La Messa
Vista l’importanza dei paramenti all’interno della Chiesa Cattolica è necessario comprendere la loro suddivisione all’interno della Liturgia, in particolare durante la celebrazione della Santa Messa. Parliamo quindi dei vari paramenti liturgici durante la Messa nel rito romano per la forma ordinaria:
Si parte, nel caso del sacerdote, dall’abito talare per proseguire con i paramenti, le cotte, i camici e tutto ciò che serve a sacerdoti, diaconi e tutti gli altri ministri durante ogni celebrazione.
La Santa Messa è un rito mediante il quale viene consolidato un rapporto che ogni cristiano ha prendendo parte ha stretto contatto con Dio e Gesù Eucarestia. In tale ambito, i segni assumono un’elevata rilevanza e fanno in modo che ciascun personaggio possa maggiormente facilmente identificarsi secondo l’ordine e il grado.
L’amitto
In primis viene indossato l’Amitto: un panno rettangolare o quadrato, che si fissa intorno al collo e alla vita con nastri di tessuto. Solitamente è fatto di lino ed è sempre bianco, dovendo essere indossato sotto l’abito del sacerdote. Viene appoggiato sulle spalle e legato in vita e il suo compito è quello di “nascondere” gli abiti sottostanti che possono spuntare dal girocollo del camice. Mentre lo indossa il sacerdote è bene che reciti:
Impone, Domine, capiti meo galeam salutis, ad expugnandos diabolicos incursus.
(Imponi, Signore, sul mio capo l’elmo della salvezza, per sconfiggere gli assalti diabolici).
L’alba
Sopra l’amitto viene indossata una veste che è comune a tutti quelli che (nel rito romano) salgono sull’altare durante la Santa Messa ed ogni altra celebrazione: il camice o “alba”. Viene fissato ai fianchi con il cingolo e richiama simbolicamente il battesimo, nel quale ogni cristiano riceve la veste bianca simbolo della purezza che lo riveste di Christo. Nell’indossare il camice il sacerdote è bene che reciti:
Dealba me, Domine, et munda cor meum; ut, in sanguine Agni dealbatus, gaudiis perfruar sempiternis.
(Purificami, Signore, e monda il mio cuore, perché purificato nel Sangue dell’Agnello, io goda degli eterni gaudi).
Il solo camice con amitto e cingolo, dopo la riforma del Concilio Vaticano II, è proprio di: ministranti, lettori e cantori. Nel caso dei ministranti (nel rito romano) va a sostituire l’abito talare con la cotta.
Il cingolo
Sopra il camice viene quindi indossato il cingolo, il suo compito è quello di fermare il camice evitando che intralci chi lo indossa durante gli spostamenti mentre simboleggia la virtù del dominio di sé. Mentre lo indossa il sacerdote bene che reciti citando San Paolo:
Praecinge me, Domine, cingulo puritatis, et exstingue in lumbis meis humorem libidinis; ut maneat in me virtus continentiae et castitatis.
(Cingimi, Signore, con il cingolo della purezza e prosciuga nel mio corpo la linfa della dissolutezza, affinché rimanga in me la virtù della continenza e della castità).
La stola
Al di sopra del camice, diaconi e presbiteri, indossano la Stola. Questo paramento liturgico gli contraddistingue più di ogni altro e non può mai essere omesso in nessuna occasione, il suo colore varia a seconda del tempo liturgico.
Simboleggia l’innocenza necessaria per compiere il servizio sacerdotale e l’abito di gloria con cui sarà rivestito il servo buono e fedele dal Signore come ricompensa per i suoi meriti. Evoca quindi l’abito della festa che il Padre ha messo al figliol prodigo quando è tornato a casa vergognandosi di ciò che aveva fatto. Solo Dio può concedere questo abito e rendere degni di presiedere la sua tavola, di stare al suo servizio.
Nel caso dei diaconi, la stola va incrociata dalla spalla sinistra sul davanti al lato destro della vita dietro; è sempre stretta con il cingolo sopra l’alba e sotto la dalmatica. Nel caso dei sacerdoti invece, dopo la riforma liturgica del Vaticano II, si è tornati all’uso originale di portare la stola sotto la casula con i due lati che pendono dal collo in modo perpendicolare e parallelo. Fino ad allora e dall’alto Medioevo si portava incrociata o a forma di X, sempre sotto la casula o sotto la pianeta.
Una decorazione necessaria per tutte le stole è quella della croce in mezzo alla stola stessa (all’altezza del collo), che il ministro ordinato bacia prima di indossarla e che prima viene baciata dal ministrante che gliela porge.
Nell’indossare la stola il sacerdote è bene che reciti:
Redde mihi, Domine, stolam immortalitatis, quam perdidi in praevaricatione primi parentis; et, quamvis indignus accedo ad tuum sacrum mysterium, merear tamen gaudium sempiternum.
(Restituiscimi, o Signore, la stola dell’immortalità, che persi a causa del peccato del primo padre; e per quanto accedo indegno al tuo sacro mistero, che io raggiunga ugualmente la gioia senza fine).
La dalmatica e la casula
Sopra la stola i diaconi indossano la dalmatica, è uno dei paramenti sacri più antichi e richiama alle vesti degli antichi romani. Questo paramento viene indossato dai diaconi in tutte le celebrazioni variando a seconda dei colori liturgici e viene indossato anche dai vescovi sotto la casula o sotto la pianeta, in questo caso può essere omessa.
Sopra la stola i sacerdoti così come i vescovi indossano la casula o la pianeta. Varia a seconda dei colori liturgici ed è propria del celebrante e dei concelebranti. La casula è vista come il “giogo di Cristo” e ricorda al sacerdote che è un alter Christus nel sacrificio della Messa, e di “rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (Efesini 4, 24).
Oltre a questo, simboleggia la tunica senza cuciture indossata da Cristo quando venne portato alla crocifissione. Ciò accentua ulteriormente il legame tra il sacerdote con la Messa e il sacrificio di Gesù sulla croce. Nell’indossare la casula o la pianeta il sacerdote è bene che reciti riprendendo le parole di Gesù:
Domine, qui dixisti: Iugum meum suave est, et onus meum leve: fac, ut istud portare sic valeam, quod consequar tuam gratiam. Amen.
(O Signore, che hai detto: Il mio gioco è soave e il mio carico è leggero: fa’ che io possa portare questa veste in modo da conseguire la tua grazia. Amen).