All’inizio del nuovo anno pastorale, le comunità stanno riorganizzando il da farsi, calendarizzando celebrazioni ed eventi. Tra settembre e ottobre molte parrocchie vivono i momenti di festa patronale (per esempio la Madonna del Rosario, molto cara alla devozione popolare) oppure hanno intenzione di recuperare la mancata processione eucaristica di giugno.
Tuttavia, nell’Arcidiocesi di Milano, il Vicario generale S.E.R. Mons. Franco Agnesi ha stabilito, in data 1° settembre, misure fortemente restrittive: le processioni potrebbero causare assembramento e, pertanto, vanno effettuate, se proprio si intende farle, senza popolo.
Da un lato si constata come, talvolta, si sia più realisti del re: nella città di Sant’Ambrogio, mentre non era neppure lecito pensare ad una forma di processione per il Corpus Domini, il movimento Black Lives Matter organizzava una manifestazione tenutasi il 7 giugno. Due pesi e due misure?
Dall’altro lato si potrebbe pensare a come solennizzare comunque questi momenti di festa. Ancora una volta, invece, affermiamo tristemente che la situazione sanitaria ha fornito su un piatto d’argento l’occasione per fare il meno possibile. Pertanto, perché mai sostituire la processione con un Vespro solenne? “Per quest’anno non si fa niente!”, salvo poi sforzarsi in tante altre attività più futili come i tornei sportivi.
Ebbene, il caso delle processioni pressoché impedite a Milano ci porta a fare questa considerazione: il popolo di Dio è ancora in cammino? Si avverte ancora la necessità di marciare, guidati dai pastori, verso il Paradiso? Mi sembra, invece, che spesso si stia fermi, tranquilli, recuperando le attività solo per consuetudine senza alcun fervore spirituale.