«Come sarò capace di esporre la felicità di quel matrimonio che la Chiesa unisce, l’offerta eucaristica conferma, la benedizione suggella, gli angeli annunciano e il Padre celeste ratifica? […] Quale giogo quello di due fedeli uniti in un’unica speranza, in un unico desiderio, in un’unica osservanza, in un unico servizio! Entrambi sono figli dello stesso Padre, servi dello stesso Signore; non vi è nessuna divisione quanto allo spirito e quanto alla carne. Anzi, sono veramente due in una sola carne e dove la carne è unica, unico è lo spirito».
L’Amore che Dio ci offre è di tipo sponsale. Lui vuole accoglierci tutti nell’alveo del Suo Amore Trinitario e perciò ci vuole accogliere nella Sua intimità. Nel mistero dell’intimità di Dio si manifesta il mistero dell’amore umano, ma anche nelle tracce del mistero dell’unione di Cristo con la Sua Chiesa.
Gran parte della dottrina elaborata su questo punto trova il suo fondamento biblico nella Lettera di San Paolo agli Efesini, precisamente in questa espressione: «Questo è un mistero grande, ma lo dico in riferimento a Cristo e alla Sua Chiesa» (Ef 5, 32). Quell’amore sponsale, ma più specificamente il matrimonio come Sacramento, significa il legame indissolubile d’Amore che Cristo ha voluto stabilire con la Sua Chiesa.
Quando il Signore ha elevato il matrimonio alla dignità di Sacramento, lo ha fatto in riferimento alla Sua unione amorosa con la Chiesa, Sua dolce Sposa, che Egli chiama sempre con espressioni di gioia: «Alzati, vieni, mia diletta, mia bella, vieni! […] Mostrami il tuo volto, fammi sentire la tua voce; perché la tua voce è soave e il tuo volto è bellissimo» (Cc 2, 13-15).
La santità, lo sappiamo, consiste nella piena configurazione a Cristo, perciò, in rapporto all’amore sponsale, gli amanti devono imitare l’Amore intensissimo che nostro Signore ha avuto per il Suo popolo, nonostante i tradimenti e le offese, perché l’amore «Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13,7).
L’immagine paolina del matrimonio, associata al “grande mistero” di Cristo e della Chiesa, avvicina la dimensione redentrice dell’amore alla dimensione nuziale. In un certo senso, unisce queste due dimensioni in una sola. Cristo è diventato lo Sposo della Chiesa, ha sposato la Chiesa come sua Sposa, perché «ha dato se stesso per lei» (Ef 5,25). Attraverso il matrimonio come Sacramento, queste due dimensioni dell’amore, quella nuziale e quella redentiva, insieme con la Grazia sacramentale, penetrano la vita degli sposi.
L’immagine dell’amore sponsale è una delle chiavi fondamentali per comprendere il rapporto tra Dio e il Suo popolo. Questo si manifesta chiaramente in tutto l’Antico Testamento. In effetti, l’immagine veterotestamentaria del “Dio-Sposo” indica la caratteristica dell’amore coniugale: la fedeltà a un’alleanza speciale ed esclusiva tra un uomo e una donna, per amore, chiamati a donare, in comunione, la loro vita e, con questa unità, a dare la vita al mondo per quello stesso amore.
L’amore di Cristo è un amore indissolubile, fedele, totale, senza misura, fecondo ed eterno. Al potere della morte, i cui frutti sono l’infedeltà, l’odio, il risentimento, si contrappone l’amore redentivo, che tutto dà e nulla chiede in cambio. Tale è infatti l’Amore di Dio per l’uomo, tele deve essere l’amore che unisce nel vincolo matrimoniale gli sposi cristiani.
I coniugi devono imparare da Cristo Crocifisso ad amarsi reciprocamente. I coniugi si inginocchino davanti al Crocifisso e si chiedano se si sono amati abbastanza, se hanno sopportato abbastanza, se si sono donati abbastanza e se si sono perdonati abbastanza.
Nell’esortazione apostolica Sacramentum Caritatis, del santo padre Benedetto XVI, al n°27 così leggiamo: «Tutta la vita cristiana porta il segno dell’Amore Sponsale di Cristo e della Chiesa. Già il Battesimo, che introduce nel Popolo di Dio, è un mistero nuziale: è per così dire il lavacro delle nozze che precede il banchetto delle nozze, l’Eucaristia. Essa corrobora in modo inesauribile l’unità e l’amore indissolubili di ogni matrimonio cristiano. In esso, in forza del Sacramento, il vincolo coniugale è intrinsecamente connesso all’unità eucaristica tra Cristo Sposo e la Chiesa Sposa».
La morte e la risurrezione di Gesù ci hanno dato l’opportunità di essere salvati e di avere accesso a tutte le benedizioni del Cielo come figli di Dio, ma per ottenere questi benefici dobbiamo necessariamente abbandonarci tra le braccia di Gesù, riconoscendolo quale nostro Signore e Salvatore. Nel matrimonio è necessario morire ai nostri desideri e alle nostre passioni e risorgere a una vita nuova in Cristo, iniziando a pensare, amare, vivere, decidere come pensa, ama, vive, decide e vuole Dio, nostro Padre e Creatore.
