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La Passione contemplata passo a passo

In questa operetta si ha conferma che il S. Dottore propone al cristiano il mistero di Cristo nella sua interezza quando afferma che non solo l’Incarnazione del Figlio di Dio ma anche la sua Passione è la manifestazione dell’amore di Dio.

Sant’Alfonso Maria De’ Liguori

Le considerazioni ed affetti sopra la Passione di Gesù Cristo sono un commento semplice alla narrazione che ne fanno i Vangeli. è un fraterno invito a familiarizzare con la Bibbia. Infatti Egli scrive: “Sono belle e buone le tante contemplazioni che sulla Passione hanno fatte e scritte gli autori devoti; ma certamente fa più impressione ad un cristiano una sola parola delle Sacre Scritture che cento e mille contemplazioni e rivelazioni che si scrivono fatte ad alcune persone divote” (id., p. 136).

L’operetta è Vangelo meditato e pregato. Anche in essa il Santo afferma: “Nella Passione del Signore non tanto dobbiamo considerare i dolori e i disprezzi ch’egli patì, quanto l’amore con cui patì; mentre Gesù Cristo volle tanto soffrire non solo per salvarci, ma per farci intendere l’affetto che ci portava” (id., p. 138).

In questa operetta si ha conferma che il S. Dottore propone al cristiano il mistero di Cristo nella sua interezza quando afferma che non solo l’Incarnazione del Figlio di Dio ma anche la sua Passione è la manifestazione dell’amore di Dio.

Nelle singole considerazioni l’autore ci offre ricche modulazioni sul tema di fondo.

L’entrata di Gesù in Gerusalemme è considerata come un andare verso il popolo bisognoso di amore salvifico.La benignità di Gesù si manifesta anche verso Giuda traditore perché “non lo discaccia da sé, non lo guarda di mal occhio, ma l’ammette alla sua compagnia e alla sua mensa” (id., p. 142). Sant’Alfonso considera “beato Giovanni ché poggiando la testa sul petto di Gesù intende la tenerezza che serba nel suo Cuore questo amante Redentore (id., p. 143). Non trascura inoltre di ricordarci il valore dell’Eucaristia con la quale “abbiamo continua memoria dell’amore immenso che ci ha dimostrato nella sua morte (id., p. 145).Secondo l’intuizione e la meraviglia del Santo l’orto degli ulivi fu il luogo ove “si fece il primo sacrificio: Gesù la vittima, l’amore fu il sacerdote e l’ardore del suo affetto verso gli uomini fu il beato fuoco con cui il sacrificio fu consumato” (id., p. 147).La pazienza di Gesù nella flagellazione è grande perché “non parla, non si lamenta, non sospira, ma offre tutto a Dio” (id., p. 157). Il Santo non rimane insensibile ed esclama: “sento che ogni vostra ferita mi domanda amore”.Nella coronazione di spine ammira la mansuetudine. Dopo la condanna a morte Egli osserva: “Gesù con amore abbraccia la croce (id., p. 164).La Crocifissione diventa la prova dell’amore di Dio: “Gesù in croce: ecco l’ultima comparsa che fa su questa terra il Verbo Incarnato. La prima fu in una stalla, quest’ultima in una croce; l’una e l’altra dimostrano l’amore e la carità immensa che egli ha per gli uomini”. Egli è consapevole che Gesù dalla croce gli cerca non tanto la compassione ma l’ amore ed esclama in una delle più commoventi preghiere: “datemi il vostro regno nell’altra vita e frattanto nella vita presente regni sovra di me il vostro santo amore. Il solo amore vostro domini nel mio cuore ed egli sia l’unico mio Signore, l’unico mio desiderio, l’unico mio amore” (id., p. 171). Ad ogni cristiano dice: “senti quel che ti dice il tuo Signore da quella croce: Figlio, vedi se v’è nel mondo chi t’abbia amato più di me, tuo Dio” (Id., p. 176). 

