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La missione

Quando l’ombra comincia a discendere sul mondo, l’uomo che fu sanato dalla Crocesola, non fatto forte dalla virtù dell’Aquila, offeso dalla viltà, comincia a dubitare e dice al magnanimo che invece fu sanato dall’Aquila: «II viaggio del mondo di là fu compiuto in vita da due uomini, da Enea e da Paolo.

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Quando l’ombra comincia a discendere sul mondo, l’uomo che fu sanato dalla Crocesola, non fatto forte dalla virtù dell’Aquila, offeso dalla viltà, comincia a dubitare e dice al magnanimo che invece fu sanato dall’Aquila: «II viaggio del mondo di là fu compiuto in vita da due uomini, da Enea e da Paolo.

Inf II-1
Inferno – Canto II

Quando l’ombra comincia a discendere sul mondo, l’uomo che fu sanato dalla Crocesola, non fatto forte dalla virtù dell’Aquila, offeso dalla viltà, comincia a dubitare e dice al magnanimo che invece fu sanato dall’Aquila: «II viaggio del mondo di là fu compiuto in vita da due uomini, da Enea e da Paolo. Ma il loro viaggio fu voluto per alte ragioni dalla Provvidenza. Fu compiuto da Enea (che portò l’Aquila a Roma), il padre dell’alma Roma e di suo impero e quel viaggio si ricollegò al futuro trionfo dell’Impero e poi della Chiesa. E fu compiuto da Paolo (colui che portò a Roma la Croce) e quel viaggio serve a confortare e a rafforzare la fede di Cristo. Ma ho io quella virtù dell’Aquila che, oltre alla virtù della Croce è necessaria per tale viaggio?»E il cristiano senza l’Aquila teme che la venuta non sia folle, e folle chiamerà in seguito, come vedremo, qualunque tentativo umano di percorrere la via della salvezza o senza la Croce o senza l’Aquila. Virgilio che, savio, ha inteso meglio di quanto Dante non abbia ragionato, che ha compreso cioè l’obiezione segreta che stava sotto alle parole di Dante, risponde in segreto dia Divina, Maria, che ha avuto pietà di te, ha mosso Lucia e Beatrice, le due personificazioni della virtù dell’Aquila e della virtù della Croce». Dante, pure dinanzi alla corruzione del mondo è stato fedele di Lucia, è stato fedele della virtù dell’Aquila, ha saldamente sperato che Iddio avrebbe ristabilito nel mondo la sua Giustizia ristabilendo l’Impero che salvi l’umanità. Con ciò se egli non è riuscito a vincere nella operazione la lupa è riuscito però a ottenere la grazia che lo salva. La Misericordia divina, Maria, lo affida a Lucia della quale egli è stato fedele. Lucia è «nimica di ciascun crudele» appunto perché è la virtù dell’Aquila, virtù della giustizia e trasporterà Dante in braccio mentre egli sognerà di essere trasportato dall’Aquila (Purg., VIII IX). Essa siede nell’Empireo di fronte ad Adamo (Par., XXXII, 136) che è il peccato, appunto come Giustizia contrapposta al peccato, e probabilmente è stata scelta a simboleggiare l’Aquila perché con le stesse lettere dell’alfabeto si formano tanto la parola Lucia quanto la parola Acuila. È perfettamente naturale che essa si muova a salvare Dante prima di Beatrice ma che non possa salvarlo se non muovendo a sua volta Beatrice. Lucia infatti come divina Giustizia presiede alla vita attiva e sana l’uomo nella vita attiva. Beatrice, come divina Sapienza presiede alla vita contemplativa e sana l’uomo nella vita contemplativa. Esse sono tra loro nello stesso noto rapporto nel quale sono presso i mistici Lia e Rachele simboli della vita attiva e della contemplazione. E appunto per questo Dante ci fa conoscere quel particolare, che sembrerebbe inutile, cioè che Beatrice siede vicino all’antica Rachele (v. 102). Essa è la Rachele dei tempi nuovi. Ora la vita attiva precede come esercizio la contemplativa, ma l’uomo non tollera Lia (dice S. Agostino) se non per amore di Rachele, non esercita le opere della giustizia e della vita attiva se non per amore dell’eterna contemplazione. Quindi è che la prima a muoversi è Lucia. Ma, poiché essa sa che Dante, che l’uomo, non si muoverà se non per amore dell’eterna contemplazione, cioè di Beatrice, va a Beatrice che salvi Dante. E Beatrice a sua volta sa che l’uomo non può pervenire a lei, eterna contemplazione e Sapienza santa, se non attraverso le opere e con la guida nella quale sia la virtù dell’Impero, e quindi va in cerca di Virgilio che, avendo l’Aquila, può aiutare Dante e condurlo a lei, santa virtù della Sapienza operante per mezzo della Croce. Dante che aveva dubitato che la sua virtù fosse possente per compiere il grande viaggio, quando ascolta questo racconto sa di avere l’aiuto necessario della Grazia operante attraverso le due donne sante Lucia l’Aquila, Beatrice la Croce. Quantunque egli non sia, come ha detto, né Paolo né Enea sa ora di avere con sé la virtù della Croce che ebbe Paolo, la virtù dell’Aquila che ebbe Enea. Sa quindi che la sua venuta non è «folle», torna nel primo proposto e riprende animosamente il cammino.

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