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Il tempo della carità

Meditazioni quaresimali di Mons. Guido Marini - V settimana di Quaresima.

Ho letto che il marito della serva di Dio Chiara Corbella, testimoniando la propria esperienza accanto alla moglie, ha avuto modo di affermare in relazione alla santità, cui tutti siamo chiamati: “La storia cristiana non si fa con i «se», ma con i «sì»”.

Prendo a prestito questa felice intuizione, mentre mi appresto a concludere la meditazione. In effetti, in queste parole semplici e profonde, ci viene ricordato che l’autenticità della nostra fede la possiamo valutare sulla base delle nostre opere. E’ verissimo: non sono le opere a salvarci. Chi ci salva è solo il Signore Gesù con la potenza della Sua grazia e della Sua misericordia. Ma il frutto di questa salvezza che ci è donata, l’esito dell’incontro con Cristo che redime la nostra vita non può che rendersi presente e visibile nelle opere, che portano il segno inequivocabile della carità.

Dico questo, perché il nostro itinerario di conversione a Gesù deve – lo ripeto – deve condurci a uno stile di vita nel quale, perlomeno, si vede il nostro impegno senza riserve nel vivere la carità del Cuore di Gesù. Se Gesù è il centro della nostra vita, se Gesù è l’amore che ci ha conquistato, se Gesù è il Signore a cui abbiamo lasciato carta bianca, allora è inevitabile che la Sua stessa vita abiti la nostra, che i Suoi stessi desideri siano i nostri, che i Suoi sentimenti e pensieri siano i nostri. E, pertanto, che la carità del Suo cuore batta nel nostro e illumini tutto di noi.

Le stesse tre “A”, che hanno costituito l’oggetto della nostra meditazione ci auguriamo possano essere vie sicure di conversione in questo tempo della Quaresima, saranno realmente vissute da noi se risulteranno essere la radice di una vita rinnovata nell’amore del Cuore di Gesù. Altrimenti, dobbiamo avere il coraggio di dircelo, saranno state soltanto occasioni perse, nelle quali avremo vissuto una forma di ripiegamento sterile su noi stessi, nell’illusione di entrare in relazione più intima con il Signore, ma, in realtà, avendo solo guardato allo specchio la nostra immagine.

Non sto a dilungarmi sul tema della carità, che non è strettamente l’oggetto del nostro meditare. Rileggo solo, insieme a voi, un testo di un celebre autore spirituale. Forse potrà aiutarci nel cammino della carità, in Quaresima, soprattutto nella sua applicazione comunitaria: “Quando ci viene detto qualcosa troppo rudemente, non occorre rispondere sullo stesso tono, né sentirsi ferito o amareggiato e via dicendo. Il fuoco della nostra carità non deve essere così male acceso che poche gocce d’acqua bastano per spegnerlo. E’ auspicabile che si evitino le espressioni, le parole, le azioni che possono provocare scontento ai propri fratelli; è però altrettanto auspicabile che nessuno sia così facile da ferire e così delicato da essere turbato da un nonnulla, tanto da inacidirsi immediatamente, da alzare la voce, da offendersi o da perdere la pace dell’anima. Questo non farà altro che accrescere ancora di più la passione e la collera. Una palla di cannone attraversa una torre con fracasso orrendo, ma se si schianta su un sacco di lana si ammortizza e perde interamente la sua forza. Talvolta il risentimento viene perché qualcuno ha detto parole eccessivamente aspre e qualcun altro ha reagito troppo vivacemente: bisogna allora riconciliarsi non appena possibile ‘perché il sole non tramonti sulla collera’ (Ef 4, 26) e chiedersi reciprocamente scusa. Bisogna fare anche di più: bisogna precedere il proprio fratello ‘affinché non ci rapisca la corona’ (Ap 3, 11), cioè il merito, In effetti colui che chiede perdono per primo, l’ha sicuramente conquistata” (Alfonso Rodriguez).


Concludo con un brevissimo atto di contemplazione rivolto alla misericordia di Dio. Sia perché la Quaresima è tempo di misericordia, sia perché sarà salutare guardare a ogni nostra caduta, nel cammino pur generoso della conversione, dal punto di vista della misericordia. In questo atto ci aiuta santa Teresa di Gesù Bambino. E’ suo il racconto che andiamo a riascoltare: “Un re in una partita di caccia inseguiva un coniglio bianco, che i suoi cani erano sul punto di raggiungere, quando la bestiola, sentendosi perduta, ritornò rapidamente e saltò tra le braccia del cacciatore. Costui, commosso da tanta fiducia, non volle più separarsi dal coniglio bianco, e non permetteva a nessuno di toccarlo, riservandosi di nutrirlo. Così il buon Dio farà con noi, se, inseguiti dalla giustizia figurata dai cani, cercheremo scampo nelle braccia del nostro stesso giudice”.

Ecco, non stanchiamoci mai, neppure in questa Quaresima, di cercare rifugio nelle braccia fortissime e dolcissime del Signore Gesù. La sua infinita misericordia avrà sempre la meglio sulla nostra pur grande miseria.


Fonte: https://www.donguido.it/meditazione-per-la-quaresima/

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