Era il giorno della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria del 1889 e il Papa Leone XIII, assiso sul Trono di San Pietro da dodici anni (essendo stato eletto il 20 febbraio 1878) pubblica Quamquam Pluries, la Lettera Enciclica de Patrocinio S. Ioseph una cum virginis Dei parae pro temporum difficultate implorando, scritta pensando particolarmente al «tempo presente [che] non è meno calamitoso di quelli più tristi già subiti dalla cristianità», nel quale si invita a ricorrere alla «comune intercessione di tanti nostri fratelli», ad affidarsi di tutto cuore al «provvido Custode della divina Famiglia» e ad invocare, al termine del pronunciamento magisteriale, la celebre preghiera A te, o beato Giuseppe, accompagnata da un’indulgenza di sette anni e sette quarantene a ogni recita dell’orazione.
Liturgicamente commemorato il 19 marzo con la Solennità dello Sposo della Beata Vergine Maria e Patrono della Chiesa Universale e il 1 maggio con la Memoria del Patrono dei Lavoratori, il padre putativo di Nostro Signore Gesù Cristo è stato spesso raffigurato nella storia dell’arte occidentale dal Tondo Doni dipinto da Michelangelo Buonarroti al ciclo di quattro opere su San Giuseppe realizzato da Modesto Faustini e comprendente tanto Il sogno e La fuga in Egitto, quanto La bottega di San Giuseppe con Maria e Gesù Bambino e La morte. San Giuseppe, Minister salutis, Serve Christi, Custos Redemptoris, Fulcimen in difficultatibus e il Patrone exsulum, afflictorum, pauperum, per usare le nuove invocazioni inserite da Papa Francesco nel 2021 nelle Litanie in suo onore, ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita devozionale dei cattolici. Infatti è onorato con un culto tutto particolare detto “protodulia”, per distinguerlo dall’iperdulia riservata alla Vergine Santissima e dalla dulia indicante l’onore reso ai Santi, i quali «non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto», essendo evidente che «quando ne veneriamo la memoria, facciamo i nostri interessi, non i loro» – come testimoniato dalla Pratica dei Sette dolori e allegrezze di San Giuseppe alla Devozione al Sacro Manto, in memoria dei trent’anni di vita vissuti da San Giuseppe con Gesù.

La protezione sotto la quale il cristiano domanda di essere accolto nella celebre antifona mariana Sub tuum praesidium, la più antica attualmente conosciuta nella tradizione ecclesiastica, fa riferimento a un motivo iconografico ricorrente nella produzione artistica, diffuso particolarmente da San Bernardo, quello della Madre di Misericordia che accoglie i fedeli sotto il suo inviolabile mantello, come si vede ad esempio nella Mater omnium dipinta da Bartolo di Fredi in quel di Pienza. Il mantello è quindi simbolo di soccorso e appoggio sia alla Madre di Cristo e della Chiesa sia all’umile carpentiere custode di Gesù. Il manto è ancora oggi custodito nella Basilica romana di Sant’Anastasia al Palatino ed è oggetto di una pia pratica (approvata nel XIX secolo dall’Arcivescovo di Lanciano Francesco Maria Petrarca) in cui per trenta giorni consecutivi, preferibilmente per l’intera durata del mese di marzo o da metà febbraio alla vigilia della ricorrenza del 19 marzo, si invoca il «conforto degli afflitti» affinché San Giuseppe sorrida propizio e benedica i suoi devoti, pregando per loro e insegnando loro a pregare convenientemente, com’era solita esprimersi Santa Teresa d’Avila.
La differenza fondamentale tra azione liturgica e devozione personale consiste principalmente nel fatto che la prima è formalmente definita in ogni dettaglio secondo le indicazioni di Santa Madre Chiesa, mentre la seconda può essere modificata cum grano salis in base alla sensibilità del singolo devoto, per sottolineare che lo schema dell’orazione di seguito esposto – il testo integrale della Devozione al Sacro Manto è facilmente rinvenibile in rete – ha solo valore di suggerimento, quasi come un campo base per affrontare in modo opportuno la salita alle vette della spiritualità:
- il segno della Croce iniziale per riaffermare la fede del credente nella Santissima Trinità, «un solo Dio, un solo Signore, non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza»;
- l’invocazione dello Spirito Santo, magari col testo della Sequenza di Pentecoste Veni Sancte Spiritus seguito dalla professione di fede cattolica recitando il Credo apostolico;
- l’offerta al Glorioso Patriarca San Giuseppe di questo “manto prezioso”, unitamente alla fede dell’orante, e la recita di un’orazione rivolta al Glorioso, Potente ed Eccelso San Giuseppe, seguita da un triplice Gloria al Padre;
- infine, in ricordo della vita nascosta di San Giuseppe con Gesù e Maria, sono recitate alcune Pie suppliche e le Litanie in onore di San Giuseppe, concludendo con una preghiera finale.