Nel Cuore di Gesù, la Chiesa, militante, trionfante e purgante, adora uno degli organi della sua umanità, che per intima unione con Dio, ha diritto all'adorazione, e l’amore della carità, virtù teologale, che Cristo nutre per gli uomini: l’amore proviene dal cuore, e quindi adorando il cuore, si riconosce il mistero dell’amore di Dio per l’uomo. “Il Mistero della Divina Redenzione, infatti, è propriamente e naturalmente un mistero di amore: un mistero, cioè, di amore giusto da parte di Cristo verso il Padre celeste, cui il sacrificio della Croce, offerto con animo amante ed obbediente, presenta una soddisfazione sovrabbondante ed infinita per le colpe del genere umano: «Cristo, soffrendo per carità ed ubbidienza, offrì a Dio qualche cosa di maggior valore, che non esigesse la compensazione per tutte le offese a Dio fatte dal genere umano ». Inoltre, il Mistero della Redenzione è un mistero di amore misericordioso dell’Augusta Trinità e del Redentore divino verso l’intera umanità, poiché questa, essendo del tutto incapace di offrire a Dio una soddisfazione degna per i propri delitti, Cristo, mediante le inscrutabili ricchezze di meriti, che si acquistò con l’effusione del suo preziosissimo Sangue, poté ristabilire e perfezionare quel patto di amicizia tra Dio e gli uomini, ch’era stato una prima volta violato nel Paradiso terrestre per colpa di Adamo, e poi innumerevoli volte per le infedeltà del Popolo Eletto. ” Pio XII, Lett. Enc. “Haurietis Aquas”
In Cristo risiede la nostra salvezza, fine ultimo della nostra religione, unica vera e unica Divina: e quale mezzo migliore prendere, se non quello dell’amore, promesso da Cristo a chi lo ama? “Allorché la Chiesa, alle origini, era oppressa dal giogo dei Cesari, ad un giovane imperatore apparve, in alto, una croce, auspice ad un tempo e realizzatrice della splendida vittoria che subito dopo seguì. Ora vi è offerto davanti agli occhi un segno faustissimo e divinissimo, cioè il Sacratissimo Cuore di Gesù, che porta su di sé la croce e che splende tra fiamme di lucentissimo candore. In lui dobbiamo collocare ogni speranza: a lui va richiesta e da lui va attesa la salvezza”. Leone XII, Lett. Enc. “Annum Sacrum”