Il pellicano, simbolo di Cristo

Secondo la scienza dell'epoca, quando costui deve nutrire dei piccoli, è costretto a ferirsi; se non lo facesse i suoi piccoli morirebbero. I retori cristiani videro in ciò un'immagine di Cristo.

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Nel noto inno eucaristico Adoro te devote composto da San Tommaso d’Aquino troviamo un’espressione singolare, che probabilmente può stupire di primo acchito:” Pie Pellicane, Jesu Domine…”. Perché Nostro Signore Gesù Cristo viene descritto come un “pio pellicano”? In questa espressione non vi è nulla di strambo né tantomeno di blasfemo, ma esprime, tramite un’immagine poetica, una importante verità.
Nella tarda classicità e nel Medioevo, i retori si divertivano a cercare i significati mistici ed allegorico-anagogici in tutti gli esseri, si vedano i bestiari per gli animali (come il Fisiologo egiziano), i lapidari per le pietre, gli erbarî per le piante. Se Dio è Creatore e Signore di tutto, e tutto ha disposto con sapienza, intelligenza ed ordine, allora tutto il creato è foriero, sia pure nel suo piccolo, di un messaggio divino, di un contenuto. Queste descrizioni spiegavano il comportamento osservato (con le conoscenze scientifiche dell’epoca, si intende) rimandando quindi alle verità teologiche.
Secondo questo criterio è illustrato il pellicano: secondo la scienza dell’epoca, quando costui deve nutrire dei piccoli, è costretto a ferirsi; se non lo facesse i suoi piccoli morirebbero. I retori cristiani videro in ciò un’immagine di Cristo: Egli, per dare la vita eterna agli uomini, sceglie di sacrificarsi sull’altare della Croce donando il Suo Santissimo Corpo e il Suo Preziosissimo Sangue.
Ecco perché è possibile trovare l’immagine di questo uccello ricamata su tovaglie, camici, cotte…

Pie Pellicane, Jesu Domine, me immundum munda tuo sanguine

Luca Farina

Luca Farina

Caposervizio della sezione Liturgia. Si è laureato in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Insegna italiano, storia e geografia all'istituto "Jean Monnet" di Mariano Comense.
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