San Paolo ci insegna che dobbiamo essere disposti non solo a soffrire ma anche a morire per il nostro Signore Gesù Cristo: Paolo vuole farci capire che, se nel disegno della provvidenza divina c’è l’ingiuria, la calunnia, la sofferenza, lo scherno e addirittura la morte, noi dobbiamo sempre confidare in Dio, perché solo così si “eleva la vita spirituale ad un grado di intima unione con Dio”.
San Gaetano “radicò e piantò nel cuore” il divino amore poiché lo vedeva come “infinita bontà della potenza di Dio”, Potenza che sosteneva doni all’uomo una duplice umiltà: un umiltà vera e un’umiltà rivestita d’amore, la stessa umiltà per Dio e per il prossimo.
Questa vera umiltà non può scaturire se non dalla croce, la quale nutre e fortifica la spiritualità dell’uomo, dalla quale deriva la capacità “della purezza interiore, della vigilanza di tutti i nostri sensi e dall’ubbidienza e sottomissione alle interne ispirazioni”.
La croce non ci cambia, dunque, ma ci fortifica, rendendoci fedeli al Padre.
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