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Oggi, secondo il calendario della devozione mariana, è la memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Fossolavara, conosciuta dai pochi come la Vergine delle trasmigrazioni.
Oggi, secondo il calendario della devozione mariana, è la memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Fossolavara, conosciuta dai pochi come la Vergine delle trasmigrazioni.
La sua storia, non molto conosciuta, vuole essere una rappresentazione della fede semplice del santo popolo di Dio.
Ci troviamo nella sperduta campagna veneta agli inizi del XIII secolo, in una località palustre conosciuta come Fossolovara (ovvero fossa dei lupi), a 15 km dalla ben più conosciuta città di Padova. Un contadino intento a lavorare il proprio campo, a ridosso della riva del fiume Brenta, porta alla luce una mirabile icona della Madre di Dio, col bambino Gesù tra le braccia. Il contadino stupito e felice di aver rinvenuto la venerata immagine, depose il fragile manufatto dipinto su supporto vitreo, tra i rami frondosi di un albero, mentre andò a chiamare il parroco della vicina Stra (oggi San Pietro, frazione del comune di Stra) che provvide subito a portare la sacra effige nella chiesa parrocchiale. Il giorno seguente il medesimo contadino ritrovò la Vergine tra i rami dell’albero e subito la riportò al curato che si preoccupò di portarla in una chiesa più distante dal luogo, a Dolo, ove potesse esser maggiormente protetta. Il fatto riebbe luogo e così si decise di costruire una cappellina votiva dove si trovava l’albero del ritrovamento.
Da allora si costituì una parrocchia indipendente da quella dell’attuale San Pietro e si dedicò l’edificio sacro a S. Maria Nascente, al cui interno venne costruito un fastoso altare per conservare la venerata effige.
Dopo l’abbattimento della chiesa precedente e con la costruzione della successiva nuova chiesa non fu recuperato il vecchio altare e quindi l’icona venne conservata in una cassetta di sicurezza, che nel 2006 venne trafugata, insieme ad altri oggetti sacri.
La speranza è che la “Vergine trasmigratoria” ritorni dalla sua gente, come tornò per ben due volte tra le fronde di quell’albero da lei scelto e benedetto in quella campagna paludosa del XIII secolo.