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Indietro tutta!

Nella notte tra il 14 ed il 15 aprile 1912, nell'Oceano Atlantico, il grande transatlantico RMS Titanic si schiantò contro un iceberg, provocando la morte di circa 1500 persone, tra passeggeri ed equipaggio.

Nella notte tra il 14 ed il 15 aprile 1912, nell’Oceano Atlantico, il grande transatlantico RMS Titanic si schiantò contro un iceberg, provocando la morte di circa 1500 persone, tra passeggeri ed equipaggio.

Prima dello schianto, non appena fu avvistata la massa di ghiaccio,  un unico grido percorse la sala macchine: “Indietro tutta!”. Gli eventi successivi, purtroppo, furono comunque nefasti, ma si fece tutto il possibile per evitare il danno o renderlo meno pernicioso.

Alla maniera dell’Ariosto, vorrei utilizzare questo episodio come apologo per fare nostro quel grido anche nella battaglia liturgica.

Indietro tutta!

Dobbiamo davvero dare un “indietro tutta” che però -attenzione bene!- non significa spostare le lancette indietro al 1962. L’episodio testé menzionato ce lo ha illustrato: non bastava fare marcia indietro pochi istanti prima, bisognava correggere la rotta.

Concretamente, cosa significa in ambito liturgico?

Il terreno battuto dalla liturgia oggi è pericoloso: razionalismo (se non lo capisco lo elimino), minimalismo (se è troppo significativo non va bene), pigrizia (se costa fatica fisica o in termini di attenzione si tralascia), laico-clero-scambismo (scambio di ruoli tra consacrati e laici).

Indietro tutta!

Proviamo allora a dare qualche consiglio pratico per cambiare rotta: certamente se ne potrebbero aggiungere altri.

  1. Croce al centro e simmetria: non è una finezza o un vezzo da precisini; la simmetria spaziale è simmetria concettuale, indica l’esistenza di un fuoco, un punto, un asse concettuale: non può essere che la Croce di Cristo, il cui sacrificio si rinnova sull’altare.
  2. Più liturgia e meno devozioni: a molti fedeli è più comune pregare il Rosario che non il Vespro, ma la precedenza va data alla preghiera ufficiale della Chiesa; le devozioni popolari sono un’aggiunta, ma non devono scavalcare la liturgia.
  3. Flectamus genua: non risparmiamo sulle genuflessioni. Tutte quelle che vanno fatte di compiano, con devozione e rispetto verso il Santissimo Sacramento.

Poi potremmo continuare, e lo faremo.

Le nostre pubblicazioni, infatti, non vogliono essere solamente una raccolta erudita, ma anche essere utili nella promozione di un progetto comune per tutti coloro che si occupano, a vario titolo, di liturgia: lavorare insieme per invertire la rotta e rendere il culto divino sempre migliore per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

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