La talare, questa sconosciuta

Qualche osservazione sulla talare, sempre meno utilizzata, come a voler ricordare cose che dovrebbero essere ovvie.

scritto da

di Stefano Ceniti

Da anni, precisamente da quando per fortuna (o a seconda dei casi sfortuna), navigo su Internet e soprattutto sui siti cattolici, mi capita di commentare fotografie di vescovi e sacerdoti sotto cui immancabilmente commento: «la talare, questa sconosciuta!» Il più delle volte gli interessati non rispondono,ma spesso altri internauti commentano con la solita frase demenziale: «l’abito non fa il monaco»; rispondo sempre con la solita frase: «non è buon soldato chi non ama la propria divisa».

Il mio grande e indimenticabile arcivescovo, il cardinale Giuseppe Siri, scrisse una lunga e accorata lettera al proprio clero genovese circa l’importanza assoluta della veste sacerdotale, limitando l’uso del clergyman e vietando assolutamente gli abiti civili. Uno dei drammi del nostro momento storico è la carenza di clero e il grande cardinale, già più di quaranta anni orsono ne indicava il principale motivo proprio nell’abbandono della sacra veste, la talare! Oggi i seminaristi, anche qui a Genova, vestono da giovani alla moda, nessuno può indossare la talare all’infuori delle celebrazioni liturgiche…risultato? Il seminario, immenso e splendido è vuoto: tredici sparuti alunni per sei classi!

I risultati dell’abbandono della talare sono evidenti: pochi preti, poche vocazioni, chiese deserte, disaffezione da parte del popolo al clero, secolarizzazione galoppante. Certo, non è soltanto la mancanza dell’abito talare il motivo della crisi epocale che stiamo vivendo ma certamente, come profetizzato dal grande cardinale, ne è uno dei principali. 

Laddove la veste sacra è adottata non solo nelle comunità tradizionali, ad esempio in molte Congregazioni dell’Oratorio, le vocazioni fioccano! È ovvio, perché un giovane che decide di lasciare tutto per Nostro Signore desidera radicalmente cambiare il proprio stato, a partire proprio dell’abito. 

L’abito ecclesiastico tra l’altro è apprezzato anche da chi non pratica, perché è segno di coerenza col proprio stato. Un altro argomento importante, ma sempre collegato al precedente, è l’uso della talare “a momenti”; ad esempio, su Facebook, si vedono alcuni preti che indossano la veste ma poi pubblicano foto in borghese o in abiti discinti. Anche in questo caso vi è un modo scorretto di presentarsi. Il sacerdote deve sempre mostrarsi in pubblico e sui social dignitosamente vestito, diciamo pure chiaramente: in talare!

La talare o l’abito religioso sono segni esterni di particolare consacrazione, se portati abitualmente e ovunque proteggono da mille situazioni scabrose, sono un segno profetico per credenti e non credenti; infine rendono chi li indossa immediatamente riconoscibile, ovunque. 

Purtroppo il momento storico che stiamo vivendo in occidente è drammatico, ma sicuramente la rinascita ripartirà dalla Tradizione e dalla umile e nobile talare!

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