“O Dio sapientissimo, Dio santissimo, che ci avete insegnato per bocca del vostro arcangelo Raffaele che l’orazione accompagnata dal digiuno e dall’elemosina è un sacrificio molto gradito alla vostra divina maestà e ci avete dichiarato di vostra propria bocca che vi è una specie di demoni che non si vince se non con l’orazione e con il digiuno, siate benedetto di aver ispirato alla vostra Chiesa di consacrare al digiuno e alla preghiera tre giorni in ogni stagione dell’anno.”1
La giornata odierna, nella liturgia secondo il rito straordinario, è feria sexta Quattuor Temporum Pentecostes, ossia venerdì delle quattro tempora di Pentecoste. È un momento particolare durante l’anno, e non è il solo, bensì costituisce, insieme ad altri giorni della medesima settimana, un momento liturgico che ha radici antichissime in seno alla Chiesa Cattolica. Le radici bibliche delle Quattro Tempora risalgono all’Antico Testamento. Il Libro di Zaccaria2 descrive un’antica pratica ebraica di digiuno quattro volte all’anno. I cristiani hanno adattato questa tradizione in ciò che è stato chiamato in latino Quattuor Tempora, ossia Quattro Tempora.
Le origini delle Quattro Tempora sono inizialmente germogliate come celebrazioni proprie nella città di Roma, investite di un solenne carattere campestre, strettamente connesse all’avvio delle quattro stagioni dell’anno. Il Liber Pontificalis3 attribuisce l’istituzione di queste al pontefice San Callisto I. Poi, il papa San Leone Magno ci ha tramandato venticinque omelie sulle Tempora, allora semplicemente chiamate ieiunium mensis, digiuno dei mesi. Tale celebrazione, nella prima metà del V secolo, era già una consolidata usanza. Papa san Gelasio I, nel suo zelo, determinò che le ordinazioni dei sacerdoti e dei diaconi fossero celebrate nelle solenni veglie dei sabati delle Quattro Tempora. Nel calendario liturgico della Forma Straordinaria del Rito Romano, le Quattro Tempora costituiscono quattro distinti intervalli di tre giorni consecutivi, il mercoledì, il venerdì e il sabato, all’interno della stessa settimana, distribuiti approssimativamente in modo equidistante lungo il ciclo dell’anno. La scelta del mercoledì e del venerdì non fu una novità; si trattava dei giorni antichi di stazione e di digiuno. Questi momenti sono consacrati al digiuno e alla preghiera. Le quattro tempora si collocano così:
- nella III settimana di Avvento (inverno);
- nella I settimana di Quaresima (primavera);
- nella settimana dopo la Pentecoste (estate);
- nella III settimana di settembre (autunno).
Per ricordare meglio i momenti dell’anno in cui cadono le quattro tempora, si usava, secondo tradizione, questa frase latina: post Lucem, post Crucem, post Cineres, post Ignes; ossia il mercoledì, il venerdì e il sabato della stessa settimana, successiva alla festa di Santa Lucia (13 dicembre), alla festa dell’Esaltazione della Santa Croce (14 settembre), al Mercoledì delle Ceneri e alla Pentecoste. La Santa Chiesa Cattolica prescrive il digiuno per tutti i giorni delle Quattro Tempora e l’astinenza dalle carni per ogni venerdì, invitando i fedeli ad avvicinarsi al sacramento della Confessione. La preghiera, il digiuno e l’elemosina costituiscono i principali esercizi di questo tempo di penitenza. Pertanto, preghiera e digiuno sono i due temi centrali delle formule liturgiche delle Quattro Tempora. A questi si aggiungono altri temi che variano a seconda del momento specifico dell’anno liturgico.
Le Quattro Tempora, dunque, assumevano un inconfondibile carattere penitenziale e si inserivano nell’anno liturgico come delle piccole quaresime. Il primo scopo del digiuno delle Quattro Tempora era offrire a Dio, mediante preghiere e digiuni, i primi frutti di ogni stagione e così ottenere la benevolenza celeste, in particolare per i frutti della terra. Il secondo scopo era quello di implorare da Dio ministri secondo la Sua volontà, poiché, come accennato, in questi periodi si celebravano gli ordini sacri. Questi momenti possono ancora essere vissuti da chi ha il desiderio di dedicarsi al digiuno e alla preghiera più intensamente, e riconciliarsi con Dio attraverso il sacramento della Confessione; accostandosi poi, in grazia di Dio, al sacramento della Santa Eucarestia. La seguente preghiera è propria di questi giorni delle quattro tempora e racchiude in sé tutto il carattere proprio della liturgia di questi particolari giorni.
“O Dio sapientissimo, Dio santissimo, che ci avete insegnato per bocca del vostro arcangelo Raffaele che l’orazione accompagnata dal digiuno e dall’elemosina è un sacrificio molto gradito alla vostra divina maestà e ci avete dichiarato di vostra propria bocca che vi è una specie di demoni che non si vince se non con l’orazione e con il digiuno, siate benedetto di aver ispirato alla vostra Chiesa di consacrare al digiuno e alla preghiera tre giorni in ogni stagione dell’anno. Degnatevi perciò di accettare a gloria vostra, ad esaltazione della vostra Chiesa e per la santificazione delle nostre anime il sacrificio del nostro spirito per mezzo della preghiera, e il sacrificio del nostro corpo per mezzo del digiuno che vi offriamo in queste tempora. Accettatelo, Signore, in ringraziamento di tanti benefici che abbiamo da voi ricevuto e dei quali ci riconosciamo meritevoli. Accettatelo in penitenza delle nostre colpe passate, delle quali vi chiediamo umilmente perdono. Con questo santo digiuno che indebolisce la carne, indebolite, vi prego, gli sforzi del demonio contro di noi e fortificateci nel vostro santo servizio. Elevateci e uniteci tutti inseparabilmente a voi per mezzo della preghiera, moltiplicando sopra di noi le vostre grazie e le vostre benedizioni. E poiché spetta principalmente ai vostri ministri l’ottenerci queste benedizioni, dateci, per vostra bontà, uomini secondo il vostro cuore, che si applichino unicamente a conoscere e ad adempiere la vostra santa volontà”.
Note
- Antica preghiera presentata alla devozione dei fedeli in occasione delle quattro tempora;
- Zaccaria 8,18-19: “Mi fu ancora rivolta questa parola del Signore degli eserciti: «Così dice il Signore degli eserciti: Il digiuno del quarto, quinto, settimo e decimo mese si cambierà per la casa di Giuda in gioia, in giubilo e in giorni di festa, purché amiate la verità e la pace».”
- Il Liber Pontificalis è una memoria ufficiale dei vescovi di Roma. Consiste in una raccolta di biografie dei pontefici, presentate in serie cronologica a partire da San Pietro, e compilate in vari tempi e da vari autori.