La Sacra Famiglia non è una strategia di marketing

La Sacra Famiglia non è una strategia di marketing.

Nell’epoca moderna, dove il consumismo regna sovrano, il limite tra il sacro e il profano viene sempre più spesso violato. Una recente pubblicità di Idealista rappresenta un esempio lampante di questa tendenza, utilizzando l’immagine della Sacra Famiglia per promuovere il proprio servizio di ricerca di case. La scena raffigura San Giuseppe intento a cercare una casa attraverso l’app, mentre la Beata Vergine Maria e il Bambino Gesù si trovano in una capanna. Questo scenario, che dovrebbe richiamare la natività di Nostro Signore, viene piegato a fini commerciali, trasformando un mistero di fede in un banale espediente pubblicitario. Per i cattolici, la scena della natività non è semplicemente un’immagine evocativa: è il cuore del mistero dell’Incarnazione, il momento in cui Dio si è fatto uomo per redimere il mondo. Ogni dettaglio della scena tradizionale – dalla povertà della mangiatoia alla presenza di Maria e Giuseppe – comunica un messaggio teologico profondo che invita alla riflessione e all’adorazione. Ridurre questo simbolo a una situazione quotidiana come la ricerca di una casa non è solo irrispettoso, ma rappresenta una vera e propria profanazione del sacro. Usare figure sacre come strumenti pubblicitari non è un gesto innocuo: questo tipo di comunicazione contribuisce a un processo più ampio di secolarizzazione, in cui i simboli religiosi perdono il loro significato originale e vengono svuotati del loro contenuto spirituale. Invece di invitare al rispetto e alla devozione, diventano oggetti di consumo, banalizzando ciò che per milioni di fedeli rappresenta il centro della propria fede. La Sacra Famiglia è un esempio di umiltà, obbedienza alla volontà di Dio e fiducia nella Sua provvidenza. San Giuseppe non ha mai cercato scorciatoie mondane, ha accettato la sua missione con fede e dedizione, proteggendo Maria e Gesù con il lavoro delle sue mani e il suo totale affidamento a Dio. La rappresentazione di San Giuseppe con un cellulare in mano, alla ricerca di una casa, tradisce completamente il messaggio spirituale che la sua figura incarna. La pubblicità non può essere un terreno libero da regole morali e spirituali. Le aziende, nel loro desiderio di essere “originali” o “provocatorie”, devono ricordare che ci sono limiti che non vanno oltrepassati. In questo contesto, le parole che Dio rivolge a Giobbe risuonano con forza: «Fin qui giungerai e non oltre, e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde» (Gb 38,11). In questo passo, Dio ricorda a Giobbe che è Lui ad aver fissato i confini del mare, stabilendo un ordine preciso che non può essere violato. Questo non è solo un ammonimento a Giobbe, ma un simbolo eterno del potere sovrano di Dio: ogni forza nella creazione, anche quella apparentemente più incontrollabile, come il mare in tempesta, obbedisce al Suo comando. L’ordine divino è sacro, e il tentativo di travalicarlo, spinti dall’orgoglio umano, porta inevitabilmente al caos e alla rovina. Questa immagine è un richiamo potente alla necessità di riconoscere i confini del rispetto, anche nel mondo contemporaneo. L’irriverenza di pubblicità come quella di Idealista non è un semplice “errore di gusto” o una provocazione discutibile: è un tentativo di infrangere i confini stabiliti da Dio, piegando ciò che è sacro al capriccio del profitto. È l’orgoglio umano che si solleva come un’onda contro il limite imposto dal Creatore, dimenticando che quelle stesse onde si infrangono sotto il Suo sguardo onnipotente. Chi usa la Sacra Famiglia, il cuore stesso del mistero cristiano, per promuovere servizi commerciali non solo travalica il limite del rispetto, ma si pone in opposizione diretta a ciò che Dio ha dichiarato intangibile. Questa non è creatività, è sacrilegio – non è marketing, è blasfemia. E come le onde che si infrangono contro il limite imposto da Dio, anche l’orgoglio di simili iniziative è destinato a cadere, perché nulla può resistere alla giustizia divina. I cattolici, dunque, hanno il dovere di reagire con fermezza e chiarezza, non per spirito di rivalsa, ma per difendere ciò che è giusto e vero, e per richiamare il mondo all’ordine stabilito dal Signore. È necessario denunciare queste provocazioni, chiedendo che si rispetti ciò che per milioni di credenti rappresenta il centro della loro fede. Non si tratta di essere “troppo sensibili”, ma di ricordare al mondo che ci sono confini invalicabili, stabiliti non dall’uomo, ma da Dio stesso. San Giovanni Paolo II affermava che «La fede cristiana non può essere relegata alla sfera privata». Quando i simboli della nostra fede vengono attaccati o banalizzati, è nostro dovere parlare e riaffermare la sacralità di ciò che crediamo. Che questo episodio serva da occasione per riflettere su come possiamo custodire la nostra fede in un mondo sempre più secolarizzato, difendendo con carità e fermezza i misteri che ci sono stati affidati.

Diego Passaniti

Diego Passaniti

Redattore presso Ecclesia Dei. Ha conseguito la laurea magistrale in Ingegneria per I'Ambiente e il Territorio, presso l'Università di Reggio Calabria. Attualmente svolge la professione di docente di fisica presso le scuole superiori.
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