Giunge oggi la notizia tanto attesa e tanto temuta: la pubblicazione del motu proprio “Traditionis Custodes” di Papa Francesco, volto a limitare l’uso del Rito romano antico.
Il motu proprio “Summorum Pontificum”, nel 2007, aprì la strada alle celebrazioni secundum antiquam vel extraordinariam formam, rendendo più accessibile questa celebrazione che però, lo ricordiamo, non è mai stata abolita e nessuno lo potrebbe, neppure il Papa; si parla di Messa di San Pio V, ma il pontefice domenicano si limitò a pubblicare e a mettere insieme ciò che già veniva dalla Tradizione della Chiesa: ecco perché, lo ripetiamo, nessuno può sopprimere il rito antico: con buona pace degli abitanti Oltretevere.
Ciò che allora ci preoccupa è l’uso politico di questo documento: è sì carta straccia, ma nelle mani inanellate di alcuni vescovi può assumere un grande potere. Sì, ricordiamo bene le chiese negate, i fedeli non ammessi in udienza, i sacerdoti puniti, le risatine circa quello che viene da loro definito “carnevale”. Un comportamento indegno, disgustoso, e che ora ha anche le spalle coperte da questo infame documento.
Dal documento papale emerge che sono stati loro a volere questa disposizione; ci permettiamo di fare questa osservazione, che è una promessa (forse una minaccia per loro): che lo desiderino o meno, la Messa tradizionale continuerà ad esistere anche dopo la loro morte. Cari lettori, sapete perché? Perché riceve la sua forza da Dio, al quale tutti dovremo renderemo conto. Ai pastori sarà chiesto conto anche delle celebrazioni proibite, dei sacerdoti e dei fedeli ridicolizzate, dell’odio ideologico verso la liturgia.
Noi avvisiamo, perché questa volta non stiamo zitti: la misura è colma.