Il canto gregoriano

Per meglio dedicarsi a questa lettura consigliamo l’ascolto di questo brano


Nato per realizzare un processo di unificazione, il canto gregoriano divenne presto il canto ufficiale della Chiesa.
Il repertorio gregoriano prende il nome da papa Gregorio Magno (nonostante visse circa 2 secoli prima) per via di una “leggenda” basata su una fonte iconografica che riporta il pontefice mentre scrive i canti suggeriti dallo Spirito Santo.

Il canto gregoriano è un canto monodico (quindi ad una sola voce) che veniva tramandato oralmente, fin quando non arrivò la prima notazione gregoriana che permise di “scrivere” le melodie gregoriane. Non sono ancora noti i motivi della nascita della notazione gregoriana, ma sappiamo che nacque per aiutare la memoria dei contori: questa prima notazione è basata su néumi come accenti, punti, virgole e molte altre figure (néumi significa infatti “segni” in latino).

Con il passare del tempo nacque la notazione quadrata, propria del canto gregoriano, che è giunta fino ai giorni nostri ed è ancora usata e studiata.
Dopo la nascita della notazione quadrata iniziò un lungo processo di studio per classificare i canti gregoriani: vennero così inventati i modi, che classificarono i brani in base alla loro estensione (ancora non si parla di tonalità).
Ora, a facilitarne la cantabilità, il canto gregoriano è accompagnato spesso dall’organo, ma noi dobbiamo immaginarci di essere in una abbazia medievale dove il canto gregoriano, oltre ad essere canto è soprattutto preghiera e quindi non accompagnato dagli strumenti.

É comunque bello far notare che, anche se magari non ce ne rendiamo conto, tutti noi cantiamo e abbiamo cantato il gregoriano: il Pater Noster, le risposte in retto tono, il canto dei vespri, le varie antifone, ecc.

Christian Mauriglio

Redattore presso la redazione di Ecclesia Dei.
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