Dio comanda agli uomini di amare le loro mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per Lei, fino alla morte e alla morte di Croce. Allo stesso modo, l’uomo è esortato ad amare la moglie, a servirla, a sostenerla, a prendersi cura di lei per effondere su di essa la sorgente di vita della Parola di Dio e trasformarla in una donna capace di testimoniare la presenza dell’Amore di Dio nella sua vita. Dio comanda anche alle donne di superare la loro tendenza a mancare di rispetto al marito, di cercare di governarlo e di fargli fare quello che vogliono. In una parola Gesù chiede sia ai mariti che alle mogli di morire a tutti quegli atteggiamenti che poco o nulla hanno a che fare con il Vero Amore, il cui modello è il Suo Amore per noi, un Amore Crocifisso e Risorto per la nostra Salvezza; non soltanto per la nostra ma per quella del mondo intero.
Gesù ha sposato noi, la Sua Chiesa, e questo matrimonio raggiungerà la sua pienezza in Cielo, dove saremo tutti una cosa sola con Lui. Pertanto, se vogliamo comprendere il significato del Sacramento del matrimonio in tutta la sua profondità, dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sul rapporto di Cristo con la Chiesa. Il matrimonio, quindi, non è più dominato, come nell’Antico Testamento, dal dovere religioso di assicurare la prole, ma dalla costituzione di una comunità di vita e di amore nella fedeltà reciproca, che ha come fondamento e modello quello di Cristo con la Chiesa.
In tal modo, il matrimonio si presenta come luogo di Grazia e di Salvezza, che, inserito nella nuova dinamica del Regno, diventa lo spazio in cui la coppia è chiamata a vivere l’amore, secondo le esigenze del Vangelo stesso. La motivazione più profonda consiste nella fedeltà di Dio alla Sua Alleanza, di Cristo alla sua Chiesa. Mediante il Sacramento del matrimonio, i coniugi sono abilitati a rappresentare e testimoniare questa fedeltà.
Gli impegni che derivano dal matrimonio e la qualità dell’amore che da esso emerge sono tali che Dio, attraverso il Sacramento, produce come fonte la Grazia, affinché i coniugi abbiano tutte le risorse necessarie per essere felici e realizzare il Progetto di Dio nella loro vita. Tale Grazia Sacramentale li aiuta costantemente a lottare contro la grande tentazione dell’infedeltà, abilitandoli così all’educazione dei figli, che sono essenzialmente importanti in quanto chiamati a formare uomini veramente buoni per la Chiesa e per la società.
Dobbiamo e possiamo infine riconoscere che, sebbene i cristiani non abbiano inventato il matrimonio e l’amore, noi lo comprendiamo in un modo nuovo, in quanto immerso nell’Amore di Dio, che non intende negare nulla della ricchezza umana. La dignità che Gesù conferisce al Sacramento del matrimonio è talmente alta da identificarlo nei termini del rapporto degli sposi con la propria Persona e con la Chiesa.
Gli sposi cristiani sanno che il loro amore non è altro che l’Amore di Cristo che ha portato frutto nei loro cuori. Sanno anche che non solo sono sposati tra loro, ma che l’alleanza matrimoniale li lega intimamente a Dio e quindi Cristo non è una terza persona, ma la fonte dell’Amore che li unisce e li conduce alla santa azione dello Spirito Santo.
Nella misura in cui lo Spirito Santo ci rivela questo amore di Cristo per la Sua Chiesa, e noi lo contrapponiamo ai modelli totalmente distorti che il mondo vuole imporci, oggi, per i nostri matrimoni, o anche all’amore più sincero possibile che ogni uomo avrebbe potuto manifestare, limitatamente alla capacità umana di amare, possiamo vedere quanto siamo carenti ad amare il nostro coniuge nel modo in cui Cristo ha amato la Sua Chiesa.
Ogni credente, però, deve sapere ed essere certo di aver ricevuto da Dio, nel Suo Spirito, la Vita vittoriosa di Cristo, quella stessa vita che ha la capacità di amare come Cristo ama la Sua Chiesa, e che allo stesso tempo, in noi, adesso, ci permette anche di essere in grado di esprimere quell’amore all’interno della relazione matrimoniale. Ecco che, per giungere a manifestare lo stesso Amore di Cristo per la Sua Chiesa, ci è richiesto, anche e soprattutto, la formazione del carattere di Cristo nella nostra anima, quel carattere di Cristo checorrisponde alla Sua Santità, Misericordia, Benevolenza, Umiltà, Mitezza, Pazienza e Mansuetudine (cfr Col 3,12) di cui dobbiamo rivestirci.
