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Il riordino dei presbiterii e la posizione dell’altare

Tratto dal I Volume di “Fides et Pax”, Antologia dei principali scritti del Magistero Episcopale di S.E. Mons. Mario OLIVERI, proponiamo alla Vostra attenzione/meditazione il terzo Intervento di S.E. Monsignor Vescovo alla “Tre Giorni del Clero” del 18-20 Settembre 2007 sul Tema “La Divina Liturgia”.

Sommario: 

Principi di primaria importanza: l’Altare è il centro della Celebrazione Eucaristica, è il centro del Presbiterio, (1-3).
La posizione del Celebrante all’Altare (4).
Versus orientem (5).
Eliminare gli Alteri posticci (6-8).
Dentro lo stesso Presbiterio è del tutto inconveniente avere due Altari stabili (9).
Il nuovo Altare non appaia come un corpo estraneo dentro la struttura architettonica (10).
Se l’Altare antico è in posizione centrale e ben visibile ivi si può legittimamente e lodevolmente Celebrare il Divino Sacrificio di Cristo (11).
Staccare la mensa (12).
Nella Diocesi vi sono diverse Chiese dove si Celebra sull’Altare antico versus orientem (13).

  1. Alcuni principi di primaria importanza e alcuni criteri che toccano l’opportunità di procedere o no a determinati cambiamenti. Di primaria importanza:
  2. L’Altare è il centro della Celebrazione Eucaristica, nella sua parte più specificamente Eucaristica e Sacrificale; è il luogo dove avviene l’Azione Divina per mezzo del Ministero Sacerdotale; quello che lì avviene è eminentemente rivolto a Dio, Santissima Trinità.
  3. L’Altare è il centro del Presbiterio, verso il quale tutta la Celebrazione deve essere orientata, ma che deve distinguersi dall’aula assembleare, che contiene la fisica presenza del popolo di Dio partecipante (questo principio esclude la presenza del popolo dentro il Presbiterio ed esclude la presenza del Presbiterio, e dell’Altare quindi, dentro l’aula assembleare).
  4. La posizione del Celebrante all’Altare deve primariamente indicare l’orientamento di tutti e di tutto a Dio (in stato di adorazione, di accoglimento dell’Azione Divina, attraverso parole e segni) e solo secondariamente – ed in assenza di altri modi di realizzazione – può pedagogicamente favorire la maggiore vicinanza dell’animo dei fedeli a ciò che avviene sull’Altare
  5. Ma la buona logica dice che ove la partecipazione dell’animo dei fedeli sia ugualmente possibile con la posizione del Celebrante e del popolo orientati allo stesso modo, cioè versus orientem – o versus absidem che simboleggia il versus orientem – ciò non è contrario allo spirito della Riforma Liturgica post-conciliare, ma anzi è significativo che la posizione del Celebrante e fedeli indichi l’orientamento di tutti e di tutto a Dio.
  6. Alla luce di questi importanti principi e di tutta la Legislazione Liturgica (che ha avuto sviluppi e variazioni a partire dal dopo Concilio sino al Motu Proprio Summorum Pontificum), ecco alcune opportunità da applicare nella nostra Diocesi, tenuto conto della disposizione dei Presbiterii e degli Altari dentro le nostre Chiese di antica costruzione:
  7. È grandemente opportuno giungere quanto prima alla eliminazione degli Altari posticci, non pochi dei quali veramente indegni di essere il centro dell’Azione Liturgico Divina Sacramentale.
  8. È grandemente opportuno che si provveda a togliere anche gli Altari stabili costruiti fuori dei Presbiterii o dentro il Presbiterio però apportando devastanti modifiche ad esso; certamente con retta intenzione, ma obiettivamente in modo inavveduto.
  9. Dentro lo stesso Presbiterio è del tutto inconveniente avere due Altari stabili, tanto più quando il Presbiterio non è di tale ampiezza da potervi svolgere dignitosamente ed agevolmente tutte le Azioni Liturgiche con la buona partecipazione dei Ministri e dei Ministranti. E non si dimentichi che dentro il Presbiterio deve avere degna collocazione, oltre l’Altare, anche l’Ambone e la Sede del Celebrante e dei Ministri ed altresì – pressoché in tutte le nostre Chiese – il Tabernacolo.
  10. Se il Presbiterio è invece così ampio da poter ipotizzare l’edificazione in esso di un nuovo Altare stabile e degno il nuovo Altare non appaia come un corpo estraneo dentro la struttura architettonica dell’intero edificio e non rompa l’armonia dell’insieme. Tuttavia questo soltanto nel caso che la collocazione dell’antico Altare sia tale da impedire la vera partecipazione dell’animo dei fedeli all’ Azione Sacramentale Divina che si compie sull’Altare – caso che vedo davvero difficile potersi realizzare nelle nostre Chiese -. In questo caso l’antico Altare non deve più comportare i segni specifici che lo mostrano come Altare delle Celebrazione; ma sarà dignitosamente addobbato come luogo degno per la conservazione e l’adorazione del Santissimo Sacramento.
  11. Dove l’Altare antico è in posizione centrale e ben visibile per tutta l’assemblea, per cui non v’è ragione che l’Azione Sacerdotale – Sacramentale – Divina che in esso si compie non possa essere ben seguita e partecipata spiritualmente da tutta l’assemblea, ivi si può legittimamente e per certi aspetti lodevolmente Celebrare il Divino Sacrificio di Cristo, che diventa anche Mensa Celeste per il popolo di Dio, mantenendo il Sacerdote la posizione versus orientem versus absidem, non quindi versus populum, il quale si troverà nella stessa posizione del Sacerdote Celebrante i Divini Misteri.
  12. È possibile, negli Altari antichi, staccare la mensa, sicché – senza rompere l’assetto armonico del Presbiterio – il Sacerdote Celebrante possa essere versus populum, ed essere meglio osservato e seguito dall’assemblea nello svolgimento del suo Ministero specificamente Sacerdotale?Dal punto di vista Liturgico, poiché non v’è dubbio che anche da quella posizione può essere inculcata l’idea che il Sacerdote non è soltanto il “presidente” dell’Azione dell’assemblea, ma colui che agisce in Persona Christi et totius Ecclesiae, e che perciò presenta tutto il popolo a Dio, lo guida e lo precede nella grande preghiera, e che quindi potrà dare al popolo i Doni della Mensa Celeste, lo stesso Corpo e Sangue di Cristo, la Comunione di Vita con Lui, la cosa è senz’altro fattibile ed evita gli inconvenienti della costruzione di un nuovo Altare stabile, soprattutto in quei Presbiterii (quasi tutti nella nostra Diocesi) dove un nuovo Altare non ci può stare.Ma la realizzazione può incontrare (e di fatto ha incontrato) delle forti opposizioni da parte della Sopraintendenza ai Beni culturali, e forse anche non senza ragioni, dal loro punto di vista.
  13. Vorrei, in ultimo, osservare che nella nostra Diocesi vi sono diverse Chiese dove, o da quando è andata in vigore la Riforma Liturgica od in anni recenti, si celebra sull’Altare antico, versus orientem versus absidem. In quelle Parrocchie il bene spirituale dei fedeli non ne ha avuto scapito, né si sono avute ragionate reazioni di intolleranza.

+Mario Oliveri, Vescovo di Albenga-Imperia.

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