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La Vergine Maria nell’arte

Parlare della Vergine nell’arte è un argomento vasto. Catacombe, Piazze, Chiese, case private non c’è spazio o luogo in cui non vi sia un’immagine mariana. Se dovessimo rintracciare una prima immagine non possiamo che fare riferimento all’evangelista Luca.

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Parlare della Vergine nell’arte è un argomento vasto. Catacombe, Piazze, Chiese, case private non c’è spazio o luogo in cui non vi sia un’immagine mariana. Se dovessimo rintracciare una prima immagine non possiamo che fare riferimento all’evangelista Luca.

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Parlare della Vergine nell’arte è un argomento vasto. Catacombe, Piazze, Chiese, case private non c’è spazio o luogo in cui non vi sia un’immagine mariana. Se dovessimo rintracciare una prima immagine non possiamo che fare riferimento all’evangelista Luca.

Protettore dei medici e dei pittori, è innegabile il suo legame con la Madonna. Secondo la tradizione, infatti, un pellegrino giunse da Costantinopoli per consegnare un dipinto raffigurante la Madonna con in braccio Gesù bambino. Questo quadro, stando alla tradizione, sarebbe stato dipinto proprio dall’evangelista. 

I ritratti eseguiti da Luca sarebbero stati conservati per secoli a Roma e a Gerusalemme, dando il via ad un’ampia serie di repliche. Tra le numerose raffigurazioni di Maria attribuite ab origine a Luca, vi è l’icona venerata a Bologna. L’icona della Madonna di San Luca giunge in città verso la fine del XIII secolo.

È questo il periodo che vede la nascita del Santuario della Beata Vergine di San Luca a Bologna. Trasportata da un devoto pellegrino, l’immagine viene affidata in seguito dai maggiorenti della città ad alcune monache di un convento sul Colle della Guardia che si adoperarono di adornarla con fiori e gioielli. La devozione popolare converge verso questa icona raffigurante una Madonna con il Bambino secondo la classica iconografia orientale di tipo odigitria, anche in virtù di intensi contatti tra le correnti orientali e occidentali.

La Vergine porta una veste di colore blu-verde, sotto la quale si intravede una sottoveste rossa. I tratti del viso sono allungati, le dita della mano affusolate. Il Bambino, dalla testa piccola rispetto al corpo, ha il braccio destro atteggiato nel gesto di benedizione, mentre la mano sinistra è chiusa a pugno. La tunica del Bambino è dello stesso colore rosso della sottoveste della Vergine. Sullo sfondo si notano filari di piccole foglie d’edera, inseriti l’uno nell’altro e intervallati da piccole perle. Due fasce laterali di circa 4 cm decorate con motivi floreali contornano la tavola, mentre la parte superiore appare tagliata.

La Vergine Maria nell’arte
San Luca dipinge la Madonna – Jan Gossaert (1520 ca)

Se l’immagine di Bologna è circondata da un alone di veridicità e leggenda, è certo che la più antica immagine al mondo della Madonna, risale al III secolo, ed è conservata a Roma, a venti metri sotto terra, in uno dei cubicoli delle catacombe di Priscilla, dove c’è l’antica basilica di San Silvestro sulla Via Salaria.

Si tratta di una immagine praticamente sconosciuta al grande pubblico, di eccezionale importanza e sulla quale gli storici e gli archeologi che hanno studiato ogni centimetro quadrato di questo reticolato scavato durante le persecuzioni di Diocleziano sono concordi nel ritenerla l’effige più antica. In nessuna altra parte del pianeta vi sono testimonianze così straordinarie e dirette della Vergine con il Bambino.

È con Giotto e Cimabue che la Madonna acquista la sua centralità nella Storia dell’Arte, ancora idealizzata e rappresentata su uno sfondo dorato che ha il sapore di uno spazio indefinito ed eterno. 

Nel Cinquecento, dopo Leonardo e Michelangelo, è Raffaello a farsi portare del messaggio artistico e religioso attraverso la figura della Vergine. Nel suo dipinto Madonna della Seggiola, del 1514, traspare come mai prima l’affetto della madre nei confronti del bambino, grazie a un tenero abbraccio.

A darle umanità, e consistenza tridimensionale sono i ritratti barocchi e tardo barocchi come le rappresentazioni caravaggesche e dello spagnolo Murillo.

Con “La Orana Maria” del 1891, Gauguin traspone un tema iconografico tradizionalmente cristiano in un contesto tahitiano, richiamando il senso simbolico della rovina della civiltà occidentale. Matisse invece corona la sua carriera con un ciclo mariano nella Cappella del Rosario di Vence, dove la Madonna è rappresentata ai limiti tra il figurativo e l’astratto.

Con questo breve e riduttivo excursus artistico, abbiamo notato come l’attenzione dei pittori si posa sull’umanità di questa donna, sulla sua vita concreta; non sullo straordinario, ma sul feriale e carnale, dove l’umanità di Maria elabora, e ci trasmette, un’arte del vivere.

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