«Per usare un tono leggero, possiamo dire che l’amore umano nella nostra epoca è visto nel modo più svariato: c’è l’amore ridotto a solo sesso e quello a sole emozioni, c’è quello che dura nove settimane e mezzo e quello fatto di 50 sfumature di grigio, c’è l’amore “tradizionale” e ci sono le forme – cosiddette – “innovative”, “fluide” e “allargate”. È bene, da parte nostra, che valutiamo questi e tutti gli altri modelli di amore, che la cultura attuale ci propone, alla luce del modello di amore che Dio ci ha fatto conoscere fin dalle prime pagine della Bibbia. Di fatto la Bibbia è una lunga storia d’Amore, che comincia con Adamo ed Eva nel libro della Genesi e finisce nell’Apocalisse con le nozze dell’Agnello, cioè del Cristo che ha dato la vita per noi, con la Chiesa. Il libro della Genesi ci ricorda che la relazione uomo-donna fa parte del Progetto originale di Dio, è lo strumento attraverso il quale l’uomo e la donna superano quella solitudine esistenziale che rende la vita invivibile. All’uomo e alla donna non bastano le cose, non basta il lavoro, non basta il creato, non bastano il cane e il gatto: fin dall’origine si ricercano, si incontrano, si uniscono per dare corpo ad una nuova realtà, ad un nuovo soggetto (due in una carne sola), che a sua volta diventa immagine dell’Amore di Dio per l’umanità, di Cristo per la Chiesa. Il rapporto uomo-donna è chiamato inoltre a rimanere in ascolto di Dio per poter crescere nell’amore anziché nella lotta e nella rivalità (ciò che accadrà subito dopo il peccato originale). Questo progetto originale di Dio sull’uomo e sulla donna viene ribadito, chiarito e potenziato da Gesù stesso nel Vangelo: «È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?» (Mc 10,2). Ai farisei non interessa l’approfondimento ma mettere alla prova Gesù. A Gesù interessa invece che noi comprendiamo il significato Divino dell’amore umano. Per questo riafferma che il matrimonio non è un’invenzione umana ma una “creatura” di Dio, è un qualcosa che Dio crea nel momento stesso in cui Dio crea l’uomo come uomo e donna. Di conseguenza, se questa nuova realtà è opera di Dio l’uomo non la può scindere: «Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (Mc 10,9). Ecco perché la liturgia ci invita non tanto a giudicare le situazioni di fragilità, ma a pregare perché siano superate: «O Dio, che hai creato l’uomo e la donna perché i due siano una carne sola, dona loro un cuore sempre fedele, perché nella santità dell’amore nulla separi quello che tu stesso hai unito» (colletta). Non solo per accogliere il Regno di Dio occorre la fiducia di un bambino, ma anche per credere nella realtà e nella indissolubilità dell’amore».
«Un re si innamorò follemente di una povera ma attraente popolana e ordinò che la portassero nel palazzo reale. Era seriamente intenzionato a sposarla e a farne la regina. Ma, in modo misterioso, la giovane si ammalò gravemente il giorno stesso in cui mise piede nel palazzo reale. Peggiorò rapidamente. Furono chiamati i più celebri medici e guaritori del regno. Non riuscirono a far niente. La povera ragazza si dibatteva ormai tra la morte e la vita. Disperato, il re offrì la metà del suo regno a chi fosse stato capace di curarla, ma nessuno si fece avanti. Si presentò soltanto un vecchio saggio che chiese il permesso di parlare da solo con la ragazza. Dopo il colloquio fu ricevuto dal re che si tormentava nell’attesa.
«Maestà – disse il saggio – ho il rimedio infallibile per la vostra promessa sposa. É un rimedio molto doloroso non per la ragazza, ma per vostra maestà». «Dimmi qual è! -gridò il re – sarà applicato, costi quel che costi!». Il saggio fissò gli occhi del re e disse: «La ragazza è innamorata di uno dei vostri soldati. Datele il permesso di sposarlo e guarirà immediatamente». Il re rimase silenzioso. Amava troppo la ragazza per lasciarla morire. Acconsentì alle nozze tra la ragazza e il soldato.
La ragazza naturalmente guarì. Il re però divenne ogni giorno più triste, cominciò a deperire e si aggravò fino ad essere in punto di morte. Fu chiamato il saggio che aveva guarito la ragazza. L’anziano venne al capezzale del re, ma poi scosse tristemente il capo e mormorò: «Povero re! Non c’è rimedio per lui. Perché nessuno lo ama come lui ama».
Per questo Dio sulla terra ha dovuto morire. Nessuno lo ama come Lui ama».
Padre Santo, Tu che hai formato l’uomo a Tua immagine e somiglianza: maschio e femmina li hai creati, perché l’uomo e la donna, uniti nel corpo e nello spirito, fossero collaboratori della Tua creazione, stendi la Tua mano sugli sposi cristiani; fa che nel vincolo da Te consacrato condividano i doni del Tuo Amore, l’Amore con cui Tu hai amato e ami la Chiesa, donando Te stesso sulla Croce nel Tuo Figlio Unigenito, Gesù Cristo, per renderci tutti partecipi, insieme a Te, al convito nuziale nella gioia dei Santi.
«Beato l’uomo che teme il Signore
(Sal 128)
e cammina nelle sue vie.
Vivrai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d’ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
Così sarà benedetto l’uomo
che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion!
Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita.
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli.
Pace su Israele!».