Il peccato originale

Entrati con la creazione nella historia salutis, affrontiamo il problema del peccato originale, che ha segnato in modo singolare l’umanità. San Tommaso ne parla nella Prima Secundae della Summa Theologica.

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Entrati con la creazione nella historia salutis, affrontiamo il problema del peccato originale, che ha segnato in modo singolare l’umanità. San Tommaso ne parla nella Prima Secundae della Summa Theologica.

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L’uomo fu creato in uno stato originario di armonia con se stesso, con gli altri e con Dio, come si è detto nel precedente articolo. Tale stato viene definito giustizia originale. Questo stato di giustizia «fu concesso al primo uomo non in quanto persona singola, ma in quanto principio della natura umana, per cui esso sarebbe stato trasmesso assieme alla natura ai posteri» (CompTh 187, 364). Tuttavia, ne fu privato a causa del peccato, di quel peccato che viene definito originale, perché da esso ebbe origine la concupiscenza e la peccabilità dell’umanità intera.

Nello stato di giustizia l’uomo fu messo alla prova, perché tramite la prova potesse crescere nell’obbedienza e nella fede. Scrive, infatti, San Tommaso: «Siccome il predetto stato dell’uomo dipendeva dall’obbedienza della volontà umana a Dio, affinché l’uomo fosse fin dal principio abituato a seguire la volontà di Dio, Dio propose all’uomo alcuni precetti, cioè di mangiare i frutti di tutti gli alberi del paradiso proibendo, con la minaccia della morte, di cibarsi dell’albero della scienza del bene e del male» (CompTh 188, 365). Non era il frutto in sé ad essere un male, né il mangiarne, ma fu un male disobbedire a Dio, mangiando del frutto di quell’unico albero proibito. Il nome dell’albero, poi, non deriva da un suo potere di dare la scienza a chi ne avesse mangiato i frutti, ma per ciò che implicava mangiarne i frutti: «l’uomo infatti mangiando di quell’albero avrebbe imparato la differenza che vi è fra il bene dell’obbedienza e il male della disobbedienza» (ivi). Tentato dal diavolo, l’uomo disobbedì a Dio e cadde nel peccato.

Questo fu il peccato di origine. Esso non ebbe come effetto solo la colpa e la pena dei progenitori, ma anche la corruzione dell’intera umanità. Per questo motivo viene definito originale. Come, infatti, è definita giustizia originale lo stato dell’uomo nella grazia della creazione, così si definisce peccato originale lo stato del primo uomo decaduto; e come la giustizia originale sarebbe stata trasmessa per generazione ai posteri, così il peccato originale fu trasmesso per generazione a tutta l’umanità, discendente dai progenitori. 

Il peccato originale
Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre – Tiziano Vecellio (1550 ca)

La Pars secunda della Summa Theologica è dedicata in linea di massima a quella che oggi definiamo teologia morale. È la sezione “pratica” dell’opera di San Tommaso, il cui contenuto si può definire come il moto della creatura razionale (l’uomo) verso Dio. Nell’ambito della nostra rubrica toccheremo solo poche quaestiones di questa parte, ovvero quelle che riguardano il peccato originale. Nella Prima Parte della Seconda Parte della Summa Theologica (STh I-II), infatti, sono inserite quattro quaestiones sul peccato originale (qq. 81, 82, 83). 

La quaestio 81, affrontando il tema della causa del peccato nell’uomo, si sofferma anche sulla trasmissione del peccato originale. Afferma a riguardo San Tommaso: «Secondo la fede cattolica, bisogna ritenere che il primo peccato del primo uomo si trasmette ai posteri attraverso la generazione» (STh I-II, q.81, a.1). Ciò è possibile, perché «tutti gli uomini che nascono da Adamo possono essere considerati come un solo uomo, in quanto hanno una natura comune, che ricevono dal loro progenitore» (ivi). Il peccato originale, quindi, si trasmette per natura a tutti gli uomini, in quanto essi per natura appartengono ad un’unica umanità. Per questo motivo il peccato originale «è anche denominato peccato di natura, secondo il passo di Ef 2,3: “Eravamo per natura figli dell’ira”» (ivi).

La quaestio 82 è dedicata all’essenza del peccato originale, inteso non come il peccato commesso dai progenitori, ma come il peccato trasmesso ad ogni uomo. Esso si può definire come «una disposizione disordinata, derivante dal dissolvimento di quell’armonia, in cui consisteva la natura della giustizia originale» (STh I-II, q.82, a.1). Il peccato originale, quindi, formalmente è la mancanza della giustizia originale, persa a causa dell’atto di disobbedienza commesso dai progenitori. Materialmente, tuttavia, esso è la concupiscenza, cioè la tendenza al male a causa del disordine delle potenze dell’anima, che rende la natura umana debole (a.3). La mancanza di giustizia e la concupiscenza sono comuni a tutti gli uomini e non si può dire, evidentemente, che il peccato originale sia maggiore o minore in un determinato soggetto (a.4).

La quaestio 83, invece, si sofferma sul soggetto del peccato originale: esso «in nessun modo può risiedere nella carne come nel soggetto, bensì solo nell’anima» (STh I-II, q.83, a.1). Ciò è dimostrato dal fatto che soggetto della colpa può essere solo l’anima e non la carne, la quale è soggetto principale della pena. Nell’intaccare l’anima, poi, il peccato originale intacca prima la sua essenza e poi le sue potenze (a.2). Tra di esse, poi, la prima ad essere intaccata è quella potenza che è la prima ad avere l’inclinazione al peccato, cioè la volontà (a.3). Dopo la volontà, tutte le parti dell’anima umana vengono infettate dal peccato originale e, di conseguenza, sono soggette alla concupiscenza. Tuttavia, va detto che sono più infette quelle potenze che sono legate alla generazione, per mezzo della quale il peccato originale si trasmette (a.4). 


Bibliografia

  • Tommaso d’Aquino, Summa theologica (nel testo: STh).
  • Id., Compendium theologiae (nel testo CompTh).
  • R. Garrigou-Lagrange, La sintesi tomistica, Fede e cultura, Verona 2017.

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