di Edoardo Consonni
La strumentalizzazione e l’obliquazione cronica subita dalla scienza negli ultimi decenni rispecchia un atteggiamento apoplettico non tanto della dottrina scientifica in se stessa, quanto invece di chi si qualifica come suo esponente. Ultimamente, il miraggio di progresso tecnologico e l’avanzamento degli impianti gnoseologici e teoretici delle scienze matematiche hanno procurato una sorta di malattia auto-immune, che ha contagiato tanti uomini di scienza. Se il nome di tale malattia non è ancora stato individuato, i sintomi e i danni si registrano quotidianamente.
Questa malattia, infatti, colpisce lo studioso, che impugna teorie scientifiche per cercare di screditare ogni sorta di teleologia metafisica, per spiegare avvenimenti non materiali, per convincersi del fatto di essere un prodotto improbabile di una evoluzione indimostrata ed indimostrabile, avvenuta con probabilità pressoché nulla per volere di nessuno. Forse intrecciare troppe parole non fa bene alla salute, perciò procediamo con ordine. Chi afferma che la scienza si pone in contrasto con la religiosità, sopratutto quella cattolica, è automaticamente in sbaglio. Prima di tutto, perchè tale proposizione è espressamente condannata dal magistero della Chiesa, tramite i documenti “Lamentabili Sane Exitu” [S.Pio X] e “Humani Generis” [Pio XII]. Essendo il pronunciamento della Chiesa infallibile, è vero a priori e surclassa qualsiasi pensata creativa. Inoltre, chi pone a confronto questi due impianti, quello fisico e metafisico, che, ancora prima di essere quello che sono, rappresentano due colonne della teoria della conoscenza, non distingue bene il grado di astrazione della scienza e quello della metafisica. Le scienze fisico-matematiche sono scienze di astrazione di secondo livello, nei termini che esse indagano l’essere consentaneamente il rapporto causa-effetto, e il tutto deve essere sviluppato in un quadro di linguaggio matematico dimostrato. La metafisica, invece, si muove nella astrazione di primo livello. Fisica e matematica sono ‘zoppe’ quando cercano di elevare tale livello di astrazione: la fisica non potrà mai spiegare, ad esempio, che cosa sia una forza in sè. Essa si limita a constatare che la tal forza esista, che essa abbia una data espressione a seconda del contesto e del fenomeno che si consideri, con una opportuna parametrizzazione algebrica. La fisica nucleare, ad esempio, può solo constatare il fatto che l’elettrone, rispetto ai suoi fratelli particellari della famiglia dei Leptoni (come Muoni e Tauoni), abbia una vita inverosimilmente più alta (la vita media dell’elettrone è di dieci-alla-ventisei anni, ovvero dieci moltiplicato per se stesso ventisei volte; quella del Tauone meno di un miliardesimo di secondo). La fisica può dire: “È cosí”. Non può invece dire: “Perchè si è stabilito che fosse cosí”. La gaia scienza non potrà mai dimostrare l’esistenza di una divinità trascendente: i mezzi che ha a disposizione sono limitati e precisi fino ad un certo punto. Oltre, ci si deve fermare. Invano si sforzano scienziati e ben pensanti, costruendo impianti conoscitivi assai fragili, poco rigorosi e assai divertenti. Si inventano nomi strampalati con cadenza settimanale per provare a spiegare i modelli di materia ed energia oscura, salvo poi rigettare le evidenze scientifiche estrapolate dai miracoli eucaristici. In questo caso, tantissimi sono i medici e gli scienziati pluri-titolati atei e non, con alle spalle anni di insegnamento, di didattica e di pubblicazioni, si ritrovano a studiare delle particole che evolvono misteriosamente in tessuto miocardico striato, con tanto di linfociti e macrofagi vivi al momento della osservazione. Si evidenzia la pagliuzza, si ignora la trave. Dopo le dichiarazioni di questi studiosi, in cui si dimostra l’impossibile passaggio, la comunità scientifica si eclissa e comincia a screditare gli stessi analisti, accusandoli di essere ‘oscurantisti’ e di avere sbagliato le analisi, dopo non averle guardate neanche magari. La fisica è una grande dimostrazione della presenza di un logos anti-entropico dietro la struttura dell’universo.
La complessità della materia e delle interazioni del modello standard NON sono effetto di un caso, di un evento probabilistico avvenuto con probabilità insignificanti. Sono un disegno. Sono parte di un progetto impensabile e sicuramente non casuale. Il logos cattolico è sedes sapientiæ: non a caso la scienza è stata partorita dal cattolicesimo o dal cristianesimo. Lavoisier, Lemâitre, Ampere, Lagrange, Cauchy, Mendel, Ruffini, tanto per citarne alcuni: tutti padri della scienza, tutti credenti in Cristo. La scienza non deve e non può occuparsi di giudizi teleologici che non le competono. Tuttavia, la pretesa modernista di dover sostituire la teologica con l’ormai relittico materialismo rende le cose complicate. Restano però i fatti: mentre ci sono voluti millenovecento anni per formulare la legge di quantizzazione della luce, per consolidare la sua duplice natura onda-corpuscolo, S. Tommaso d’Aquino ci era arrivato settecento anni prima, nella sua Summa Theologiæ, parlando di Luce non come corpo, ma come qualcosa di intermedio (una “qualità”).
La scienza, come i magi, è e rimarrà sempre in ritardo. La cura alla malattia quindi quale è? Il cattolicesimo: la scienza è sapienza ascritta al Logos divino. La scienza, per un cattolico, è una parte del tutto, non sostituisce il tutto. Perchè anche la scienza concorre, come diceva S.Pio X, ad ‘Instaurare Omnia in Christo’.
Ecclesia Dei