La Passione contemplata passo a passo
Crocifissione – Pompeo Batoni (1762)

Sant’Alfonso scrive Le Riflessioni sulla Passione di Gesù Cristo con l’intento di invogliare il suo lettore a fare “memoria” di questo evento straordinario perché crede fermamente che Gesù gradisca molto il nostro ricordo della sua Passione. C’è anche un motivo strettamente personale. Egli scrive queste riflessioni all’età di 77 anni per prepararsi al giorno dei conti. In esse si trova una parte generale in cui sono ricordati l’offerta di Gesù al Padre per la salvezza dell’uomo, la sua venuta nel mondo nell’umiltà e nella povertà, la vita di pene e di vituperi, la sua morte che “fu la pena di maggiore dolore e maggiore obbrobrio di Gesù che compì la Redenzione” (Op. Asc…, p. 195). Il Santo si sofferma poi “sulle pene particolari che patì Gesù Cristo nella sua Passione” commentando il cap. 53 di Isaia in chiave soteriologica. Additando Gesù come l’uomo dei dolori nell’anima e del corpo, Egli scrive: “Patì in tutti i suoi membri: il capo gli fu tormentato dalle spine, le mani e i piedi dai chiodi, la faccia dagli schiaffi e sputi e tutto il corpo dai flagelli… così il Redentore apparve nella sua Passione come un lebbroso che non ha parte di carne sana e mette orrore a chi lo guarda, in vedere un uomo tutto piaghe da capo a piedi” (id., pp. 201‑202).

Questa immagine di Gesù sofferente gli è stata sempre impressa nel cuore. Segno ne è una tela che il Santo dipinse a Napoli negli anni della sua giovinezza (1719). Nella Passione di Gesù sant’Alfonso scorge la volontà del Padre quando scrive: “La Passionedel nostro Redentore non fu opera degli uomini… Gesù, pieno di carità, volentieri si offrì senza replica ad eseguire la volontà del Padre” (id., pp. 202‑203). Riflettendo sulla flagellazione il Santo commenta che essa “fu il tormento più crudele che abbreviò la vita del Redentore; poiché la grande effusione di sangue fu la causa principale della sua morte” (id., p. 212). Il doloroso viaggio al calvario, dopo la sanguinante coronazione di spine accrebbe la crudeltà nei confronti di Gesù. Sant’Alfonso considera un grande mistero l’amore col quale Gesù abbracciò la croce ed accettò la crocifissione: “Gesù in croce fu uno spettacolo che riempì di stupore il cielo e la terra”: spettacolo di giustizia, di misericordia e principalmente di amore.

Dinanzi a tale testimonianza il Santo resta sconcertato: “Come va che tanti cristiani quantunque sanno per fede che Gesù Cristo è morto per loro amore, invece di impiegarsi in servirlo ed amarlo, s’impiegano ad offenderlo e disprezzarlo per gusti brevi e miserabili?” (id., p. 224).

Nessun momento della Passione sfugge all’attenzione di sant’Alfonso. Gesù diventa un punto di riferimento pieno di speranza. “La morte, egli scrive, da un oggetto qual ella è di dolore e di spavento, Gesù morendo la mutò in passaggio dal pericolo di una rovina eterna alla sicurezza di una eterna felicità” (id., p. 259). Perciò esorta: “Procuriamoci di guardare la morte non come sciagura ma come fine del nostro pellegrinaggio… e come principio della nostra felicità eterna” (id., p. 260).La Croce, cioèla Passionedi Gesù diventa perciò “la via e la scala per salire in cielo. Beato chi 1′ abbraccia in vita e non la lascia fino alla morte” (id., p. 225).

Nelle ultime quattro riflessioni l’autore si attarda nel precisare l’amore che Gesù Cristo ci ha dimostrato e sulla gratitudine, confidenza e pazienza degli uomini. Egli scrive che la Passionedi Gesù è l’incentivo più forte che deve muoverci ed infiammarci ad amare il nostro Salvatore (id., p. 277), perché quanto ha patito Gesù Cristo l’ha patito per ciascuno di noi” (id.). Perciò il Santo insiste sull’atteggiamento di gratitudine.

Riprendendo una frase di sant’Agostino dice: “a noi che crediamo per fede un Dio morto in croce per nostro amore, non è lecito amarlo poco; non deve esserci fisso nel cuore altro amore se non quello che dobbiamo a colui il quale per nostro amore ha voluto morire trafitto in croce” (id., p. 289). 

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