È bastato un “Fiat” per cambiare la storia e per concretizzare il piano di Salvezza dell’umanità. La narrazione evangelica di Luca, nella sua sobria immediatezza, sottrae enfasi e aggiunge potenza all’inaudito che decide l’umanità di Dio destinata all’irrevocabile riscatto del peccato.
L’arcangelo Gabriele mandato dallo Spirito Santo annuncia l’impossibile, come accade per il Precursore, Giovanni il Battista, che è donato alla sterilità di Elisabetta. Proprio nell’impossibilità dell’evento la storia dell’arte ha tratto la sua ispirazione.
La scena dell’Annunciazione è un tema di speciale affezione per la tradizione iconografica. L’artista, il suo meglio, lo dà come spirito sensibile alla potenza dell’immaginazione che ricrea l’attimo in cui tutto ha avuto inizio.
La più antica immagine di Annunciazione è affrescata sulla volta di un cubicolo della catacomba di Priscilla in Roma ed è databile alla prima metà del III secolo. Maria indossa tunica e pallio secondo la moda romana; essa ascolta, seduta su uno scranno, un uomo che le sta davanti, sulla destra, vestito con una tunica dalle ampie maniche e raffigurato senza ali in quanto la prima iconografia cristiana distingueva gli angeli cristiani dalle “vittorie alate” pagane.
A partire dal IV e V secolo, il senso epifanico dell’Annunciazione è spesso sottolineato dalla presenza di una tenda, come motivo non solo decorativo ma anche iconografico, di rivelazione. L’emblema si ripeterà nel corso dei secoli, ma la particolarità delle prima rappresentazioni è la mancanza di emotività dove i gesti hanno una forte valenza simbolica, come, ad esempio, la posizione della mano di Maria portata al mento, in segno di riflessione, oppure ricorrente è Il sedile della Vergine che assume le sembianze di un trono, sottolineando la regalità.
L’emotività e il timore di Maria diventano protagonisti timidamente nel medioevo poi con un certo vigore l’intero schema iconografico inizierà a ripetersi fino all’arte contemporanea. In altre parole si tratta di una circolarità virtuosa: La stanza, il luogo chiuso dell’Annunciazione simbolo del grembo dell’incarnazione, che si lascia commutare nel più aperto e ampio ingresso-giardino della casa della nuova creazione e della generazione del Figlio. Il letto stesso, con il suo evidente simbolismo nuziale, che a volte c’è e non c’è allo stesso tempo.
In epoca più moderna si è giunti a rappresentazioni anche più complesse: per Dante Gabriele Rossetti, rifacendosi al racconto apocrifo secondo cui la Vergine fu salutata da un angelo invisibile, Maria è un’adolescente impaurita dall’apparizione luminosa di un angelo che non è raffigurato direttamente sulla tela.