La festa del Corpus Domini, che quest’anno cade oggi, 30 Maggio, grazie anche alla sua processione col Santissimo Sacramento, è da sempre una delle solennità tra le più apprezzate dal popolo cristiano. In quest’occasione, esso canta a Dio la sua fede profonda nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, il Sacramento dei Sacramenti, istituito da Gesù stesso durante l’Ultima Cena.
Questa solennità ha origini antichissime. Venne celebrata, infatti, per la prima volta nella diocesi di Liegi nel 1247, a seguito di varie esortazioni da parte della beata Giuliana di Retìne, priora nel Monastero di Monte Cornelio.
La monaca, infatti, a soli sedici anni, durante l’adorazione del Santissimo Sacramento, ebbe una visione molto particolare: vide come una grande luna luminosa (simbolo della Chiesa pellegrina sulla terra) attraversata, però, da una striscia scura, simbolo -come in seguito le precisò Gesù stesso- della mancanza di una festa che riparasse alle offese contro Gesù Sacramentato. Ecco, dunque, che, grazie all’aiuto e al sostegno del suo direttore spirituale, la donna sottopose al vescovo la proposta di istituire una festività che celebrasse proprio il Corpo di Cristo al di fuori della Pasqua. Se inizialmente la sua richiesta venne esaudita limitatamente alla diocesi di Liegi, in seguito Papa Urbano IV, con la bolla Transiturus del 1246, la estese a tutta la Chiesa, fissandola al primo giovedì dopo la solennità della Santissima Trinità.
Ecco un estratto della succitata bolla:
«Sebbene l’Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che almeno una volta l’anno se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza. Mentre stava infatti per ascendere al cielo, disse: Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo.»
Ma non furono solo le visioni e le insistenze della suora a convincere il Pontefice di tale decisione; un ruolo fondamentale per l’istituzione della festa lo ebbe anche il miracolo eucaristico di Bolsena, avvenuto nel 1245.
In quell’anno, il sacerdote Pietro da Praga, mentre celebrava la messa nella Chiesa di Santa Cristina, fu colto da un dubbio circa l’effettiva presenza di Cristo nell’Ostia che stava spezzando. Ma nell’esatto momento in cui tale pensiero gli balenò alla mente, ecco che dall’Ostia stillarono alcune gocce di sangue che macchiarono il suo corporale di lino e le pietre dell’altare. Urbano IV, che si trovava nella vicina Orvieto, fece subito verificare l’accaduto ed in seguito a tale miracoloso evento immediatamente incaricò San Tommaso d’Aquino di scrivere l’ufficio liturgico per l’appena istituita solennità del Corpus Domini. Il Doctor Angelicus compose per l’occasione alcuni tra gli inni eucaristici più sublimi, come il Pange Lingua, l’Adoro Te devote, il Sacris Solemniis e il Verbum supernum prodiens. A tal proposito, si racconta che il Crocifisso di legno del convento di San Domenico a Orvieto, dove San Tommaso viveva, si fosse direttamente rivolto al teologo per mostrargli la sua approvazione circa il lavoro da lui svolto con queste parole:
«Bene scripsisti, Thoma, de me quam ergo mercedem accipies?» [1]
Ecco, infatti, il testo del Pange Lingua:
«Canta, o mia lingua,
il mistero del corpo glorioso
e del sangue prezioso
che il Re delle nazioni,
frutto benedetto di un grembo generoso,
sparse per il riscatto del mondo.
Si è dato a noi, nascendo per noi
Da una Vergine purissima,
visse nel mondo spargendo
il seme della sua parola
e chiuse in modo mirabile
il tempo della sua dimora quaggiù.
Nella notte dell’ultima Cena,
scendendo a mensa con i suoi fratelli,
dopo aver osservato pienamente le prescrizioni della legge,
si diede in cibo agli apostoli
con le proprie mani.
Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola
Il pane vero nella sua carne
E il vino nel suo sangue,
e se i sensi vengono meno,
la fede basta per rassicurare
un cuore sincero.
Adoriamo, dunque, prostrati
Un sì gran sacramento;
l’antica legge
ceda alla nuova,
e la fede supplisca
al difetto dei nostri sensi.
Gloria e lode,
salute, onore,
potenza e benedizione
al Padre e al Figlio:
pari lode sia allo Spirito Santo,
che procede da entrambi.»
- Tu hai parlato bene di me, Tommaso. Quale sarà la tua ricompensa?