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La Quaresima nella Regola di San Benedetto

L'importanza data a tale periodo lo induce a scrivere un capitolo specifico sulla quaresima, quale tempo forte dell'anno liturgico per il quale, senza dubbio, egli aveva particolare devozione e che considerava come molto adatto per il rinnovamento spirituale dei monaci.

di DON TIZIANO GUBETTA

Nel determinare l’orario, San Benedetto, nella sua Regola, ha tenuto conto del particolare carattere della quaresima (Capitolo 48 e capitolo 41). L’importanza data a tale periodo lo induce a scrivere un capitolo specifico sulla quaresima, quale tempo forte dell’anno liturgico per il quale, senza dubbio, egli aveva particolare devozione e che considerava come molto adatto per il rinnovamento spirituale dei monaci.

Il Monaco Giovanni Cassiano, vissuto sul finire del IV secolo, da idealista impenitente, applicando la sua esegesi allegorica, dice che la quaresima è come la “decima”, il tributo che i cristiani nel mondo debbono pagare annualmente al Signore; immischiati come sono nelle cose della terra, negli affari e nei piaceri, si fa loro obbligo di consacrare al servizio di Dio almeno questi giorni. I monaci sono esenti dal pagare tale decima, perché hanno fatto a Dio donazione della loro vita intera con tutto quanto possiedono, e vivono tutto l’anno con il regime che i laici conducono in quaresima, obbligati dalla legge. La quaresima fu istituita solo per gli imperfetti: infatti non esisteva fin quando si mantenne la perfezione della Chiesa primitiva degli Atti. (Collationes 21,24-30).

San Benedetto, uomo pratico secondo Gesù Cristo, pensa che anche per i monaci – uomini che aspirano alla santità, ma sempre uomini dalla testa ai piedi! – capita molto a proposito questo periodo di rinnovamento e di intensificazione della vita cristiana, che ogni anno prepara i catecumeni al battesimo e tutti i fedeli a una degna celebrazione della Pasqua. E` stato notato che, ad eccezione dei vv.8-10 che sono come una appendice e di carattere chiaramente cenobitico, il capitolo dipende, tanto nelle idee quanto nelle espressioni, dai “Discorsi sulla quaresima” di S. Leone Magno, soprattutto i primi quattro (dei dodici totali). Così il contrasto iniziale tra la vita da tenersi in quaresima e quella più leggera da tenersi nel resto dell’anno; così il “tale virtù è di pochi” (v.2) a proposito di una vita sempre a un livello spirituale molto alto. Soprattutto l’idea della “purezza di vita”, di purificazione, di espiazione in quaresima delle colpe di tutto l’anno sono il ‘leit-motiv‘ della predicazione di S. Leone. Appare chiaro che San Benedetto abbia assimilato la dottrina quaresimale del vescovo di Roma, è impregnato del suo vocabolario e ripete spontaneamente le sue espressioni senza che si preoccupi di citarle letteralmente. Quello che S. Leone predicava a tutti i cristiani, San Benedetto lo scrive per i monaci; è una ulteriore prova che la vita monastica è un modo di realizzare la vita cristiana e che la dottrina della perfezione evangelica predicata dai Padri della Chiesa è ugualmente valida per il cristiano che vive nel mondo e per quello che, seguendo la sua vocazione, vive in monastero.

San Benedetto quindi in questo capitolo è più preoccupato di sottolineare l’importanza della quaresima e lo spirito che deve animare la vita in tale periodo, che di assegnare precise pratiche penitenziali alla comunità o determinare in che cosa debba consistere l’intensificarsi della vita di preghiera, come invece fa la Regula Magistri (cf. RM.51 e 53). Dobbiamo perciò classificare il capitolo 49 della RB più tra la parte ascetica e spirituale che tra la parte propriamente legislativa e disciplinare.

1-3: Lo spirito che deve animare la quaresima

La vita del monaco dovrebbe essere una continua quaresima“, quasi a dire: tale sarebbe l’ideale, magari fosse così! Qual è il significato esatto di queste parole? Non dobbiamo credere che San Benedetto pensi a un carattere eccessivamente severo e melanconico della vita monastica; per lui la quaresima – come appare in seguito – non ha un volto triste, ma significa anzitutto un tempo in cui si vive con purezza (v.2) e integrità la vita cristiana, o per lo meno si cerca. Uomo pratico e realista, San Benedetto sa che sono pochi quelli dotati di tanta virtù e fortezza di spirito da mantenersi completamente fedeli al Vangelo durante tutto l’anno. Allora durante la quaresima sforziamoci non solo di vivere come monaci autentici, ma anche di fare qualcosa in più, quasi a compensare e cancellare le negligenze degli altri periodi. Questo è insomma l’ideale quaresimale per i monaci: vivere perfettamente come tali e riparare con pratiche supererogatorie alle infedeltà della “quaresima” precedente. 

