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Il De defectibus

Una gustosa parentesi apre il Messale: quei piccoli problemi che possono occorrere nella celebrazione, oggi ritenuti inutili ma che costituiscono invece piccole testimonianze di zelo nei confronti del Divin Sacrificio

Nel Messale tridentino, subito seguente il Ritus servandus in celebratione Missae, si incontra un insieme di indicazioni poste sotto il nome di De defectibus in celebratione Missae occurrentibus, che spiegano, appunto, tutti i difetti, cioè le mancanze o le incongruenze, che possono riscontrarsi durante la celebrazione del santo sacrificio.

I difetti riportati sono suddivisi in varie categorie. Della materia, cioè del pane e del vino, della forma, dunque delle parole di consacrazione, e del ministro. Questi ultimi raggruppano una serie di difetti più ampia, che spaziano dal difetto d’intenzione alla disposizione dell’anima, dalla disposizione del corpo ai difetti dei paramenti, fino ai difetti del ministero, cioè di eventi o di situazioni che possono occorrere durante la celebrazione, per volontà o meno del celebrante o per sua negligenza.

Tra i difetti della materia troviamo la necessità di consacrare il pane di frumento, e non di altro cereale o di cereali frammisti, e rigorosamente senza lievito. Se, infatti, si utilizzasse un pane non azzimo, la consacrazione avviene, ma chi consacra pecca gravemente, poiché si oppone al costume della Chiesa Latina. Allo stesso modo, il vino deve essere puro, senza che sia putrido o che inizi a divenire aceto, perché il sacramento sia realmente prodotto.

Il De defectibus

Per quanto concerne l’insieme di difetti più diversificato, sono particolarmente degni di attenzione quelli elencati al numero X, poiché costituiscono una sorta di appendice alle rubriche precedenti. In essi si ricorda la necessità delle candele, delle tre tovaglie, dell’uso di paramenti degni e benedetti dal vescovo, di vasi sacri integri, puliti e consacrati, di avere la coppa del calice indorata o inargentata, e si riporta anche il lasso di tempo entro cui può avvenire la celebrazione della Messa. L’articolo X contiene dunque il più vasto numero di indicazioni, alcune delle quali possono apparire particolari, come quella al X. 2, che spiega cosa fare nel caso di un’interruzione della Messa operata con la violenza: se ciò avviene prima del Canone, allora essa può essere interrotta, ma se durante o dopo il Canone deve essere necessariamente continuata. Tuttavia, questo genere di situazioni non è legato soltanto a un passato di persecuzioni. Esse, infatti, sono sempre presenti, secondo quanto affermato da Gesù in Gv 15, 18. Nel punto successivo il Messale parla di malori che possono cogliere il celebrante, e il modo di operare è affine a quello per la violazione del luogo sacro. Se prima della consacrazione, la Messa può essere tralasciata, ma se dopo o durante la consacrazione la celebrazione deve essere continuata da un sacerdote supplente. Un altro caso di incidente riguarda un insetto o un ragno che può entrare nella coppa del calice: prima della consacrazione può essere estratto con il vino, salvo poi ripetere l’offerta, ma dopo la consacrazione deve essere consumato con il Sangue oppure estratto dal calice, lavato con il vino e infine bruciato.

Tutti questi accorgimenti sono precipui a un degno svolgimento del Sacrificio della Messa. Per questo, nulla deve essere lasciato al caso o trattato in maniera superficiale. La superficialità è appunto ciò che contraddistingue molti, oggi, nella celebrazione e nella partecipazione al divin Sacrificio: compiamo dunque uno sforzo per presentarci realmente puri davanti al Signore che versa il suo Sangue per noi con un atteggiamento e un contengo gravi durante le funzioni sacre.

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