Michele, e fondò ivi un capitolo di canonici. Era nata, su quel monte impervio, la gloriosa Abbazia di Mont-Saint-Michel.

Così come, su quella montagna impervia e irta di spini e rovi, il Signore ha fatto sorgere, grazie a San Michele e alla collaborazione del vescovo Auberto, un’abbazia che ancora oggi risplende nella sua imponenza e maestosa bellezza, chiediamo l’intercessione di San Michele affinché, tramite la sua intercessione, possiamo collaborare con il Signore per trasformare la nostra anima, lordata e macchiata dal peccato, in un grandioso edificio per ospitare la presenza di Dio, e vivere di vita divina, la vita soprannaturale della grazia, che come figli adottivi il Signore ci da di poter possedere. 

A noi, viatori, San Michele conceda sempre un saldo rifugio contro le potenze dell’Inferno, che oggi più che mai hanno controllo completo, e hanno incancrenito anche la Chiesa visibile.

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