2: Custodire la propria vita con somma purezza

Puritas” qui è nel senso più ampio: la mondezza di mente e di cuore, per cui si è spogli da ogni attacco che distragga da Dio. La bellissima sentenza richiama il 48.mo strumento delle buone opere: Actus vitae suae omni hora custodire <vigilare continuamente sulle azioni della propria vita> (Regula Benedicti cap. 4,48) è la vigilanza assidua di chi ama seriamente Dio e vuole che nessuno dei suoi atti possa ostacolare l’unione con Lui; ed è praticamente il primo gradino dell’umiltà, con la famosa “memoria Dei” (cf. Regula Benedicti cap 7,10-30).

4-7: Pratiche quaresimali

San Benedetto poi scende nel particolare. Anzitutto, astenersi da ogni peccato: è la prima e più necessaria astinenza la lotta contro i vizi – estirpandoli dalle radici, se è possibile – è uno dei fini dell’ascetismo cristiano. Poi dedicarsi con speciale impegno a certe pratiche. Egli ne segnala quattro: tre di carattere spirituale, una di carattere corporale.

– 1) Preghiere con lacrime: si tratta dell’orazione privata, in unione alle lacrime e alla compunzione del cuore, suggerita spesso da San Benedetto (cf. Regula Benedicti capitoli 4,56-57; 20,3; 52,4);

– 2) Lettura (divina): appunto per ciò ha prescritto la consegna di un libro a ciascun monaco all’inizio della quaresima (Regula Benedicti cap. 48,15-16) e ha unificato le ore di “lectio“, circa tre ore di seguito: “dal mattino fino a tutta l’ora terza” (RB.48,14);

– 3) compunzione del cuore: è lo spirito di compunzione, cioè il chiedere perdono a Dio dei propri peccati con lacrime e gemiti, come ha già detto nel 57.mo strumento delle buone opere (Regula Benedicti cap. 4,57), evidentemente con maggiore frequenza e intensità che negli altri periodi.

– 4) astinenza: è l’astinenza corporale, come specificherà meglio nei versetti seguenti:

Aggiungiamo qualcosa…

Aggiungiamo qualcosa al consueto debito del nostro servizio” (v.5). C’è un debito, una “tassa” stabilita, delle prestazioni normali – diciamo così – nel servizio di Cristo, che è la vita monastica; durante la quaresima, aggiungiamo qualcosa alla tariffa ordinaria. E abbiamo qui altri due elenchi (oltre a quello del v.4) nel v.5 e nel v.7. Tutte le cose elencate si ritrovano negli strumenti delle buone opere (Regula Benedicti cap. 4).

Sottraiamo qualcosa…

Nel terzo elenco (v.7) si parla di sottrarre qualcosa alla loquacità e alla scurrilità o leggerezza. Ma non aveva SB completamente condannato queste cose nel c.6 sull’amore al silenzio? Come mai ora si suggerisce di reprimerle “un poco” <aliquid> durante la quaresima? Da qui si capisce che una cosa è la teoria, un’altra è la pratica. Qui pare affacciarsi sorridente il volto paterno di San Benedetto. La vita dovette insegnare al santo – sempre grave e solenne, ma anche molto umano – che ci sono dei tipi per natura leggeri e portati allo scherzo e alla buffoneria, e privarli del tutto di queste cose equivarrebbe a reprimerli. Basta che si moderino un pò, almeno in quaresima!A conclusione, sempre insistendo sulla teoria e sulla pratica effettiva, non possiamo non ricordare come nella Regola San Benedetto, al capitolo XLI, preveda che in Quaresima i monaci mangino una volta sola e dopo il Vespro. Nei monasteri, prima del Concilio Vaticano II, questa imposizione era stata adeguatamente osservata in questo modo: il Vespro veniva anticipato tra le 12 e le 13. San Benedetto infatti aggiunge: questo Ufficio però dev’essere celebrato a un’ora tale da non aver bisogno di accendere il lume durante il pranzo e poter terminare mentre è ancora giorno.

Templum Domini | 5 Marzo-Aprile 2021

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