L’arte e l’architettura sono frutto e diretta espressione del tempo in cui sono nate e le cause che hanno portato alla loro fioritura non sono mai legate ad un singolo evento ma sono frutto del divenire storico e del continuo scontrarsi tra correnti di pensiero. Guardando quindi a quello che avvenne in Europa tra il XVI e XVII secolo possiamo capire più a fondo la genesi dell’architettura barocca.
Sono anni caratterizzati da un evidente e sempre più presente pluralismo di idee sia dal punto di vista sociale che religioso. In pieno rinascimento ed umanesimo infatti si è scardinato e reinterpretato l’essere umano in quanto tale, sviluppando teorie che tesero sempre più a collocare l’uomo al centro della storia. Andando in contrasto con il clima medievale più statico ed assolutista è nato un dinamismo che diede come esito la valorizzazione delle varie sfaccettature dell’essere umano. In questo clima più dinamico e plurale, al quale contribuì sicuramente anche la scoperta di nuove culture e nuovi territori geografici, si fecero strada diverse teorie di società e di cristianesimo. Sarà proprio questo contesto pluralista in cui si sviluppano commerci e ricchezze che nasce l’architettura e l’arte barocca. Uno stile che evade dalle rigide geometrie rinascimentali e che evolve verso una maggiore libertà di forma con l’introduzione di curvature più o meno accentuate. Lo stile diviene l’espressione della sua epoca dinamica e meno assoluta rispetto alla precedente: le geometrie si ammorbidiscono ed assumo un carattere più variegato.
La città di riferimento è Roma la quale era in un relativo tempo di pace, dove molte ricchezze si erano accumulate ed erano pronte per essere investite nell’arte e nell’architettura. In questa città i papi e gli ordini religiosi durante il XVI secolo eressero sulla Terra chiese che avrebbero dovuto essere il più magnifiche possibile e che avrebbero dovuto richiamare i fasti della Gerusalemme celeste.
L’architettura barocca per quanto riguarda le chiese risentì oltre che del contesto storico anche di un evento che fu determinante per il suo sviluppo: stiamo parlando del Concilio di Trento e della Controriforma. Gli architetti infatti nel ricercare migliori forme artistiche che dessero più libertà espressiva rispetto alle statiche chiese rinascimentali andarono ad appoggiarsi proprio ai dettami che uscirono da questo evento storico.
I dettami che il Concilio in sé diede non furono una grande spinta per l’evoluzione artistica: si fa solo riferimento alla bontà ed alla necessità di adottare rappresentazioni figurative di santi e di beati per poter meglio pregare. In particolare si fa riferimento nelle ultime sessioni a come la chiesa dovesse essere magnifica come erano magnifici il tempio di Salomone o il tabernacolo di Mosé.
Scrive Anastasio Roggero:
In conseguenza della sua genesi si ha nel decreto una mescolanza tra dogma e riforma. Tratta insieme la dottrina dogmatica sulla invocazione e venerazione dei Santi, le loro reliquie e le loro immagini ed in rapporto a queste ribadisce i decreti sanciti dal secondo concilio di Nicea (787) contro gli iconoclasti. Il termine ≪ adorari ≫ si riserva alla persona (non alle immagini) di Cristo. E’ quindi ribadito prima di tutto il fine cultuale delle immagini. Viene in secondo luogo affermato il loro fine didattico.
[…]Si tratta di evitare:
- ≪ falsi dogmatis imagines ≫ o che in qualche modo potrebbero indurre il popolo in errore circa la fede. Tali immagini sono contro uno dei fini dell’arte sacra, che e quello di istruire.
- Che il popolo si faccia un concetto di Dio come lo avevano i pagani. Che si eviti cioè che il popolo pensi che la divinità si possa vedere nell’immagine o che si possa esprimere mediante i colori.
- Si eviti ogni lascivia e non si dipingano ne si adornino le immagini con procace venusta. In questa terza categoria di eventuali abusi si fa sentire il forte movimento riformatore che ha gia da tempo dichiarato guerra a quanto di paganeggiante s’era infiltrato nell’arte rinascimentale, e che finalmente può fare sentire ufficialmente la sua voce. Comunque in questo il decreto canonizza qualche cosa che era giunta ormai a maturazione. Si pensi che Paolo IV nel 1559, vivente ancora Michelangelo, aveva dato il compito a Daniele di Volterra di castigare l’opera del vecchio Maestro nella Sistina.
Come possiamo leggere non ci furono specifiche indicazioni su come dovessero essere fatte le chiese ma ci fu solamente un riferimento a come si dovessero usare le immagini sacre e quale fosse il loro fine.
Fu invece un altro illustre santo dell’epoca a dare una spinta più forte, stiamo parlando di san Carlo Borromeo che volle istruire al meglio gli artisti e gli architetti che si apprestavano a realizzare le nuove chiese. Egli scrisse un testo che fu ed è tuttora il riferimento principale su come si debba concepire una chiesa: “Instructiones Fabricae et Supellectilis ecclesiasticae” e questo costituisce un vero e proprio manuale di architettura.
Riportiamo alcuni paragrafi utili a capirne lo stile:
“La forma migliore però, che già da tempi apostolici sembra da preferirsi, è la forma di croce quale si vede usata nella costruzione delle maggiori basiliche di Roma”
“Si procuri però per l’esterno delle pareti laterali e dell’abside non venga decorato con pitture: le pareti frontali invece presentano un aspetto tanto più decente e maestoso quanto più si fregeranno di immagini sacre o di pitture esprimenti fatti di storia sacra”
“Almeno nelle chiese insigni, nelle cappelle maggiori e in quelle di particolare splendore, si faccia il pavimento con marmi o in pietra pregevole”
“Nelle chiese più insigni si costruisca il tabernacolo con piastre d’argento o di bronzo inargentato o di marmi preziosi. […] Internamente poi deve essere rivestito di assicelle di pioppo o di altro legno che preservi la santissima Eucarestia dall’umidità. […] sia rivestito internamente ed addobbato con tessuto di seta di color rosso per le chiese di rito ambrosiano e di color bianco per il rito romano”
È nell’opera scritta da san Carlo Borromeo che possiamo trovare tutto quello che già era noto e che è stato definitivamente chiarito e confermato per la buona costruzione di una chiesa.
In questo contesto dunque in cui si preferisce la croce latina, l’uso dell’immagine, la ricchezza del marmo e dell’oro nasce quella Roma che oggi conosciamo. In particolare ricordiamo la chiesa del Gesù, le chiese di Bernini e Borromini come sant’Agnese in Agone, Sant’Ivo alla Sapienza o sant’Andrea al quirinale che rispecchiano nella libertà delle forme e nella ricchezza delle decorazioni quelle che sono le tracce teoriche del testo di san Carlo Borromeo.
In estrema sintesi possiamo dichiarare con certezza che il barocco è la naturale evoluzione storica dell’arte e dell’architettura rinascimentale e che la sua nascita non è necessariamente legata alla controriforma, tuttavia essa se ne servì pienamente per dare nuova veste alle chiese nascenti, producendo alcune delle migliori architetture di ogni epoca.